Nel panorama della cronaca nera italiana di certo non mancano i casi irrisolti o che hanno sollevato intorno a loro un oceano di polemiche. Lo vediamo tutti i giorni, tra programmi televisivi e ricorsi in appello: nonostante il sistema giudiziario italiano sia garantista di definitivo sembra esserci ben poco. Uno dei casi che hanno scosso lo Stato negli ultimi decenni è sicuramente quello che riguarda la scomparsa – e il successivo, tragico ritrovamento – di Yara Gambirasio, nel 2010. E, a distanza di 14 anni, Netflix fa arrivare nel suo catalogo – a partire dal 16 luglio – Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio, di cui Kaleidoverse vi parla in anteprima in questa recensione.
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio è una miniserie diretta da Gianluca Neri (SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano) e scritta da Carlo G. Gabardini (L’ombra di Caravaggio) che ricostruisce, fin da principio, l’iter investigativo e processuale di un caso che, almeno attualmente, si è concluso proprio quest’anno. A contribuire alla realizzazione della docu-serie una folta schiera di giornalisti che hanno seguito a loro tempo la vicenda, pronti a mettere in evidenza luci e ombre di questa storia, insieme ad altri volti che hanno affrontato il caso personalmente.
Il caso Yara: di cosa parla
La serie ripercorre la breve vita di Yara Gambirasio, tredicenne bergamasca scomparsa nel 2010, e segue lo svolgersi delle indagini che hanno poi portato al ritrovamento del suo corpo e, dopo qualche anno, all’arresto di Massimo Bossetti, processato e condannato per il suo omicidio all’ergastolo. Gli episodi spaziano gli anni in cui si è sviluppata la storia, andando a ripercorrere le idee degli inquirenti, della stampa e delle persone coinvolte in prima persona.
In particolare la docu-serie diventa un mezzo-verità, enunciando entrambe le campane della situazione e rimarcando in conclusione tutta una serie di incongruenze e di fallacie che avrebbero potuto – o dovuto, a seconda dei punti di vista – far prendere alle indagini un sentiero completamente diverso. Ma Il caso Yara non è solo un resoconto dettagliato di un caso ormai concluso: è anche la prova – non la prima – dell’influenza che i media hanno nel raccontare al pubblico i casi di cronaca nera.
Dall’archivio al presente
Il caso Yara è una docu-serie true crime ben fatta: il regista ha saputo inserire all’interno dei 5 episodi il materiale di repertorio e quello presente negli atti distribuendolo con equilibrio accanto alle interviste realizzate proprio in occasione della realizzazione della serie e che vanno a riprendere non solo Bossetti e sua moglie Marita Comi ma molti giornalisti che si sono occupati più o meno diffusamente di seguire la vicenda sui giornali o in televisione, e che riescono a offrire un punto di vista ulteriore sul modo in cui il grande pubblico ha recepito il caso.
Per quanto riguarda invece i contenuti della serie abbiamo in primis la ricostruzione della storia giudiziaria, farcita di materiale messo agli atti, e poi tutto quello che c’è stato intorno: i programmi televisivi che hanno seguito la vicenda fin nei minimi dettagli, i giornalisti che si sono trasformati in ulteriori elementi di disagio e di stress sia per gli inquirenti che per la famiglia Gambirasio – e per la famiglia Bossetti. Il tutto è stato riordinato e riallineato, dando come risultato un ritratto molto fedele e veritiero di quello che è successo.
L’ennesimo mostro mediatico?
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio racchiude al suo interno sicuramente più di un messaggio. Il primo, quello che emerge prima, riguarda l’accanimento mediatico operato nel corso delle indagini e del processo. Non è sicuramente la prima volta che i giornalisti esercitano una notevole pressione sulle persone coinvolte in casi giudiziari particolarmente misteriosi e delicati, e se a volte si sono rivelati risolutivi e un vero e proprio prolungamento degli inquirenti In senso positivo, la verità è che purtroppo molto spesso l’impatto generale sulle persone coinvolte e sull’indagine in sé è negativo.
In questo la docu-serie è piuttosto chiara: il materiale di repertorio racconta senza bisogno di ulteriori conferme la pressione esercitata sia sulla famiglia della ragazzina scomparsa che su quella della persona accusata in seguito del suo omicidio, arrivando a toccare con una morbosità tipica della stampa che si occupa di cronaca nera, anche per quanto riguarda aspetti della vita del colpevole assolutamente privi di alcuna rilevanza rispetto all’indagine in corso.
Uno spostamento di prospettiva
Questo accanimento ha sollevato la lente d’ingrandimento dal soggetto dell’indagine, la vittima, che nella maggior parte dei casi passa in secondo piano, sostituita dal carnefice che attira su di sé l’attenzione e lo sguardo delle persone, che gli si attaccano dando il via a uno spiccato sensazionalismo e ad una profonda morbosità. Una morbosità che, anche se denunciata da alcuni membri della stampa, ha comunque trovato posto anche in casi particolarmente sensibili e spinosi successivi a quello oggetto della serie.
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio ha quindi come obiettivo sia quello di raccontare senza tralasciare niente quello che è davvero successo alla ragazza includendo, forse per la prima volta, anche piste in seguito abbandonate, teorie sensate ma non confutate completamente che esplorano percorsi alternativi a quello intrapreso poi dalle forze dell’ordine e che hanno portato all’arresto e alla condanna di Massimo Bossetti che trovano, secondo chi scrive, posto proprio per via dell’oscurità che ancora oggi aleggia intorno alla storia.
Un’indagine, un processo, una condanna
Un altro elemento che sicuramente contribuisce a suscitare interesse agli occhi dello spettatore è la partecipazione in prima persona di Massimo Bossetti, attualmente in carcere, e della moglie Marita Comi. I coniugi raccontano nel corso degli episodi la loro versione della storia, interessante non solo perché offre un altro punto di vista, ma anche perché evidenzia tutta una serie di inciampi investigativi che – ahimè – non sono nuovi alle cronache.
L’obiettivo della loro partecipazione attiva alla serie non è solo quello di scuotere le coscienze e far riflettere sullo svolgimento della vicenda, ma anche quello di ribadire l’ingiustizia mediatica da loro subita. Accanto al lavoro investigativo, infatti, abbiamo assistito anche a un vero e proprio processo alle intenzioni che ha stravolto le vite dell’intera famiglia Bossetti-Comi, esponendo agli occhi quasi famelici dei rotocalchi aspetti del tutto irrilevanti che hanno contribuito a condannare l’uomo prima ancora che venisse pronunciato il verdetto in aula.
Le nostre conclusioni su Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio è una docu-serie che ricostruisce gli eventi che hanno seguito e caratterizzato la scomparsa della giovane Yara Gambirasio nel 2010 e hanno portato all’arresto e alla condanna di Massimo Bossetti. La serie ricostruisce, sfruttando materiale di repertorio, materiale giudiziario messo agli atti e interviste una vicenda che, come i più grandi casi giudiziari italiani, si caratterizza tanto per l’ampiezza delle indagini che per la loro torbidezza e getta una luce su un caso che, anche se apparentemente remoto nel panorama criminoso italiano, non si è ancora completamente concluso.
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