Bentornati cari lettori, rieccoci per un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata al fantastico mondo dei Boys Love. Oggi vi parlerò di un progetto differente da tutti quelli affrontati finora, la cui tematica principale risulta essere pertinente con la nostra realtà attuale. Il titolo in questione è il manga di Rihito Takarai: Ten Count. Il fumetto viene lanciato sulla rivista Dear+ nel luglio 2013, per giungere alla sua conclusione il 14 novembre 2017 con il sesto volume. In Italia è la casa editrice J-pop a curarne la pubblicazione.
Come preannunciato, il contenuto dell’opera è molto vicino alla nostra quotidianità. Infatti in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, non poche persone hanno iniziato ad accusare una progressiva paura nei confronti dei germi, arrivando ad assumere alle volte anche comportamenti estremi. Precisamente la trama ruota intorno una malattia: la misofobia (fobia dei microbi). Detto questo però è opportuno precisare che, nonostante il gravoso argomento, il fumetto non è una lettura pesante, anzi. Sensei Takarai riesce ad intrecciare sensualità e tragicità in modo eccelso.
Ten count, alla conquista della propria libertà
La narrazione parte con un monologo interiore che afferma: “Tutto ciò che esiste a questo mondo è sporco. Le ciabatte, le cornette del telefono, le maniglie delle porte…l’aria condivisa con le altre persone. Fatico a respirare ma questo non significa che morirò asfissiato, se non voglio toccare qualcosa mi basta non farlo”. Fin dalle prime battute appare quindi chiaro la solitudine e la sofferenza dilagante che prova il protagonista, presentatoci nella scena successiva. Shirotani Tadaomi è uomo di 31 anni caratterizzato da tratti delicati e accurati, ed è l’assistente personale del presidente di un’importante azienda. La vicenda incalza quando, a causa di un conducente distratto, il capo del giovane rischia di finire investito da un camion. A sventare l’incidente interviene un affascinante ragazzo.
La scena successiva riprende con i tre in ospedale ed è qui che osservando il comportamento del segretario, il salvatore, Kurose Riku, si rende conto che in Tadaomi c’è qualcosa che non va, riconoscendo nei suoi guanti trasparenti sporchi di sangue i tratti distintivi della misofobia e della conseguente rupofobia. Prima di congedarsi decide quindi di lasciargli un biglietto da visita suggerendogli di parlare della questione con uno specialista. Dapprima infastidito, Shirotani decide poi di recarsi sul luogo indicato sul cartoncino. All’esterno della struttura, il fato vuole che i due si rincontrino. Apprendiamo così che il lavoro di Riku è lo psicoterapeuta, e volendo aiutare genuinamente il ragazzo gli propone una terapia d’urto alla fine della quale si potrà proclamare completamente guarito. Il trattamento consiste nello stilare, per poi effettuare, una lista di 10 azioni (ten count), che gli provocano disagio.
Il nemico più insidioso risiede al di là dello specchio
Quella decima posizione resta vacante quasi fino a fine narrazione e la motivazione si cela dietro la reale causa della patologia psicologica del protagonista. Ogni discorso e atteggiamento, che inizialmente pare insensato, acquisisce progressivamente un valore fondamentale che permette al lettore di immergersi per intero nell’anima dell’opera. La lotta interiore di Shirotani, il quale in seguito a un trauma infantile identifica se stesso come un essere disgustoso e “sporco”, si trasporta poi nel suo crescente rifiuto di tutto ciò che lo circonda, dagli oggetti alle persone, causandone un estremo stato di isolamento e insofferenza.
Ma la sostanziale peculiarità di Ten Count è il modo in cui la relazione fra Kurose e Tadaomi riesce a tirar fuori i loro peggiori mostri, attuando però processi mentali tali da portare a una graduale accettazione di se stessi. Spesso il nemico più insidioso risiede proprio al di là dello specchio, ragion per cui identificarlo e combatterlo risulta un’impresa ardua da intraprendere da soli. Invece, avere qualcuno al proprio fianco pronto a prenderci per mano e farci sentire amati, a prescindere dalle proprie debolezze, può essere uno stimolo in grado di far raggiungere qualsiasi obiettivo. “Quando sono con Kurose mi sembra essere di essere un pò più normale“.
L’ardente desiderio che contamina l’animo
Come si può ben supporre da tutto ciò che è stato detto finora, Shirotani, prima di incontrare Kurose, non era mai riuscito ad instaurare un legame profondo né di amicizia, tantomeno d’amore. Per lui infatti era impensabile anche il solo permettere a qualcuno di toccare le sue cose, figuriamoci di sfiorare la propria pelle. Ragion per cui in un primo momento non riesce a comprendere quei strani sentimenti che iniziano a sbocciare nel suo cuore, rifiutandoli e scappando da essi. Riku dall’altro canto comprende velocemente di provare attrazione per Tadaomi ma non vuole vanificare la fiducia concessagli a livello professionale.
Queste dinamiche delineano una continua contrapposizione fra i desideri e le paure dei personaggi. In Ten Count l’amore è paragonabile a un fiume in piena, la cui potenza non può essere circoscritta da nessun argine. Infatti via via tutti i limiti imposti dalla mente si sgretolano miseramente, consentendo finalmente ai due protagonisti di lasciarsi trasportare dall’emozione e dalla passione. Se in un primo momento Shirotani a ogni tocco si sente sempre più contaminato, l’ardente voglia di riuscire a lambire l’unica persona per lui importante è talmente forte da sovrastare ogni fobia dei microbi.
Ten Count, un BL psicologico e passionale
Il manga di Rihito Takarai è una piccola perla da leggere se si ha voglia di intraprendere un viaggio psicologico e passionale. La realtà descritta è assolutamente realistica e questo è un fattore chiave che lo contraddistingue. Le varie consapevolezze che processano i due ragazzi, sono dei bei spunti su cui riflettere. Mi sono sentita di portare questo progetto, al di la per la sua bellezza, ma anche per ciò che ormai da oltre due anni stiamo affrontando a causa del COVID.
Molte persone oggi si sentono schiacciate dal timore, giustissimo, verso un possibile contagio, il che però d’altra parte ha causato una repentina perdita della socializzazione. L’attenzione è necessaria, ma anche il non farsi sovrastare dalle fobie in modo da non perdere la propria stabilità mentale. E con questo, il nostro consueto appuntamento con la rubrica dedicata al mondo dei Boys Love, si conclude. Vi ricordiamo di restare collegati con noi tramite il sito Kaleidoverse e i canali YouTube e Telegram, per non perdervi tanti altri articoli interessanti.