A (quasi) tutti piace un buon horror, specialmente se quest’ultimo è condito con puzzle interessanti che riescono a stuzzicare la mente, proprio come viene proposto nella serie ReTurn di Red Ego Games, che oggi aggiunge alla sua collezione ReTurn 2: Runaway, sequel dell’omonimo titolo del 2020, che purtroppo non è all’altezza del suo predecessore. Il perché ve lo spieghiamo nella recensione.
Riprendiamo la storia
Il gioco fa da diretto sequel del precedente capitolo della serie, e introduce rapidamente agli eventi avvenuti in passato con una breve narrazione testuale e vocale che tuttavia non risultano davvero sufficienti per comprendere a pieno ciò che è accaduto ai protagonisti e del perché si trovano in quella situazione, al punto che ho dovuto guardare alcuni video gameplay per andare a capire rapidamente chi fossero alcuni personaggi cruciali della narrativa, come l’antagonista stesso della storia e la protagonista. In ReTurn 2 prenderemo nuovamente il controllo di Saki, una ragazza che durante un campeggio con alcuni suoi amici e il suo ragazzo, si ritrova intrappolata in un treno abbandonato. Dopo gli eventi del primo capitolo, solo Saki e il su fidanzato Sen sono sopravvissuti, e ora la ragazza dovrà trovare un modo per sfuggire del tutto a quell’incubo in cui è intrappolata.
Dopo una breve ricapitolazione, il gioco ci accoglie con una piacevole grafica in pixel art fatta di colori cupi e ambientazioni tetre che rendono l’atmosfera piacevolmente spettrale che può essere (seppur molto vagamente) reminescente di Corpse Party. ReTurn 2 per accompagnare la narrativa aggiunge un voice-acting che anche se molto grezzo e decisamente non fatto da professionisti del settore, aggiunge un tocco di profondità all’atmosfera, rendendo l’immersione più ricca e coinvolgente.
Enigmi e schivate
Parlando di gameplay, il titolo si presenta come un horror esplorativo con enigmi da risolvere per avanzare nella trama, in modo simile al primo capitolo della serie. Tuttavia, il sequel vuole aggiungere un po’ di azione unendo al mix la possibilità di schivare e nascondersi dagli assalitori che ci inseguiranno durante le nostre esplorazioni. Sia dagli enigmi, che dalle nuove meccaniche sono rimasto tristemente deluso: i puzzle che vengono proposti in questo capitolo sono estremamente semplici, al punto che talvolta sembrano essere stati lasciati a metà, o altre volte risultano in un semplicissimo “trova il codice numerico su un oggetto specifico” per essere risolti; altre volte, invece, risultano assolutamente incomprensibili, al punto che per andare avanti nella trama ho dovuto forzare un enigma con vari tentativi per superarlo. Non ci sono vie di mezzo.
Per quanto riguarda la nuova meccanica aggiunta, Il gioco talvolta ci metterà in condizione di dover sfuggire ad alcuni assalitori. Potremo nasconderci in determinati punti della mappa, facendo sì che l’assalitore ci lasci stare per qualche minuto. In caso fossimo messi all’angolo e senza via di fuga, potremo compiere una “rotolata” per sfuggire dalle grinfie del nostro persecutore e trovare un nascondiglio. Questa meccanica implementata non è esattamente coesiva con il core del gioco, e non ci saranno molte occasioni di utilizzo. Tuttavia per metterla sul ridere, questo fa del gioco un souls-like.
Le nostre conclusioni su ReTurn 2: Runaway
Il gioco cerca di portare a termine la narrazione inconclusa del primo capitolo, mandando avanti alcuni pezzi di trama non spiegati e chiudendo gli archi narrativi di alcuni personaggi cruciali. Tuttavia, nonostante l’impegno di Red Ego Games, la storia sembra ugualmente inconcludente se non si conoscono gli eventi del prequel, e quindi mettendo in difficoltà i giocatori che si addentrano alla storia con questo capitolo. Gli enigmi sono un 50/50 dove alcuni risultano divertenti e ben ideati, altri invece totalmente incomprensibili e fatti sul momento.
La nota alta del gioco sono sicuramente gli artwork dei personaggi e la pixel art di gioco che risulta tetra e spettrale, dando un senso di immersione nelle disavventure di Saki. Un prodotto non sicuramente piacevole, ma non all’altezza del suo predecessore. Seguiteci su Kaleidoverse per tante altre news, anteprime e recensioni e tenetevi sempre aggiornati con i nostri canali Telegram e Youtube per tutte le ultime notizie dal mondo del cinema, dei videogiochi e serie tv.
ReTurn 2: Runaway vuole chiudere alcuni nodi narrativi lasciati dal suo predecessore, aggiungendo qualche componente tecnica come voice acting e meccaniche di fuga per rendere più attivo il gameplay, tuttavia perdendo sulla via atmosfera, narrazione e enigmi che risultano pochi e in alcuni casi incomprensibili o lasciati a metà, perdendo quindi il core design del gioco. Un grande downgrade rispetto al titolo originale.