Sono usciti i due episodi conclusivi della seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori, ed è finita questa nuova edizione dello show più seguito su Prime Video, quindi è il momento di una nuova recensione di Kaleidoverse. LOL è stato un fenomeno virale come tanti su Internet, ma come pochi a livello d’impatto mediatico. La classica nausea, sintomo di una viralità troppo avanzata, ha colpito tutti, perfino chi ha terminato la scorsa visione con le lacrime agli occhi e perfino gli stessi attori, poiché di questo si parla, tormenta (o tormentoni) e recitazione. Niente di tutto ciò è definibile un male, tutt’altro, è il punto cardine del programma, e forse, ne siamo tutti troppo coscienti.
Alla conduzione rimane Fedez, accompagnato dall’ex concorrente Frank Matano, i quali hanno anche una nuova arma da utilizzare contro i malcapitati concorrenti: Lillo. Queste, le personalità di un cast mal assemblato: Virginia Raffaele, Corrado Guzzanti, Maccio Capatonda, Max Angioni, Diana del Bufalo, Maria di Biase, Gianmarco Pozzoli, Mago Forest, Tess Masazza e Alice Mangione. Nessuno spoiler, soltanto la solita disamina, e trattandosi di un prodotto comico che si alimenta di comicità, la soggettività del recensore sarà più marcata del solito. Cominciamo, c’è tanto da dire e paragonare.
Il primo impatto
Rispondiamo subito ad una domanda, perché “mal assemblato”? Semplice, non c’è equilibrio. Quasi tutti i personaggi sono caratteristi, per giunta la tipologia che ha convinto meno il pubblico durante l’edizione precedente, e la restante parte, cabarettisti provenienti tutti dalla stessa “scuola”, a parte Max Angioni. Le sei ore, racchiuse in sei puntate, diventano un agglomerato di personaggi che si incontrano con una vecchia guardia riluttante verso il proprio rinnovamento, a parte Max Angioni. Quest’ultimo è il nuovo Luca Ravenna: lo stand-up comedian che funziona da outsider rispetto al gruppo. Se questo ruolo, ormai quasi un anno fa, ha fatto parecchia fatica a convincere e ad entrare nel contesto, non si capisce il perché debba funzionare semplicemente cambiando l’addendo.
La convergenza tra personalità è vitale, se sono quasi tutte uguali, allora nessuno potrà paradossalmente incontrarsi in un ambiente del genere. Riprendendo e traslando leggermente un concetto espresso da Gigi Proietti all’interno dell’ultimo documentario di Edoardo Leo: la comicità è un “conflitto tra opposti”. Capite bene allora che c’è qualcosa che non va. La compresenza tra professionisti, tra più professionisti rispetto allo scorso anno, non è da considerare un punto in più: la comicità classica non è mai stato il core del programma, anzi, il target di riferimento era tutt’altro, qui invece sembrano dominare standard televisivi in un prodotto che deve rimanere figlio del web. E qui ci allacciamo a un tratto cruciale.
Un passo falso
La viralità difficilmente si crea intenzionalmente, è in continua mutazione, una variabile costituita da altre variabili, una ciliegia sulla torta messa dagli utenti secondo principi talvolta sconosciuti anche a loro, a noi, poiché ne siamo travolti. Non esiste alcuna formula sicura per il suo raggiungimento, ciò che si può fare è intuire, ipotizzare, ma decisamente non rincorrere.
LOL 2 non si ferma alla creazione di un bellissimo museo scenografico, il quale decora ed enfatizza ancor di più un comparto visivo già di per sé piacevolmente eccessivo, ma cerca di reiterare ciò che con questi presupposti è irraggiungibile. “Sei una brutta persona” non avrà mai la stessa risonanza di “So Lillo” e non è un fatto di qualità, ma un fatto di naturalezza. La battuta non scorre bene nel contesto e suona solo come un’imposizione al pubblico. Il programma è stato chiamato a fare una scelta: inseguire il trend o crearlo, e ha palesemente scelto la prima opzione.
La gestione dell’ilarità
Sempre continuando sul filo analitico, c’è da dire che oltre alla mancanza d’unione spiegata in precedenza, i vari elementi, presi singolarmente, hanno un potenziale davvero notevole. Può suonare come una banalità, visto il calibro dei soggetti coinvolti, ma visto l’andazzo è meglio non dare niente per scontato. La demenzialità ha lasciato il posto a una costruzione maggiore delle gag e ciò in alcuni casi ha giovato all’atmosfera generale, unendo i comici in un unico topic, senza il caos tipico dell’edizione precedente, ma in altri è stata deleteria, poiché l’ha resa meno naturale, più scalettata. Il rush finale risulta di nuovo il picco, i comici sono liberi da ogni vincolo e riescono a dare il meglio della loro proposta.
Con un tono di dolcezza viene avvolta la conclusione, l’ultima risata, una visione diversa da quella dell’anno scorso, costantemente nel mistero anche nel duello finale. Per una volta si intraprende la prospettiva del “conosciuto”, non si cerca di tratteggiare dove lo spettatore già conosce ma si abbraccia la sua consapevolezza. Di sicuro quest’anno si son evitati i dibattiti riguardanti giudizi sbagliati da parte dei due conduttori, su questo fronte c’è una maggiore onestà. Infine, piccola menzione per il montaggio: in quest’edizione risulta molto più sconnesso della precedente; questo non è più invisibile, si fa negativamente notare e svolge unicamente la funzione di supporto per i numeri dei comici, senza porre un contrasto, strategia più che efficace se posta in maniera precisa e accurata come accaduto nel contesto precedente.
Le nostre conclusioni su LOL 2 – Chi ride è fuori
Giunge alla fine anche questa recensione. LOL ha subito un downgrade rispetto alla sua prima apparizione, ma forse è solo l’influenza di un periodo diverso. Forse la risata fa fatica ad entrare perché ormai si conoscono le dinamiche, le svolte, abbiamo capito la battuta e stiamo assistendo alla sua spiegazione. D’altronde la comicità è un qualcosa di delicato, soggetto a cambiamenti repentini, e la predisposizione del ricevente può distorcere il giudizio in maniera drastica. Per questo motivo, questa recensione rimane un parere, una visione, da mille parole. Ciò che è sicuro, è che LOL non è più un fenomeno nazionale, vittima della sua stessa estenuante ricerca del raggiungimento totale. Aspettiamo il momento in cui tornerà ad esserlo, alla prossima edizione.
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La seconda stagione presenta un apparente downgrade rispetto alla prima. Il cast propone elementi di prestigio che però non si amalgamano tra loro, infatti il picco viene raggiunto nel momento in cui ognuno agisce individualmente. La rincorsa alla viralità sfavorisce il contatto col pubblico e segna il fatto che LOL, ad oggi, non è più un fenomeno.