La parte più difficile di se stessi è accettarsi. E poi accettare e comprendere gli altri. Non condividerli, attenzione, o almeno non necessariamente. Ma capirli, accantonare il nostro giudizio fintanto che non conosciamo abbastanza chi abbiamo di fronte, e anche quando potremmo pensare di sapere tutto di qualcuno, ecco che cambia la sinfonia e potremmo avere di fronte una persona che si distingue da noi. Non possiamo sapere come sia vivere nei panni degli altri, ma è altrettanto vero che ci sono necessariamente dei denominatori comuni. Lo spiega con una provocazione Netflix e il suo progetto HOM, affiancata da Diversity, per raccontare con ironia (amara) quanto non sia affatto distante la vita quotidiana delle coppie ancora additate come “diverse”, o comunque coloro che si riconoscono nella comunità LGBTQIA+. Un tema caldo, che desideriamo approfondire con voi qui su Kaleidoverse.it e del quale vorremmo condividere con voi alcune riflessioni a proposito.
Netflix e HOM: la diversità raccontata con la quotidianità
Innanzitutto, cos’è la diversità? Ci sono diversi modi per spiegarla, in base al contesto prima di tutto. Se dovessimo parlare riferendo questo termine in un quadro socio-culturale, potremmo dire che è quel valore che sottolinea come persone differenti tra loro sono di etnia, religione, razza, genere, sesso, abilità fisiche diverse, per l’appunto. Ma il passaggio da questa definizione obiettiva a una carica di connotazione negativa, stereotipica, giudicante, stigmatizzata è breve, anzi, brevissimo. Passare dal considerare l’incontro con l’altro che abbia un minimo di caratteristiche che lo distinguono da noi come un pericolo, una paura, un qualcosa di fortemente negativo, a un’opportunità di scambio e di arricchimento culturale ed esperienziale sembra così difficile. Il fatto è che tutto sta nella nostra mente, nel nostro modo di concepire le cose, e siamo coscienti del fatto che eradicare convinzioni e idee inculcate a forza dall’ambiente in cui siamo cresciuti possa essere quanto mai complesso, ma se questo sforzo lo traduciamo in benessere e facilitazione per gli altri e per noi stessi, perché non compierlo?
La diversità allora, se ancora dovessimo spiegarla in poche parole, è qualcosa che fa male. Almeno finché la si considera come un minus e non un plus per ognuno di noi. Diventa sinonimo di solitudine, di fatica, di dolore, e poteva invece essere testimonianza di incontro, di ricchezza, di felicità. Ne parliamo di nuovo, dopo aver espresso la nostra opinione sul tema del rainbow washing, in occasione dell’iniziativa sopracitata che Netflix ha lanciato in occasione dell’arrivo de Il filo invisibile, il film tutto italiano che parla delle vicende di una famiglia con due padri e un figlio (trovate qui la nostra recensione per saperne di più). Per far capire in maniera ancora più pungente e amaramente ironica quanto (non) ci sia di strano e di diverso in queste famiglie “diverse”, il colosso dello streaming Netflix ha lanciato un temporary store a Milano per il progetto HOM, al fine di mostrare alcuni oggetti che si possono trovare nelle case di queste persone. Lo ripetiamo, è tutto fortemente ironico, e brillantemente creativo. Da Sedi-Ah a Copertyna, i nomi affibbiati ai vari mobili e arredamenti sono intuitivi e divertenti, per sottolineare come non ci sia assolutamente niente di diverso nelle case delle persone non cisgender e delle famiglie omogenitoriali.
La verità però è un’altra: è tutto finto. Non c’è nessuna HOM Collection. Non c’è nessuna differenza tra le une e le altre famiglie. Per quanto sia un tema assolutamente delicato sul quale dobbiamo rispettare le opinioni dell’intero pubblico, invitiamo soltanto a una riflessione: è meglio una famiglia con un padre e una madre, appunto detta eterogenitoriale, dove vige un clima di tensione, di violenza, di mancanza di affetto, di disinteresse, o è meglio una famiglia diversa dai canoni tradizionali, ma dove il clima è più disteso, perché conta l’amore e non in che forma si manifesta?
La diversità in poche parole e perché è un crimine contro se stessi non rispettarla
Finora abbiamo trattato il tema della diversità parlando, attraverso l’iniziativa HOM di Netflix, delle classiche situazioni che ci vengono proposte quando si apre questo, purtroppo, infinito vaso di Pandora. Cerchiamo in conclusione di spiegarvi, con poche parole, cos’è la diversità e perché facciamo del male in primis a noi stessi se non la rispettiamo. Ben sappiamo che l’istinto fa parte dell’uomo, in quanto abbiamo un lato animale che difficilmente è sopprimibile; questo ci porta a reagire senza pensare, a provocare senza pesare le parole, ad agire senza riflettere sulle conseguenze. Succede quando siamo bambini, nei primi anni di scuola, quando è quasi normale che comincino le liti, i piccoli calci e pugni che però cominciano a fare male, e questo perché si prende di mira la persona troppo studiosa, il “secchione”, oppure quel compagno di classe che non è troppo bello per i canoni degli altri, o ancora quello rabbioso, che ha un brutto carattere, ma che dopotutto è indifeso e debole.
Cominciano le offese, anche quando si diventa adolescenti, e poi adulti, e ognuno di noi sa quanto possa pesare sulla nostra crescita anche quel piccolo difetto che viene fatto notare troppo spesso. Rispettare gli altri è in ultima battuta rispettare noi stessi, perché il solo circolo vizioso che dovremmo cercare di creare è quello dettato dal rispetto. Solo in questo modo si arriva al passo successivo, quello dell’inclusione, ossia la capacità, appunto, di includere nelle proprie relazioni e discussioni coloro che altrimenti verrebbero discriminati, quale che sia il difetto che troviamo in loro. E possiamo arrivare all’inclusione anche grazie all’equità, terzo e ultimo valore di quell’ambito sempre più in crescita e sotto i riflettori che viene riassunto con la sigla DEI, o EDI, e che rappresenta i termini Equity, Diversity&Inclusion. L’equità si distingue dall’uguaglianza ed è appunto la capacità di fare sì che tutti possano avere gli strumenti e i mezzi, le opportunità per essere allo stesso livello e per poter crescere ancora di più nella propria vita, personale e professionale. Tutto riassunto in una illustrazione celebre su questo tema, che ci auguriamo possa farvi riflettere.