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Home»Film/Serie TV»Tredici Vite Recensione: Ron Howard ci fa credere nuovamente nell’umanità
Film/Serie TV

Tredici Vite Recensione: Ron Howard ci fa credere nuovamente nell’umanità

Giulia GaliziaBy Giulia Galizia4 Agosto 2022Nessun commento6 Mins Read
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Avete presente i programmi true crime? O quelli che raccontano di tragedie davvero avvenute, come i documentari sui disastri aerei o su persone scomparse e mai ritrovate?. Tredici Vite di Ron Howard dà allo spettatore la stessa sensazione di inquietudine e curiosità di questi prodotti. Il film è stato presentato in alcune sale cinematografiche selezionate lo scorso 29 luglio ed è disponibile su Amazon Prima a partire dal 5 agosto 2022. Basato sull’incidente realmente avvenuto di Tham Luang, in Thailandia, questa pellicola mostra un gruppo di ragazzi dagli undici ai diciassette anni che rimangono bloccati durante delle piogge monsoniche all’interno di una grotta thailandese. Il lungometraggio tratta dello sforzo dei sommozzatori e delle forze dell’ordine che cercano di salvarli nei loro diciassette giorni di prigionia.

Il cast del film vanta, tra gli altri, Viggo Mortensen (Green Book, Il Signore degli Anelli) e Colin Farrell (Alexander, Animali Fantastici e dove trovarli). Ron Howard (A Beautiful Mind, Rush) ha creato, con Tredici Vite, un lungometraggio pieno di suspense e tempi dilatati che mostrano perfettamente la sofferenza dei tredici ragazzi e l’attesa estenuante delle famiglie. Ambientato nei paesaggi thailandesi, questa pellicola gioca con la pazienza dello spettatore ma lo tiene incollato allo schermo per più di due ore. Noi di Kaleidoverse abbiamo potuto vedere la pellicola in anteprima e condividiamo con voi i nostri pensieri.

Tredici Vite Colin Farrell

Claustrofobia portami via

Siamo in un periodo in cui, fortunatamente, si avverte all’inizio della visione di un prodotto cosa questo conterrà di pericoloso o di opinabile a livello di contenuti. Oltre al rating, infatti, film e serie televisive ormai hanno avvertenze per i flash luminosi (pericolosi per coloro che sono fotosensibili) e/o per contenuti potenzialmente offensivi all’interno delle trame. In questo caso Tredici Vite non ha nessuno dei warning elencati, ma è chi recensisce che fa un appello all’audience. Se siete claustrofobici, non guardate questa pellicola. Non c’è niente di più spaventoso delle grotte sotterranee che si riempiono d’acqua fino a bloccare le vie d’uscita. Lo stesso Colin Farrell, che interpreta John Volanthen, ebbe diversi attacchi di panico durante le riprese del lungometraggio.

Tredici Vite è un film frustrante e dal ritmo piuttosto lento… ma non in senso negativo. Il senso di attesa e di, per l’appunto, claustrofobia è inserito appositamente. In un certo senso, è quasi come sei il film fosse in 4D e Ron Howard avesse deciso non solo di mostrare questa storia realmente avvenuta agli spettatori, ma di far loro vivere moltissime sensazioni e situazioni nel modo più realistico e veritiero possibile. Lo schema cromatico dell’opera è quasi sempre sui toni scuri. Finché i tredici ragazzi sono all’interno della grotta anche il mondo esterno è buio, tenebroso e triste. Nei momenti più conviviali (soprattutto a inizio narrazione), invece, i toni sono molto più chiari e tendenti al giallo (ovvero alla luce del sole) per sottolineare la spensieratezza delle scene.

Tredici Vite Viggo Mortensen

L’umanità al suo apice

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli.”

Se chi scrive potesse mostrare a Martin Luther King un avvenimento che possa sfatare questa sua frase, la scelta cadrebbe sull’incidente di Tham Luang. In un’epoca segnata dall’egoismo e dall’essere spesso self centered, questa pellicola diretta da Ron Howard è un’ode alla compassione, all’empatia e allo spirito di sacrificio per gli altri. I sommozzatori e tutte le squadre che si impegnarono nel 2018 per aiutare i tredici ragazzi imprigionati nella grotta thailandese, diedero tutto ciò che avevano per risolvere la situazione. Non solo si mossero le forze dell’ordine nazionali, ma specialisti da moltissimi altri paesi viaggiarono nello stato orientale e intervennero per riportare a casa queste tredici vite.

Abbiamo già accennato nell’introduzione di come questo film sembri quasi un documentario. Non lo è a causa di riprese poco precise o amatoriali, lo è perché il cast, le luci, le ambientazioni, la produzione e ogni singolo pezzo di questa pellicola sono così realistici da credere davvero che Aragorn e la prima forma di Grindelwald siano volati in Thailandia per recuperare tredici ragazzi dalla grotta di Tham Luang. La quasi assenza di musica e la conseguente presenza di lunghi silenzi, di rumori di gocce d’acqua e di bolle d’aria che escono dalle bombole d’ossigeno inquietano lo spettatore ma fanno anche in modo di rendere l’esperienza del lungometraggio totalmente, letteralmente e figurativamente immersiva. L’audience si ritrova a tifare per i sommozzatori, a sperare per i bambini, a preoccuparsi per le famiglie e a esultare per ogni piccolo trionfo.

Le nostre conclusioni su Tredici Vite

Tredici Vite è una storia di speranza, di forza e di fiducia. È una storia di cooperazione all’insegna dell’assistenza, del sostegno e dell’aiuto del prossimo. Ron Howard fa percepire allo spettatore ogni goccia d’acqua, ogni morso della fame, ogni boccata d’ossigeno attraverso una regia che mischia le prospettive dei diversi personaggi. Chi è nella grotta, chi entra ed esce, chi attende fuori. Questo film quasi reportage dell’incidente di Tham Luang è lento ma lo è in modo positivo. La squadra di calcio rimase bloccata nella grotta thailandese per diciassette giorni e lo spettatore percepisce quest’attesa, quest’impotenza come se vivesse quei giorni nei 150 minuti di pellicola. L’opera è sottotitolata per la maggior parte del tempo; i protagonisti parlano inglese e quindi in italiano sono doppiati, ma tutti i cittadini Thailandesi parlano la loro lingua che viene tradotta coi sottotitoli.

Ormai è molto comune guardare prodotti audiovisivi in lingua originale, quindi i sottotitoli non turberanno la stragrande maggioranza dell’audience. Sebbene qualcuno potrebbe essere infastidito dalla quantità di dialoghi da leggere in questa pellicola, fortunatamente c’è Pino Insegno che, con la sua voce prestata nuovamente a Mortensen, fa sognare come sempre. Perché guardare questo film? Per credere per un paio d’ore di nuovo nell’umanità. Per vedere una speranza vana trasformarsi pian piano in qualcosa di più. Per ricordarsi che a volte le piccole pazzie ci possono salvare, che a volte le idee più assurde e che sembrano inattuabili sono in realtà le migliori che potessimo avere. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sul sito Kaleidoverse.

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Se siete quel tipo di persona che si mette alla prova durante le visioni dei film trattenendo il respiro quando i personaggi sono sott'acqua (per vedere se riuscireste a sopravvivere come i protagonisti o meno), questo non è il titolo adatto a mettere in pratica quest'abitudine. Non siamo ai livelli di Alla ricerca di Nemo, ma le scene sott'acqua sono molteplici, così tante in effetti che Colin Farrell stesso ebbe attacchi di panico durante le riprese di Tredici Vite. Questa pellicola non è per tutti, soprattutto non è per coloro che sono claustrofobici o che si spaventano per situazioni avvenute realmente. Il film si svolge in poche location ma riesce a mostrare non solo egregiamente i paesaggi e la cultura thailandese, ma anche quanto l'essere umano possa cooperare senza dare peso a colori, culture o religioni (cosa che purtroppo sembra accadere quasi solo quando le situazioni sono disperate). Tredici vite è un inno all'umanità, alla speranza e, anche se lascia lo spettatore in uno stato angosciante per la maggior parte della pellicola, alla fine l'audience non può che sentirsi il cuore gonfio, pieno e sereno, perché talvolta l'umanità riesce a fare cose straordinarie.

  • 8.3
  • User Ratings (1 Votes) 7.9

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Giulia Galizia
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Attrice e appassionata di canto, cinema, animazione, fiabe e danze storiche. Ha studiato doppiaggio cinematografico e al momento si destreggia per entrare in quell'affascinante mondo. Laureata in Scienze della Formazione Primaria all'Università di Modena e Reggio Emilia, dove ha conseguito anche un dottorato di ricerca in Scienze Umanistiche. Bilingue inglese è appassionata di scrittura fin dal 2011 quando pubblicò il suo primo racconto "Confessione" nel libro "Il sogno di Agnese - L'inferno è Immobile".

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