Con il Natale sempre più vicino era inevitabile che le piattaforme di streaming iniziassero a farcire i propri cataloghi di novità a tema già da novembre. E così, mentre nel mondo già vendono panettoni, pandori, illuminazioni per l’albero e decorazioni di tutti i tipi Netflix inizia a far respirare aria di neve e abeti, ma lo fa con discrezione. Lo fa con Leo, film d’animazione disponibile dal 22 novembre sulla piattaforma digitale che Kaleidoverse vi racconta mantenendo al minimo gli spoiler in questa recensione.
Leo nasce da un’idea di Adam Sandler – sì, proprio lui – che ha scritto la sceneggiatura insieme a Paul Sado (Extrema – Al limite della vendetta) e Robert Smigel (Matrimonio a Long Island), che si è occupato anche della regia insieme a Robert Marianetti (My Depression) e David Wachtenheim (Titey). Se in originale la lucertola protagonista è doppiata da Sandler stesso, in Italia è Edoardo Leo (Smetto quando voglio) a prestare la sua voce al protagonista insieme a Franco Mannella, doppiatore del suo migliore amico Squirtle e voce di Roger l’alieno in American Dad.
Leo: la trama
Leo e Squirtle – rispettivamente una lucertola e una tartaruga – vivono nella classe 5ª da tempo immemore. All’interno della loro teca hanno visto susseguirsi, anno dopo anno, intere classi di bambini. Quando arriva l’inizio dell’anno scolastico, quindi, non sono affatto sorpresi delle nuove e giovani facce che si trovano davanti: in fondo, i bambini sono tutti uguali, con i loro gruppetti e i loro caratteri. Durante un incontro tra genitori e insegnanti, però, Leo sente uno dei padri di questi bambini parlare di lui, e ciò che dice lo manda in crisi: a quanto pare le lucertole della sua specie hanno un’aspettativa di vita di 75 anni e lui, dopo accurati calcoli, scopre di averne 74.
Messo di fronte a questa terrificante rivelazione, Leo si rende conto di aver sprecato la propria vita all’interno di quella teca, osservando il mondo cambiare intorno a lui ma restando lontano dalla natura e dai piaceri della libertà. La lucertola decide quindi di fuggire per godersi quell’ultimo anno all’esterno, e il caso vuole che la sostituzione delle insegnanti in quella classe vada inavvertitamente in suo aiuto. La signorina Salinas, infatti, deve prendersi un congedo di maternità anticipato e lascia il posto alla signorina Malkin, anziana supplente con metodi antichi quanto lei. Per responsabilizzare i bambini la donna decide di affidare loro Leo, a turno. La lucertola ne è entusiasta, ma non ha idea di ciò che lo aspetta…
Giocare con l’immaginazione dei bambini
La prima cosa che colpisce durante la visione di Leo sono i colori sgargianti, che si riallacciano sia alla natura e al selvatico – il mondo a cui aspira Leo – che al punto di vista dei bambini. È una considerazione che forse tornerà anche più sotto, ma questo film ha comunicato con abilità e leggerezza tutta una serie di significati a tutti i destinatari, sia ai primari – i bambini appunto – che ai secondari – gli adulti che hanno visto il film con loro. Lo ha fatto senza pretese e senza diventare pedante, ma conservando quella verosimiglianza di fondo che lo ha ancorato per bene alla realtà.
In Leo, infatti, il senso di realtà è forte e si sente fin dal primo secondo anche se si mescola perfettamente con i giochi visivi che rendono tutto più magico e bambinesco. Il film racconta la sua storia e lo fa sullo sfondo dell’oggi, con tutto ciò che questo comporta: smartphone, classi riorganizzate secondo metodi d’insegnamento nuovi, case piene di elettrodomestici di ultima generazione – tra cui un drone che diventa a tutti gli effetti un personaggio secondario. L’ambiente è quindi nuovo e familiare per i piccoli spettatori, che possono immedesimarsi ancora di più con i piccoli personaggi del film: i bambini della classe 5ª.
La libertà e il senso della vita
Il protagonista assoluto però è Leo, che inizia il suo viaggio interiore verso la libertà sognando di fare quello che non ha mai fatto in 74 anni di vita. Questo punto di partenza è il fattore scatenante del film e rappresenta parte integrante del messaggio principale: non conta la quantità delle cose che si fanno, ma la qualità. Leo lo impara a sue spese, e gli spettatori grazie a lui e alla consapevolezza che raggiunge lo ricordano. No, non è mai troppo tardi per dare un senso alla propria vita, e no, non sempre i nostri sogni si rivelano quello che ci aspettavamo.
Questo lato del film – il più importante – emerge gradualmente e culmina con il rapporto che si crea tra Leo, Squirtle e la signorina Malkin, anche lei come la lucertola rinchiusa nella sua teca mentale e profondamente infelice. Solo parlando con lei – l’unica adulta con cui Leo effettivamente interagisce – emerge il messaggio principale, perché è come se lui parlasse con gli spettatori adulti e li rincuorasse. E la donna, da brava adulta qual è, ci mette un po’ a capire che l’animale ha ragione.
Prendere per zampa
E i bambini? Sicuramente per Leo rappresentano la chiave di volta per capire la sua vera vocazione, ma la storia approfondisce ciascuno di loro e ci regala di conseguenza uno spaccato delle famiglie di oggi, diverse eppure sempre uguali, in un momento che per i piccoli personaggi è importante. La 5ª elementare è il primo rito di passaggio più o meno generico che si affronta nel corso della vita: si salutano i compagni con i quali si è cresciuti e si va verso il futuro, verso la crescita.
Questo distacco non è facile, anche perché i bambini hanno già iniziato a crescere e dunque hanno già la testa piena di preoccupazioni e insicurezze. Leo arriva proprio in questo punto cruciale, dando sollievo e speranza a ognuno di loro e trasformandosi in un sapiente e affettuoso grillo parlante – anche se probabilmente di fronte a un grillo la lucertola non esiterebbe a mangiarselo. Il periodo trascorso con i bambini come figura di supporto, di confidente, è fondamentale e rappresenta un punto di svolta per loro, che iniziano quel processo di distacco dalla propria famiglia per essere semplicemente sé stessi, privi di condizionamenti.
Le nostre conclusioni su Leo
Non ci sbilanceremo troppo nel dire che Leo è un film geniale che ha centrato il bersaglio. Luminoso, carino, divertente e contemporaneamente profondo, Leo tocca una moltitudine di temi – dal rispetto degli altri alla paura di non rispettare le aspettative, dalla maternità al precariato degli insegnanti – senza essere superficiale né banale, ma trovando i mezzi giusti per ogni occasione. Parlando dell’aspetto più tecnico invece troviamo un Edoardo Leo fenomenale nei panni del protagonista, e il pensiero va, in quanto suo allievo, a Gigi Proietti, che sarebbe sicuramente fiero del risultato raggiunto.
Ma ora la rimettiamo a voi: avete già visto Leo o lo farete nei prossimi giorni? Quanto amate i rettili? E Edoardo Leo? Fateci sapere tutto questo e molto altro con un commento su Kaleidoverse e sulle nostre pagine social che potete seguire per restare sempre aggiornati sugli ultimi articoli pubblicati – come la recensione de I nuovi ricchi, la guida a tema Call of Duty Modern Warfare 3 e la recensione di Best. Christmas. Ever. Vi ricordiamo inoltre la possibilità di entrare a far parte dei nostri gruppi community (su Facebook e Telegram), dove potremo discutere tutti insieme di questo e altri film. Vi aspettiamo!
Leo è un film geniale e universale, che racconta una storia complessa con semplicità e leggerezza, comunicando messaggi importanti e valori sempiterni tra canzoni e battute. Si evidenziano tutta una serie di temi e di questioni che vengono affrontati nel modo giusto, come l'amicizia, la fine di una fase della vita e l’inizio di un'altra, la libertà, l'identità, la morte, lo scorrere del tempo, la rinascita e la fiducia. Leo, la lucertola protagonista, dimostra non solo che non è mai troppo tardi per trovare il proprio scopo, ma anche che ascoltare può rivelarsi un atto fondamentale, trasformandosi in singolare confidente per i personaggi intorno a lui e guidandoli verso una nuova consapevolezza. La pellicola targata Netflix si rivela, nel corso della visione, una storia estremamente attuale e ricca d'immaginazione, ottimo biglietto da visita per Adam Sandler in veste di sceneggiatore e di Edoardo Leo come doppiatore del protagonista.