Il 22 novembre è uscito il nuovo reality game ispirato al fenomeno mondiale del 2022: Squid Game. In Squid Game – La sfida avremo tutte le ambientazioni della serie, il montepremi in denaro e i partecipanti a questo gioco spietato ma senza la componente che lo ha reso brutale nella serie ossia la morte. Ciò non toglie che ci troveremo davanti una sfida altrettanto avvincente tra colpi di scena, alleanze e tradimenti. I rari momenti di felicità verranno distrutti in un batter d’occhio.
Non dimentichiamoci che è pur sempre Squid Game e quindi l’imprevisto è dietro l’angolom, anche in un momento in cui si poteva tirare un respiro di sollievo. La serie è prodotta da Studio Lambert e The Garden productions in collaborazione con Netflix. Alla direzione e alla scrittura invece troviamo un nome già noto ai fan della serie, Hwang Dong-hyuk sceneggiatore di Squid Game. I partecipanti, provenienti dagli Stati Uniti, Regno Unito e Australia, gareggiano per la fantastica cifra di 4,56 milioni di dollari.
I giochi di Squid Game- La sfida
Come già detto in precedenza i giochi sono rimasti gli stessi con però qualche aggiunta interessante. Ricorderete sicuramente la famosa bambola bionica capace di intercettare ogni minimo movimento in 1,2,3 stella. Oltre a questo troviamo di nuovo il gioco del biscotto, la gara di biglie e il pavimento di specchi. La scelta di chi arriverà in finale viene affidata al puro caso e alla fortuna di scegliere il tasto giusto che può portarti dritto in finale. Su tre tasti, di forme diverse, solo uno si accenderà di verde e uno di rosso. L’ultimo tasto, che diventerà grigio, potrà permettere di scegliere chi portare in finale.
Parliamo però dei giochi nuovi introdotti di cui uno sostituisce il tiro alla fune. Quest’ultimo infatti diventa una semplice battaglia navale che elimina tutta la squadra perdente. Interessante invece l’inserimento del “cerchio della fiducia” che ha svelato la già tanto fragile stima dei concorrenti nei confronti degli altri partecipanti. La maggior parte dei game diventano, tolto il fattore morte, una roulette russa di tradimenti, false alleanze, amicizie d’occasione in tutte le salse. Il gioco finale, che dà il nome alla serie, è stato trasformato in qualcosa di più semplice e che si basa sulla fortuna ma questo lo lasciamo scoprire a voi.
Uno spaccato della società
Se togliessimo nel mondo reale l’istinto di sopravvivenza, quello vero in cui davvero si rischia di morire come nella serie, avremmo come risultato ciò che accade nel reality. Non dovendo salvarsi la vita il genere umano punta a due cose: soldi e potere. In mancanza di un accesso al potere rimane solo puntare sui soldi. E come si arriva al montepremi finale se non giocando nel modo più sporco possibile? Due cose possiamo notare nel reality e cioè che, per arrivare in fondo, si è disposti a tutto pure a tradire i propri amici. Parlare di amicizie in un gioco in cui lo scopo è vincere una cifra da capogiro può sembrare assurdo. Per fortuna però esiste ancora qualcuno che ha davvero a cuore i rapporti umani anche a discapito del denaro. Di sicuro, come abbiamo notato, son poche queste persone e solo una è riuscita ad arrivare in finale mantenendo il rapporto di amicizia creato durante l’intera esperienza.
Tutt’altro canto invece per la maggior parte dei concorrenti eliminati. Ognuno ha finto amicizie, creato alleanze e poi pugnalato alle spalle per il mero denaro. Possiamo affermare che anche nella vita di tutti i giorni potrebbe succedere e ne siamo sicuri al 100%. Quello a cui assistiamo è un fenomeno circoscritto che, a malincuore, rispecchia brutalmente una realtà che tutti neghiamo o che facciamo finta non ci riguardi. Siamo circondati da persone disposte a tutto per avere del denaro, non importa se di mezzo c’è un’amicizia o un rapporto di parentela o di qualsiasi tipo. Possiamo fare finta di niente e vivere nel nostro mondo dove tutti sono buoni e tutti sarebbero disposti ad aiutarci ma sarebbe come mentire a noi stessi. Nel reality come nella vita reale regna e regnerà sempre la regola mors tua vita mea perché dove fallisci, o dove non arrivi in tempo, ci sarà sempre qualcuno disposto a rubarti ciò che volevi.
Esagerazione della realtà
Tutti questi rapporti e l’intero reality sono permeati di finto buonismo, falsa fiducia nel prossimo e di un clima di felicità fittizia. L’esagerazione della realtà è purtroppo un problema di programmi del genere dove tutto è ingigantito dalla presenza delle telecamere. Si crea un luogo in cui tutto ciò che accade è esagerato, dalla reazione alla perdita di un “amico” al piangere dopo aver eliminato chi aveva fiducia in te. Di concorrenti così ne è pieno Squid Game – La sfida e tra tutti spicca senza dubbio la numero 287, Mai. Questa donna, fragile e indifesa da fuori ma spietata dentro, ha mietuto più vittime lei con i suoi sotterfugi e giochi sporchi che chiunque altro all’interno del gioco. È riuscita ad accaparrarsi la fiducia di persone che poi ha colpito alle spalle senza pensarci due volte.
Trasportiamo una persona così fuori dal contesto e pensiamo a quante ne conosciamo noi nella realtà anche in maniera indiretta. Starete sicuramente pensando a qualcuno in particolare o a più persone magari e ciò dimostra la nostra tesi precedente. Adesso, non stiamo accusando i vostri amici o parenti di essere disposti a tradire la vostra fiducia per quei quattro soldi che avete messo via con tanto sudore e fatica. Stiamo ipotizzando, in larga scala rispetto al piccolo gruppo di partecipanti, quanto possa essere veritiero fare uno spaccato della società basandosi su questo reality.
Le nostre conclusioni su Squid Game – La sfida
In conclusione possiamo affermare che aver creato un reality a tema Squid Game poteva essere evitato. Questa necessità di rendere reale una serie TV non era di vitale importanza. Esistono moltitudini di giochi del genere, Takeshi’s Castle per citarne uno, che risultano molto più divertenti e meno finti di questo. Togliendo il montepremi possiamo anche citare Ciao Darwin e sappiamo tutti quanto è divertente come programma grazie al lavoro di anni e anni di Paolo Bonolis e Luca Laurenti. Quindi perché creare questo prodotto? Cavalcare l’onda del successo e niente di più. Non c’era bisogno di un programma così solo per far vivere realmente la vita all’interno di una serie. Per non andare tanto lontani, pochi mesi fa, è uscito The devil’s plan. Pochi partecipanti, 12, scelti tra vari settori dello spettacolo dal cinema alla musica passando per la campionessa di Go al divulgatore scientifico. Paragonando i due prodotti, contando che uno dei due ha un numero di partecipanti irrisorio rispetto all’altro, risulta più credibile e divertente The devil’s plan anche per il genere inusuale di giochi proposti.
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Questo reality game ispirato a Squid Game non era un prodotto necessario a mantenere alto il nome della serie. Purtroppo sì è caduti in una scopiazzatura della stessa aggiungendo pochi elementi diversi che non hanno dato la spinta giusta per farlo brillare. Poteva essere usata la stessa location e si potevano cambiare i giochi per renderli diversi da quelli già proposti. Ciò che non si poteva replicare nel reality è proprio la morte dei concorrenti. Andava sfruttato di più la mancanza questo fattore per staccarsi del tutto dalla serie proprio perché era quello a rendere più avvincenti i giochi e più vissuti dai personaggi. Togliendolo andava data una spinta magari sul piano fisico o sul piano logico per far dire allo spettatore “interessante questo reality” cosa che non è arrivata. Si è voluto creare un prodotto che si discosta poco dalla serie, l'inserimento di pochi giochi non ha smosso tanto interesse, dando allo spettatore il senso di fittizio in ciò che stava guardando.