La Storia è piena di cicatrici, alcune più spesse di altre ma tutte legate alla propria epoca o a quella successiva. E mentre la guerra continua a imperversare in più parti del mondo c’è anche la tendenza a voltarsi indietro, verso il secolo scorso e i suoi anni più bui: quelli delle due guerre mondiali, dell’odio, della morte e della diffidenza che hanno minato la natura stessa dell’essere umano. Tra le tante personalità illustri vissute in quegli anni che hanno preso parte agli eventi in maniera diretta o indiretta vi è Albert Einstein, padre della teoria della relatività, genio della fisica e protagonista di Einstein e la bomba, il nuovo docufilm di Netflix di cui vi parlerò in questa recensione.
Diretto da Anthony Philipson (Coppers) e scritto da Philip Ralph (Doctors), Einstein e la bomba vede nel cast Aidan McArdle (Ella Enchanted), Andre Havill (Downton Abbey), Rachel Barry (Daddy issues), Helena Westerman (La ruota del tempo), Leo Ashizawa (Citadel), James Musgrave (The King’s Man) e Simon Haines (Litvinenko), che danno vita ai personaggi che hanno segnato l’esistenza di Albert Einstein dal momento in cui diventa un esule inconsapevole. Ma prima di approfondire la natura dei personaggi rappresentati bisogna dare uno sguardo alla trama.
Einstein e la bomba: la trama
Negli anni ’30 del ‘900 l’Europa cambiò drasticamente con l’insorgere di partiti nazionalisti: è l’inizio dei decenni bui che portarono all’ascesa dei totalitarismi e alla fine di ogni libertà, anche quella di parola e di opinione. Mentre il partito di Adolf Hitler raccoglieva consensi e l’antisemitismo raggiungeva livelli mai visti prima Albert Einstein, già famoso e rispettato, si vede ridicolizzato e insultato per le sue origini ebree. Convinto pacifista e profondamente amareggiato dalla situazione in Germania e dal silenzio internazionale, alla fine il fisico si vede costretto a lasciare la propria patria, nella quale non farà più ritorno.
Stabilitosi poi in Inghilterra e successivamente negli Stati Uniti sceglie di dedicarsi agli studi e alla militanza non armata contro il nazismo, tenendo discorsi, rilasciando interviste e scrivendo lettere. Ma il docufilm non si ferma qui: alternando materiale storico alla ricostruzione attoriale di quegli anni della vita di Einstein fa emergere un ritratto inedito del fisico che si collega al suo coinvolgimento indiretto alla fabbricazione della prima bomba atomica, un coinvolgimento che non tutti gli hanno perdonato.
Archeologia multimediale
Come accennato sopra Einstein e la bomba narra la parabola di parte della vita di Albert Einstein usando sia materiale storicamente vero che appoggiandosi alla bravura del cast scelto per le ricostruzioni storiche, che appaiono molto fedeli. Questo è stato possibile perché, tolta l’interpretazione attoriale, trucco e parrucco e scenografia tutto quello che viene raccontato all’interno del docufilm è tratto da scritti dello stesso Einstein. La trama stessa, per quanto intrecciata in maniera non lineare, trae solo ed esclusivamente le proprie informazioni dalla verità storica sotto forma di articoli di giornale, fotografie, filmati e manoscritti.
Da questo punto di vista Einstein e la bomba appare al contempo come un reportage molto attento nei confronti di quello che accadde, dall’altro scava a fondo nel vissuto di Einstein e ne estrae un lato che forse mai prima d’ora è stato approfondito, un aspetto interiore dello scienziato carico di sensi di colpa, dubbi e che presta allo spettatore il suo punto di vista, che si rivela quello di un osservatore attento e con opinioni decise non solo in merito alla fisica, ma anche nei confronti della complessa società di quegli anni nel suo insieme.
Un ritratto in chiaroscuro
I posteri hanno imparato a conoscere Albert Einstein come sinonimo di genialità. L’eclettico fisico è ormai consacrato alla memoria storica dalla sua linguaccia, dall’acconciatura elettrica e dalla famosissima formula E = mc². È anche presente nell’elenco di nomi coinvolti nell’ideazione della prima bomba atomica – quella di Hiroshima, tanto per intenderci. La Storia non è stata molto clemente con Einstein, da questo punto di vista, anche se oggi non si fa tanto caso al suo contributo in merito alla questione. A farci caso è stato, però, proprio lui. E forse è proprio questo che ha portato alla realizzazione del film.
L’Einstein che lo spettatore vede nel corso dell’ora e un quarto si discosta abbastanza dall’immagine pubblica e iconica che ne abbiamo oggi. L’uomo che si vede nella pellicola, impersonato da un bravissimo Aidan McArdle, è tranquillo, curioso e profondamente tormentato. Esule forzato, si ritrova ad essere odiato – insieme all’intera fetta ebraica della popolazione tedesca – e vede i propri contributi scientifici andare letteralmente in fiamme. Questa ondata di odio – avversa alla sua ideologia pacifista – lo porterà a scrivere alle personalità politiche di quel tempo chiedendo un intervento, un aiuto. Scatenando, da quello che si evince nel film, il domino che porterà al fungo atomico.
Relativamente colpevole
Il film si impegna nel riscattare la figura di Albert Einstein e ci riesce, ma compie un lungo giro per arrivare al punto, oscurando in alcuni momenti della narrazione l’obiettivo per concentrarsi sul viaggio compiuto da Einstein, sui suoi ultimi anni di vita e sul suo impegno politico. La bomba atomica, per quanto visivamente presente nel docufilm, sembra quasi distaccarsi da Einstein, assottigliando il legame talmente tanto da rendere forse di difficile comprensione per gli spettatori lo scopo del film.
Nessuno può cancellare quello che Einstein fece – sostenere spiritualmente in più di un’occasione la costruzione della bomba atomica per spazzare via il regime nazista – ma va ricordato che nei suoi confronti si svolse un processo alle intenzioni. È in questo senso che emerge il suo lato più tormentato e frammentato, comparso forse a causa di un terrore nei confronti di quello che gli stava accadendo davanti. Lo spettatore non lo saprà mai per certo. Quello che può però sapere con certezza è che Albert Einstein si pentì amaramente del proprio supporto quando vide l’uso effettivo dell’ordigno, e visse il resto dei suoi giorni con il macabro presagio di aver contribuito a dare all’umanità un’arma di distruzione di massa – ideologicamente contraria a tutto quello in cui credeva.
Le nostre conclusioni su Einstein e la bomba
Einstein e la bomba avviluppa lo spettatore per la sua breve durata e lo inserisce in una sorta di capsula del tempo. Grazie alla ricerca approfondita delle fonti storiche e al loro montaggio – alternato ai momenti di ricostruzione attoriale – quello che si ottiene è il ritratto di un uomo sullo sfondo della Storia. L’obiettivo della pellicola riesce – seppure un po’ a fatica – ma chi guarda se ne accorge appena, rapito da filmati, fotografie e scritti che fondono il particolare con il generale e restituiscono un uomo, non una celebrità.
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Einstein e la bomba è un docufilm che ridà quasi letteralmente voce al grande fisico Albert Einstein, ricostruendo parte della sua vita con l’ausilio di filmati di repertorio, materiale fotografico e scritto – anche dallo stesso Einstein. Esplorando i decenni più bui del secolo scorso il film di Anthony Philipson ripercorre le azioni e le scelte del fisico tedesco, approfondendo le sue opinioni e i suoi pensieri e mostrando l’effettivo spessore del ruolo che ebbe nella costruzione della prima bomba atomica. Ciò che emerge dalla pellicola è un ritratto profondo e inedito di Albert Einstein, consacrato e contemporaneamente condannato dai posteri, che restituisce la figura di un uomo tormentato dai tumulti della sua epoca e dai rimorsi.