“Era una notte buia e tempestosa…” sì, anche se in maniera alquanto inusuale. Era una notte, questo sicuramente, ed era anche molto buia. È però la tempesta ad essere molto diversa da quella a cui uno spettatore medio potrebbe essere abituato. Perché a piovere non è acqua, o neve, e nemmeno la sabbia – dal momento che il film di cui si parla in questa recensione si svolge nel mezzo del Nevada. No, a piovere sono i proiettili. E poteva essere altrimenti, in un film che di titolo fa Copshop (tradotto, “stazione di polizia“)? Kaleidoverse vi parla in questo articolo proprio di questa pellicola, disponibile su Netflix a partire dal 15 maggio, limitando gli spoiler per quanto possibile.
Perché Copshop non è una nuova uscita: il film risale infatti al 2021. Diretto da Joe Carnahan (The Grey), che ha contribuito alla scrittura della sceneggiatura con Kurt McLeod (Laundry), Copshop vede nei suoi ranghi il fior fiore dei film d’azione odierni, comprendendo nel suo cast Gerard Butler (Attacco al potere), Frank Grillo (Quello che non ti uccide), Alexis Louder (Una notte violenta e silenziosa), Toby Huss (King of the Hill), Chad L. Coleman (Carlito’s Way), Ryan O’Nan (Belong to Us), Jose Pablo Cantillo (Elysium), Kaiwi Lyman (Ice Sharks), Robert Walker-Branchaud (Chase – Scomparsa) e Tracey Bonner (L’ultimo turno). Diamo un’occhiata alla trama.
Copshop: la trama
La giovane agente Valerie Young (Alexis Louder) si ritrova la sperduta stazione di polizia nella quale lavora insolitamente popolata: a spiccare sono due uomini, Teddy Murretto (Frank Grillo), arrestato per aggressione a pubblico ufficiale, e un misterioso ubriaco (Gerard Butler). Le cose, in apparenza così semplici, si rivelano in realtà più complesse: basta qualche controllo per far insorgere nella mente della poliziotta una serie di domande che fanno da apripista a una notte decisamente movimentata.
Emerge gradualmente un quadro abbastanza torbido fatto di denaro, potere e criminalità, in cui spicca sì Murretto, ma anche a sorpresa l’ubriaco misterioso, Bob Viddick, sicario giunto a un passo dal portare al termine la sua missione: uccidere Teddy per riscuotere una cospicua somma. La situazione, calata la notte, si fa però sicuramente movimentata: Viddick non è l’unico ad essere sulle tracce di Murretto, e una soffiata partita dall’interno della stazione crea una situazione in cui crivellate di colpi interrompono il silenzio della notte.
Immensamente deserto
A spiccare in Copshop dal punto di vista visivo è la contrapposizione tra gli immensi spazi aperti, brulli e tipicamente desertici del Nevada e i freddi toni chiari degli ambienti interni alla stazione di polizia, vero teatro della storia che lo spettatore segue attento. La regia privilegia riprese ferme e decise sui personaggi, evidenziandone l’espressività e i gesti che mettono in forse ogni affermazione e ogni azione, inscenando una singolare partita in cui non si capisce chi abbia la faccia da poker migliore.
Per quanto riguarda il cast spicca sicuramente la triade Louder-Grillo-Butler, un trio di improbabili alleati-nemici che non le manda sicuramente a dire e che inscena una dinamica tra il serio e il faceto. I tre attori impersonano perfettamente i rispettivi ruoli e colpisce la svolta di Butler che abbandona i ruoli positivi – o comunque moralmente grigi, come in Giustizia privata (2009) – in favore di un antagonismo iconico che risuona con l’irreprensibilità morale del personaggio di Alexis Louder.
Pallottole decisive
Copshop è in primis un film d’azione, e da questo punto di vista vince tranquillamente su tutta linea, regalando allo spettatore una serie di coreografie e di scene in cui le armi da fuoco diventano le vere protagoniste. Non a caso il film inizia con Valerie che si esercita nell’estrarre la pistola, una Colt vecchio tipo scintillante che riecheggia molto con l’immaginario dei vecchi film western – che risuona con l’ambiente in cui si svolge l’intera vicenda e con il personaggio stesso, ligio al dovere; un perfetto sceriffo.
Dall’altro lato, invece, c’è come una spaccatura. Abbiamo la Colt, e poi ci sono le armi automatiche e semi-automatiche che uccidono senza pause e che causano pura e semplice devastazione. Non c’è cura da parte dei personaggi che le imbracciano, solo il desiderio di agire e portare a termine un compito in maniera fredda e calcolata, il che lascia lo spazio necessario ai personaggi per esprimersi e dare carattere alle rispettive parti, in perenne movimento lungo la scala morale.
Amico, nemico, sicario
L’altro elemento che completa Copshop è l’interazione tra i personaggi. L’abbiamo accennato sopra: molta della magia del film risiede nel rapporto tra Valerie, Teddy e Bob, che rappresentano la parte più evidente della narrazione e della trama – che non è molto sviluppata né prova ad esserlo. Copshop è infatti uno di quei film creati per intrattenere gli amanti dell’action – strizzando un po’ l’occhio anche ad alcuni prodotti pulp – senza troppe pretese.
Si può quindi dire che il rapporto triplice tra i personaggi principali sia ciò che – tolte le scene puramente action – tiene insieme la storia. Un po’ facendo riferimento a film sicuramente più memorabili come Il buono, il brutto e il cattivo (1966), Copshop vive delle alleanze, dei dialoghi e dei tradimenti che avvengono all’interno del trio, anche a spese degli altri personaggi. E – cosa più importante – delinea anche se solo superficialmente un mondo di “onesti criminali” che, in fondo, fanno solo il loro lavoro.
Le nostre conclusioni su Copshop
Copshop vi farà divertire se ciò che cercate è un film d’azione scanzonato con un cast di volti noti e poche pretese di serietà. Grazie a una regia attenta a non farsi sfuggire nemmeno uno scambio che privilegia i primi piani dei personaggi contrapposti al silenzioso duello tra spazi sconfinati e stretti e bui corridoi, Copshop racconta una storia che in realtà si sente poco perché zittita dal rumore degli spari, ma questo non si rivela affatto un male, anzi: diventa un momento per celebrare la presenza di Frank Grillo, Gerard Butler e Alexis Louder.
Voi avevate già visto Copshop nel 2021, o gli darete una possibilità adesso? Quale che sia la risposta non mancate di farcela sapere con un commento qui su Kaleidoverse o sulle nostre pagine social, che potete seguire per restare sempre aggiornati sugli ultimi articoli pubblicati – come la recensione di La madre della sposa, quella di Let It Be o quella della prima parte della stagione 3 di Bridgerton. Vi ricordiamo inoltre la presenza dei nostri due gruppi community – su Facebook e Telegram – dove vi aspettiamo per discutere insieme delle ultime novità in campo cinematografico, videoludico e seriale. Non mancate!
Copshop è un action che entra nella testa degli spettatori senza troppe pretese e riesce a lasciare il segno. A partire dalla scenografia naturale immersa in un paesaggio brullo e sconfinato concentrandosi su una isolata stazione di polizia si racconta una storia fatta di arresti, storie torbide, colpi di scena e tradimenti che vede al proprio centro una neo-poliziotta dalla morale inamovibile e molto legata alle regole e ai protocolli. Dall’altra parte una schiuma di criminalità non indifferente che si fa la guerra e che metterà alla prova la sua morale, costringendola a dover scegliere tra la vita e la morte e a dover mettere in discussione tutto quello in cui crede e ciò che le è stato insegnato. E mostrando quanto l’inesperienza possa rivelarsi, in taluni contesti, una preziosa risorsa, seconda solo alla perseveranza.