È di pochi giorni fa la notizia del primo italiano nella storia a diventare numero uno al mondo della classifica ATP. Stiamo parlando del ventiduenne Jannik Sinner che, con la resa di Djokovic per infortunio al menisco, si prende la vetta del ranking mondiale. Torniamo però al 2004 quando ad entrare nell’Olimpo dei numeri uno è salito lui, l’uomo dei record. 103 titoli vinti in singolo, 15 in coppia, 24 ATP 500, 25 ATP 250, 1 Coppa Davis, 3 Laver Cup e 3 Hopman Cup. Questi sono i titoli dello svizzero nato a Basilea, classe 1981 il cui nome è leggenda: Roger Federer. Abbiamo avuto la fortuna di poter vedere in anteprima Federer – Gli ultimi 12 passi di cui vi parleremo in questa recensione. Eterno rivale del più giovane, di 6 anni, Rafael Nadal e Novak Djokovic ha segnato la carriera e il cuore di tutti i fan del tennis.
La scelta di abbandonare le competizioni arriva dopo una serie di infortuni e successivi interventi che lo svizzero ha subito. Il problema alle ginocchia è quasi assodato per chi fa questo sport e Federer l’ha sempre saputo. La scelta di mollare è stata dura e non solo per lui. Il tennis è parte integrante della vita di Roger fin da bambino. A soli 17 anni divenne numero 1 mondiale junior oltre che dell’ITF Junior World Champion. Inizia da qui la sua scalata verso la prima posizione nel circuito ATP. Tra il 1998 e il 2001 passa dalla posizione 301 fino alla 13 a soli 20 anni. In questi anni colleziona sconfitte ma anche trofei su vari terreni. L’impegno e gli allenamenti lo portano nel 2004 a prendersi la prima posizione togliendo il posto ad Andy Roddick. Inizia così l’annata gloriosa di Roger Federer.
Un doloroso addio
L’annuncio del suo abbandono delle competizioni ha messo a dura prova sia Roger che la sua famiglia. La decisione era nell’aria già da 2009 ma avvenne definitivamente nel 2022 poco prima della Laver Cup. Sarebbe stata quella la sua ultima competizione, insieme ai suoi amici e rivali Nadal, Djokovic e Murray. Oltre a loro vi è anche Matteo Berrettini nella squadra che rappresentò l’Europa alla Laver Cup. Gli ultimi 12 passi sono i giorni che separano la leggenda dalla fine della sua carriera competitiva. 12 passi pesantissimi da fare ma a cui deve puntare per porre fine alla sua onorata carriera nel tennis. Egli stesso ammette di non voler abbandonare ma il susseguirsi degli infortuni glielo impongono. La moglie Mirka, anch’essa ex tennista, dimostra il pieno supporto al marito lodandone il lungo cammino. Con lei anche i suoi amici e i genitori Robert e Lynette.
Una manciata di giorni separano Roger dal suo ultimo incontro. La preparazione atletica a cui si sottopone è normale routine per lui. Quelli però saranno gli ultimi allenamenti in vista di un torneo importante. La mentalità è diversa quando ci si allena per queste occasioni e quegli ultimi esercizi saranno ancora diversi visto a cosa lo porteranno. L’ansia, lo stress, le emozioni che proverà in vista delle interviste saranno parte dell’addio di un campione assoluto. Proseguite con la lettura della recensione di Federer – Gli ultimi 12 giorni per scoprire cosa aspettarvi dalla visione del documentario.
Le eterne rivalità
Anche chi non segue il tennis avrà sentito dell’eterna rivalità tra Nadal o Djokovic e Federer. Da questo documentario, come è normale che sia, si evince la vera natura di questi scontri. Sul campo ognuno gioca per vincere, fuori amici come prima. L’eleganza e l’accuratezza tecnica hanno reso grande Federer agli occhi di tutti ma ha anche segnato le carriere di Nadal e Djokovic in primis. Il primo è colui dal quale Roger si è sempre visto le spalle ma anche colui che fuori dal campo ha instaurato un rapporto forte con lui. Djokovic ha dalla sua la bravura, la tecnica ma non i fan di Federer i quali non lo sopportano molto come si vede nel documentario. Eppure entrambi devono molto allo svizzero dopo gli innumerevoli scontri che li hanno visti protagonisti.
Gli ultimi 12 passi di Federer diventano sempre meno, passano a 8 poi a 7 e noi li contiamo in questa recensione. Il documentario scandisce il tempo come un orologio le cui lancette girano velocemente portandoci a ridosso della Laver Cup. Sono tante le interviste prima delle partite e, ovviamente, le domande anche indirette sono incentrate sull’addio di Roger. Difficile trattenere le lacrime per Nadal, Djokovic e lo stesso Federer. Questa però è la punta dell’iceberg. Dopo aver perso il suo ultimo doppio in coppia con l’amico Nadal contro Sock-Tiafoe inizia la festa all’Arena 0² di Londra. Le ultime parole dello svizzero durante l’intervista vengono smorzate dalle lacrime così come i ringraziamenti. L’addio in una competizione a squadre era proprio per non sentirsi solo in quel momento così difficile per lui.
L’affetto dei cari addolcisce l’addio
Nonostante il grande dolore nel dover abbandonare lo sport che lo ha reso celebre in tutto il mondo Federer è felice. La vicinanza della famiglia, dei suoi amici e di tutti i suoi affetti hanno reso meno doloroso l’abbandono del campo. Adesso Roger dedica il suo tempo ai figli, alla moglie oltre a nuovi progetti lontani dal tennis. Rimarranno per sempre impresse nella sua mente, come in quella dei fan, le sue giocate migliori. La sua eleganza si è fatta notare anche nella conferenza stampa prima della Laver Cup in cui era presente anche Björn Borg. Una delle frasi dette dallo svizzero era un gesto di umiltà come solo lui poteva fare. Nonostante sia un pluricampione, la sua scelta di abbandonare per primo il campo è dettata dal voler lasciare spazio a chi ha ancora da dare.
Parlare così con a fianco un’altra leggenda del tennis e al cospetto di Rod Laver è un bagno di umiltà di un grande campione. Ad assistere alla sua ultima partita vi era anche John McEnroe a dimostrare quanto sia stato grande e importante Roger nel mondo del tennis. Gli stessi Nadal e Djokovic hanno ammesso di aver iniziato proprio per poter sfidare, prima o poi, la leggenda svizzera.
Le nostre conclusioni su Federer – Gli ultimi 12 giorni
La recensione di Federer – Gli ultimi 12 giorni non potrà mai farvi capire a pieno l’emozione che si può provare nel vederlo direttamente. Il documentario ci rende partecipi sì di un addio ma anche del rapporto umano tra Federer e i suoi colleghi. Il risultato di tutte le riprese è un excursus di tutta la carriera tennistica del pluricampione svizzero. Risulta quindi un omaggio a lui oltre ad un indelebile e incancellabile ricordo anche per i suoi fan. Si apprezza sempre un campione per le sue giocate, per i suoi modi di fare e in questo documentario vi è qualcosa di più. Oltre a questo abbiamo la presenza del lato più che umano di un uomo il cui amore per il tennis lo hanno portato a livelli altissimi. Può essere un prodotto fuori dalle vostre corde se non siete amanti del genere ma noi vi consigliamo di dargli un’opportunità.
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