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Home»Anime / Manga»Non solo One Piece: tre perle nascoste
Anime / Manga

Non solo One Piece: tre perle nascoste

Anastasia MoraleBy Anastasia Morale30 Gennaio 2025Nessun commento6 Mins Read
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Non solo One Piece: tre perle nascoste
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Grazie al duro lavoro dei maestri del passato – Osamu Tetsuka, Go Nagai e Takashi Yamazaki giusto per citarne qualcuno – ai nuovi talenti e alla semplificazione e maggiore accessibilità delle tecniche di animazione, l’industria degli anime è una delle più prolifiche di sempre. E anzi, probabilmente non lo è mai stata quanto negli ultimi vent’anni. Di fatto, vengono rilasciate diverse decine di anime ogni stagione, rendendo per gli appassionati praticamente impossibile stare dietro a tutto.

In un mercato tanto rigido e competitivo, non c’è assolutamente da stupirsi se esista uno sbilanciamento dell’attenzione del pubblico. Questo porta molte opere degne di nota a non ricevere l’apprezzamento che meritano, “schiacciate” dell’hype riservato ai grandi titoli. Un po’ come accade anche per l’editoria. Ragion per cui, noi della redazione di Kaleidoverse ci siamo rimboccati le mani e abbiamo deciso di presentarvi qualche perla nascosta. Speriamo di farvi cosa gradita. Buona lettura.

Ci siamo rimboccati le mani e abbiamo deciso di presentarvi qualche perla nascosta

Kotaro abita da solo (2022)

Con uno stile grafico che ricorda vagamente una via di mezzo tra Doraemon e School Babysitters, Mami Tsumura racconta la storia di Kotaro Sato, un bizzarro bambino di soli quattro anni. Quando decide di traferirsi da solo in un complesso di appartamenti, il suo cammino si incrocia con quello dei vari vicini di casa. In particolare con quello di Shin Karino – un mangaka di talento, ma terribilmente svogliato – che si ritroverà, suo malgrado, a prendersi cura di Kotaro.

È il caso di ammetterlo, ci siamo passati tutti: scorriamo senza scopo il catalogo di Netflix – o chi per lui – e incappiamo nel tag slice-of-life, avvalorato da una locandina cartoonesca e colorata. Premiamo play, sbattiamo le palpebre, e ci svegliamo diverse ore dopo in una valle di lacrime e fazzoletti usati, chiedendoci come ci siamo arrivati. Ad essere onesti, il mercato degli anime è pieno zeppo di casi simili – Your Lie in April, Wolf Children e il già nominato School Babysitters sono solo due dei più celebri – e Kotaro Abita da Solo (in originale Kotaro wa hitori gurashi) colpisce duro esattamente quanto i titoli sopracitati. Se avete voglia di tematiche delicate trattate con semplicità e leggero umorismo, trovate tutti e dieci gli episodi su Netflix.

Premiamo play, sbattiamo le palpebre, e ci svegliamo diverse ore dopo in una valle di lacrime e fazzoletti usati, chiedendoci come ci siamo arrivati

Mononoke (2007)

Nel periodo Edo, un misterioso mercante di medicine, detto lo Speziale, si presenta ovunque ci sia anche solo il minimo sospetto della presenza di un mononoke o un ayakashi – demoni e spiriti maligni tipici della mitologia nipponica – al solo scopo di stanarli ed esorcizzarli con l’aiuto della sua Spada degli Esorcismi. Tuttavia, la lama sembra quasi dotata di una volontà propria, e i patti tra essa e lo Speziale sono molti chiari. Si lascerà sguainare solo nel caso in cui il protagonista riesca a scoprire la Forma, la Verità ed il Rimpianto del demone nel suo mirino. Questo spesso obbliga il protagonista a scavare nel passato scabroso delle vittime.

Che gli anime e i manga costituiscano una vera e propria forma d’arte è ormai assodato, ma sono opere come questa a ricordarcelo. La serie – dalla regia di Kenji Nakamura – infatti è stata lodata dalla critica principalmente per il suo comparto grafico, con una nota di merito per l’uso della CGI allo scopo di simulare l’effetto della carta washi – un materiale utilizzato in vare arti tradizionali, tra cui l’origami – dando la costante impressione di star sfogliando un libro illustrato, o di ammirare la versione semovente di un quadro di Kanagawa. Inoltre, Mononoke riprende lo stile e i temi del teatro kabuki, come il fratello maggiore Ayakashi: Japanese Classic Horror – di cui quest’opera è a tutti gli effetti uno spin-off. Essa infatti si può considerare parte di un intero franchise, comprendente il suddettoanime, una serie manga e un lungometraggio. Sia quest’ultimo che la serie sono disponibili su Netflix.

Che gli anime e i manga costituiscano una vera e propria forma d’arte è ormai assodato, ma sono opere come questa a ricordarcelo

Fake: un’indagine confidenziale (1996)

Dee Laynter e Randy “Ryo” McLean sono due poliziotti di New York; partners, amici stretti, e forse qualcosa di più – nonostante la reticenza di Ryo, che si lascia frenare dalle proprie insicurezze. Dopo settimane di duro lavoro, i due decidono di prendersi qualche giorno di ferie ed organizzare un viaggio in Inghilterra. Qui decidono di alloggiare in un delizioso albergo in riva al lago. Incoraggiato dall’atmosfera tranquilla e intima, Dee pensa che sia l’occasione giusta per fare un passo avanti. Peccato che il momento romantico vienga interrotto quando Ryo intravede il cadavere di una donna galleggiare nel lago. Essendo i due poliziotti fuori dalla loro giurisdizione, l’idea sarebbe quella di ignorare la questione. Tuttavia Ryo non riesce a togliersi il caso dalla testa.

Questo simpatico Boys’ Love a tinte gialle possiede tutti gli elementi tipici degli anime degli anni novanta, per la gioia degli appassionati del retrò: gag esagerate e caricaturali in duro contrasto con un’atmosfera drammatica, stereotipi trattati in modo goliardico ed un pizzico di così detta “tamarragine”.  Mischiate nel calderone, e otterrete un prodotto a metà strada tra City Hunter ed Eredi del Buio. L’OVA, della durata di sessanta minuti, copre solo una piccola parte della storia scritta da Sanami Kato, purtroppo mai arrivata in Italia.

Un prodotto a metà strada tra City Hunter ed Eredi del Buio

Tuttavia, il lungometraggio in sé è stato localizzato in italiano, il cast conta molte voci celebri, se non addirittura storiche. Tra queste spiccano Tatiana Dessi (Icy di Winx Club, Angela Montenegro di Bones, molti personaggi interpretati da Nia Vardaloz, ecc.) nei panni di Bikky; Ilaria Latini (Flora di Winx Club, i vari personaggi di Amy Adams, Stella Rubia di Teen Titans, ecc.) in quelli di Cal;  Maurizio Romano (Tuvok di Star Trek: Voyager) nel ruolo di Ryo; Corrado Comforti (Pipino della trilogia del Signore degli Anelli, Pinocchio di Shrek nei vari film del franchise, vari personaggi interpretati da Jorge Garcia, ecc.) che presta la voce a JJ. Per chi fosse interessato, grazie a Yamato Video il film è disponibile in DVD.

E voi, avete visto questi anime? Se sì, cosa ne pensate? Vi invitiamo a farcelo sapere con un commento sotto l’articolo o sulla nostra pagina Instagram – su cui inoltre siete liberi di seguirci per supportarci e tenervi sempre aggiornati su ogni novità ed uscita. Nel frattempo, sul nostro sito potete sempre recuperare i precedenti articoli, tra cui ACAB Recensione: tra problemi personali e polizia.

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