Lost in Random è davvero difficile da interpretare. Per un occhio casual l’avventura di Even potrebbe sembrare il classico indie con la grafica strana ma approfondendo ci troviamo davanti a un vero e proprio mondo delle meraviglie. Questo però non sarà lo stesso della protagonista, ma quello di noi giocatori che dobbiamo intraprendere un’avventura che ci rapirà sin da subito. Alea è un regno pieno zeppo di magia e di creature fantastiche ma allo stesso tempo un turpe spaccato della più cruda opera Burtoniana. Attenzione, in questa recensione non faremo spoiler e ci limiteremo a parlare degli aspetti generici che contraddistinguono l’opera di Zoink Games, pubblicata da Electronic Arts.
Un mondo casualmente terribile
Partiamo subito con il fattore che ha incuriosito più di tutti, il comparto grafico. Molti a prima vista hanno associato le immagini a schermo a opere di Burton e altri hanno notato la somiglianza davvero forte con le creature di Little Nighmares, possiamo dire che ci troviamo in una via di mezzo. Le entità con cui avremo a che fare saranno sempre particolari ma senza mai scadere nell’inquietudine o paura. I mostri saranno goffi, ci faranno tantissime battute e anche i cavalieri contro cui dovremo combattere avranno una forma stondata e comunque poco minacciosa. L’unica entità che si separa appieno da questo stile è proprio la regina che sin dal primo momento non riesce a farci star tranquilli. L’estrema altezza e la forma del corpo così perfetta e aggraziata sembra farla venire da un altro mondo e questa scelta ci è piaciuta tantissimo. Ogni personaggio sarà memorabile ma purtroppo non abbiamo tempo di pensare a tutti perché nostra sorella è stata rapita.
Odd ha raggiunto i 12 anni e da regolamento del regno di Alea deve tirare un dado magico per sapere dove risiederà il suo destino. In base al risultato finirà in una delle sei regioni, il primo è quello di cui fa parte. Il dado ha restituito un uno come risultato e questo non può che rendere felice i suoi genitori, solo che la regina ha altri piani per lei. Lo strano cubo cambia faccia e finisce sul sei, regno magico della regina e prossima destinazione per la povera Odd. Inizialmente non si conosce bene cosa voglia significare vivere in quel luogo ma la ragazza rimane terrorizzata di fronte al forzato abbandono della famiglia. Due anni dopo il rapimento, Even inizia ad avere delle visioni della sorella all’interno di stranissimi sogni e un fantasmino inizia a palesarsi e a guidarla attraverso la sua città. La destinazione è una barca che la ragazza è disposta a prendere lasciandosi la famiglia indietro, pur di aver la speranza di recuperare la sorella.
Se la trama fino a questo punto vi è sembrata banalotta è perché lo è. L’incipit raccontato in questo modo sembra molto strano e non mette in luce tutti i dettagli che rendono le prime ore di Lost in Random davvero uniche. Tutto si basa sui dadi, o comunque sul caso. Vediamo dadi raffigurati ovunque, il nostro piccolo compagno Dicey è un dado parlante, e il destino di tutti gli abitanti è legato a quel terribile strumento a sei facce. Tutto questo è davvero interessante e caratterizza benissimo uno stile che raramente ci è capitato di vedere. Il discorso del caso o le diverse componenti aleatorie verranno riprese in quello che è il punto più particolare dell’offerta, lo stile di gioco.
Un gameplay sul caso ma che non azzarda abbastanza
Avete presente Kingdom Hearts: Chain of Memories? Benissimo, qui è più o meno lo stesso sistema, solo che gli unici davvero forti saremo noi. Per quanto da molti insultato e tenuto sempre da parte, il card game di Square Enix ha dato molto su cui riflettere e studiare per gli anni futuri. Anche Lost in Random ne ha preso ispirazione offrendo un gameplay divertente e che stimola la mente del videogiocatore, ma senza mai andare oltre. Intendiamoci, non ci aspettavamo di avere battaglie al pari della boss fight contro Vexen, ma un minimo di pepe lo avremmo gradito. Lost in Random è troppo facile e questo non ci porta a costruire mazzi con strategie specifiche e complesse. Molto spesso ci ridurremo ad utilizzare le solite fortissime carte e un pizzico, perché il lasso di tempo è davvero permissivo, di riflessi per evitare i colpi nemici mentre carichiamo Dicey.
Questo, oltre ad essere una divertentissima spalla, non aggiunge tanto spessore al gameplay. Una volta che avrà raccolto energia necessaria dovremo tirarlo a terra e in base al numero uscito avremo una determinata quantità di “mana” per utilizzare le carte. Il numero non sarà quasi mai limitante data la presenza di carte che ci forniscono altro mana. Il danno oltre alla beffa lo ritroviamo nello stop totale del tempo mentre scegliamo le carte da utilizzare con tanto di liberta totale concessa nel movimento fino a che non avremo sferrato un attacco. Queste soluzioni rendono Lost in Random davvero troppo facile e un’occasione sprecata per quello che poteva essere un ritorno in grande stile per gli action card game.
Regia magistrale per un mondo corrotto
Fortunatamente però arriva il comparto tecnico a risollevare completamente le sorti dell’offerta. Le ambientazioni sono semplicemente stordenti e ci faranno fermare dei minuti ad ammirare certi scorci. I luoghi claustrofobici e le città distrutte da una classificazione completamente casuale trasudano tristezza e malinconia e ce la fanno vivere magistralmente. Vedere un popolo adulare la regina ci sembrerà strano, come ci farà altrettanto strano conoscere persone che amano la loro situazione da scarti della società. Nelle prime zone, dove è sempre buio, abbiamo movimenti di camera automatici perfetti sulla particolarità della zona e nei sogni ci ritroviamo davvero di fronte a delle scene tra il mistico e l’inquietante. L’ispirazione a Tim Burton si respira di continuo ma i ragazzi di Zoink Games sono riusciti ad andare oltre con nemici e situazioni che si distinguono molto, rimanendo sempre coerenti al mood generale.
L’ultimo fattore che spicca in quest’opera è il comparto musicale, semplicemente eccelso. Ogni canzone calza a pennello con il luogo in cui ci troviamo e con le mansioni che stiamo volgendo, per non parlare della qualità in sé delle tracce. Finalmente possiamo parlare di una colonna sonora degna di un videogioco Disney che non ci stanchiamo mai di ascoltare. I toni saranno bassi quando vivremo una situazione triste ma sempre con un’orecchio verso il giocoso e lo stravagante, ancora per sottolineare la normalità di quella situazione. L’unica nota amara di tutto questo settore sono le animazioni dei personaggi, poco fluide e credibili, sia durante il gameplay che nelle scene di intermezzo.
Lost in Random è un puntino di luce in un mercato sempre più statico e banale. Vedere grandi aziende come Electronic Arts investire su un’opera dai tratti così particolari non può che renderci felici ma a volte l’intenzione e l’amore non bastano. Se questo gioco fosse stato un film probabilmente staremmo parlando di un capolavoro, ma ad una certa dobbiamo prendere il pad in mano e affrontare una sfida che in questo titolo non riusciamo a visualizzare. Oltre a questo prima di chiudere con i convenevoli volevamo fare gli ultimi complimenti ai ragazzi di Zoink Games che, con un pizzico di pepe in più, avrebbero potuto sfornare una vera e propria killer app per next gen. Per altri contenuti originali continuate a seguirci qui su Kaleidoverse e attivate il nostro canale Telegram. Lost in Random è disponibile per tutte le piattaforme, next-gen, old-gen, PC e Switch e vi lasciamo qui il sito ufficiale.
Per quanto Lost in Random cerchi di incantarci con il suo comparto artistico ogni tanto dobbiamo anche giocare. Anche se l'avventura è indirizzata a un pubblico teen ci sentiamo in grado di impegnarci di più anche per far rimanere più impresso un'opera di così grande spessore. Nonostante questo neo, Lost in Random va giocato, sia che voi siate dei giocatori casual sia che preferiate rilassarvi dalla frenetica routine e dedicarvi a qualcosa che si prende i suoi tempi.