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Home»Anime / Manga»Belle Recensione: ritrovare la propria voce nel cordoglio
Anime / Manga

Belle Recensione: ritrovare la propria voce nel cordoglio

Giulia GaliziaBy Giulia Galizia15 Marzo 2022Updated:23 Marzo 2022Nessun commento7 Mins Read
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Dopo otto mesi di attesa dall’uscita nelle sale cinematografiche giapponesi, finalmente Belle è disponibile anche negli schermi italiani. Distribuito da Anime Factory e presentato in anteprima al festival Alice nella Città, il film è uscito nel nostro Paese a partire dal 17 marzo 2022. L’ultimo lungometraggio del maestro Mamoru Hosoda si mantiene fedele allo storytelling dell’artista; dopo capolavori come La ragazza che saltava nel tempo (2006), Wolf Children (2012), The Boy and the Beast (2015) e Mirai (del 2018 e candidato ai premi Oscar 2019 come miglior film d’animazione), il fondatore dello studio Chizu torna con una nuova meravigliosa opera. La pellicola è ambientata in un Giappone contemporaneo nel quale è molto popolare il social network U; in questa piattaforma è possibile entrare nel mondo virtuale con un avatar generato ad hoc dalla realtà aumentata, che per crearlo si basa sui dati biometrici dell’utente, in modo che il personaggio abbia qualche somiglianza con la controparte umana ma sia anche una versione ideale di ciò che l’user vorrebbe essere.

La trama del film si concentra su un’adolescente di nome Suzu (interpretata da Kaho Nakamura, in italiano da Lucrezia Marricchi), la quale nel social network U si trasforma in Bell (nome poi modificato in Belle dagli altri avatar). Il suo alter ego virtuale, decide di chiamare così in quanto “campana” è il significato del suo nome giapponese, canta splendidamente e diventa presto virale sul web. Nel mondo virtuale U, però, c’è anche un fuorilegge: il Drago (interpretato da Takeru Sato, in italiano da Manuel Meli) o la Bestia come lo definiscono le guardie all’interno del social network che cercano di arrestarlo in tutti i modi. Egli porta distruzione e scompiglio nel mondo di U ma la protagonista, nel corpo del suo avatar, capisce che dietro la sua corazza è un essere letteralmente ricoperto di lividi e ferite, visibili sul suo manto. La ragazza cercherà di capire non solo chi è il Drago ma cosa lo ferisce così tanto da renderlo malvagio e spaventoso nel mondo digitale.

Belle e il Drago

La Bella e la Bestia in versione Japan, un po’ di Disney anche allo studio Chizu

Il film ha diversi richiami alla fiaba europea La Bella e la Bestia, scritta nel 1740 da Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve e successivamente nel 1745 dalla più conosciuta Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Il tropo letterario della giovane fanciulla affiancata da una creatura bestiale è particolarmente comune nella letteratura occidentale, tanto che una delle versioni più antiche di questo mito risale all’Asino d’oro di Apuleio e, in particolare, ai personaggi di Amore e Psiche. Amore, o Cupido, infatti, è inizialmente descritto nel racconto come un essere bestiale a forma di serpente e Psiche gli viene donata come tributo in quanto fanciulla incredibilmente bella. La Bella e la Bestia, quindi, è una fiaba molto radicata nella cultura occidentale; le versioni di Villeneuve e di Beaumont diventarono celebri nel diciottesimo secolo soprattutto perché la protagonista, per la prima volta in una fiaba, si opponeva alla vita casalinga, a un’esistenza statica (cosa all’epoca rivoluzionaria). Oggi, comunque, la versione de La Bella e la Bestia più conosciuta è senza ombra di dubbio il film d’animazione Disney del 1991, candidato ai premi Oscar come Miglior Film.

Il regista Mamoru Hosoda ha dichiarato apertamente di essere molto legato al lungometraggio Disney e di essersi ispirato a diverse scene del film d’animazione La Bella e la Bestia per il suo Belle. In più di una sequenza, infatti, è facile riconoscere i movimenti di telecamera iconici del film Disney del 1991, così come i gesti e le espressioni di certi personaggi possono essere ritrovati sui volti e sulle fattezze dei protagonisti dell’opera giapponese. Questo intreccio tra lo Studio Chizu e Disney è, inoltre, ulteriormente fondato, poiché il design del personaggio di Bell è stato creato da Jin Kim, animatore sudcoreano che ha lavorato a film animati come Frozen (2013), Big Hero 6 (2014) e Zootropolis (2016). La storia di Suzu, tuttavia, è solo superficialmente quella de La Bella e la Bestia: lo sviluppo, la crescita dei personaggi e la risoluzione finale sono totalmente originali e tengono lo spettatore incollato allo schermo fino all’ultimo momento.

Belle 2021

L’importanza delle relazioni

Belle è un film che non parla solo del lato romantico delle relazioni, ma anzi tratta di argomenti molto significativi e complessi, come il cordoglio. Diversi personaggi, infatti, hanno a che fare con un passato malinconico e costellato da meri ricordi di persone ormai scomparse. La dinamica che Hosoda ha creato tra il personaggio di Suzu/Bell e quello del Drago è di una dolcezza unica; una dinamica relazionale vicina a quella tra caregiver e caretaker, costellata di pazienza, costanza e tenacia. Entrambi i personaggi scopriranno di avere un passato in parte simile e sarà questo che farà capire alla protagonista di poter aiutare la Bestia fino in fondo. Non perché lui debba cambiare, come nella fiaba originale, ma perché lei può comprenderlo.

L’allegoria creata da Mamoru Hosoda dell’universo cibernetico come interfaccia che cambia l’aspetto degli utenti è, senza alcun dubbio, una critica non molto velata alle interazioni e relazioni interpersonali tipiche del giorno d’oggi. Se nel mondo reale siamo abituati a nasconderci dietro immagini e video spesso edulcorati da filtri, nel mondo di U la maschera è dichiarata. Nessun utente è veramente come è nella realtà e l’idea di poter perdere il proprio avatar, se catturati dalle guardie del social network dopo aver infranto delle regole, è una minaccia della quale sono tutti spaventati. Persino Suzu, una volta creata l’identità di Bell, è spaventata dall’idea di mostrare la vera sé stessa, senza rendersi conto del fatto che, escluso l’aspetto, lei e il suo alter ego virtuale sono esattamente la stessa entità.

Belle e la bestia 2021

Trovare la propria voce

Una parte fondamentale del film è giocata dalla musica. Suzu, nella vita reale, fatica a ritrovare il suo canto a causa di una grave perdita nella sua vita. Bell, quindi, diventa il suo modo di sbloccare il suo “blocco del cantante” e ricominciare a intonare melodie, sebbene dietro una maschera virtuale. Anche se la pellicola è basata su La Bella e la Bestia e altre fiabe del folklore orientale, il fulcro della storia riguarda proprio la voce. Non solo Suzu, ma la maggior parte dei personaggi hanno bisogno di trovare il coraggio di alzare la voce, di farsi sentire, di farsi vedere e la protagonista è catalizzatore di tutto questo, è icona di questa rivoluzione/evoluzione dei personaggi. Funge da esempio, da leader ma è anche il motivo per cui tutti i fili della trama si muovono verso un finale toccante e commovente.

La voce come voce che canta, come voce che unisce un audience, delle persone, degli avatar, ma anche la voce come strumento di redenzione, di liberazione da sé stessi e dalla propria condizione. La trama di Belle è proprio questo. Ci sono una bella e una bestia, ci sono degli aiutanti cibernetici quasi magici, c’è un castello su U ma soprattutto ci sono due persone dietro delle maschere che tentano di ritrovare loro stessi in un cordoglio senza fine. Due persone forti nelle loro fragilità e che si ritrovano anche grazie all’avatar Bell.

Le nostre conclusioni su Belle

Belle è un lungometraggio imperdibile. Non solo è un piacere per gli occhi per l’animazione fluida, colorata ed elegante, ma è un viaggio con una meta precisa che accompagna lo spettatore per strade tortuose così da intrecciare magistralmente tutti i fili che fanno parte della trama. Il film parla di perdita, di amore, di amicizia e di identità e lo fa con dolcezza e semplicità; commuove, senza dubbio, ma è anche una pellicola con scene ilari e inaspettate, tipiche della comicità orientale. Quest’ultimo lungometraggio di Mamoru Hosoda è da vedere senza ombra di dubbio nelle sale, per potersi godere nella sua interezza il viaggio di Bell e del Drago. Per rimanere aggiornati su notizie sul mondo del cinema e molto altro vi invitiamo a unirvi al nostro canale Telegram e a seguirci su Kaleidoverse.

90%

Belle è un capolavoro visivo, l'animazione è fluida, dai colori brillanti e accattivanti nel mondo virtuale, mentre è più delicata nel mondo reale. La trama si intreccia con la storia de La Bella e la Bestia in una modalità nuova ma abbastanza curata da risultare contemporaneamente familiare e diversa. È estremamente facile affezionarsi a Suzu e agli altri personaggi e i film tiene incollati alla sedia fino all'ultimo secondo. Un lungometraggio da non perdere, e da guardare, se possibile, nelle sale cinematografiche per godersi al meglio i colori e l'animazione sul grande schermo.

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Giulia Galizia
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Attrice e appassionata di canto, cinema, animazione, fiabe e danze storiche. Ha studiato doppiaggio cinematografico e al momento si destreggia per entrare in quell'affascinante mondo. Laureata in Scienze della Formazione Primaria all'Università di Modena e Reggio Emilia, dove ha conseguito anche un dottorato di ricerca in Scienze Umanistiche. Bilingue inglese è appassionata di scrittura fin dal 2011 quando pubblicò il suo primo racconto "Confessione" nel libro "Il sogno di Agnese - L'inferno è Immobile".

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