Comunicazione di servizio a tutti i pendolari del mondo: a quanto pare gli autobus possono salvare la vita. È da poco approdata su Netflix una nuova serie originale, L’Ultimo Bus del Mondo, che potrebbe essere considerata una via dimezzo tra Stranger Things e I Michel contro le Macchine – entrambi titoli che sono stati valutati più che positivamente, quindi se vi sono piaciuti il nuovo show è sicuramente da aggiungere a quelli da recuperare. Focalizzato su degli adolescenti, una possibile fine del mondo e un’avanzata tecnologia a dir poco pericolosa, come potreste non adorarla? Noi di Kaleidoverse siamo qui per darvi la nostra opinione su tale opera, in una recensione, naturalmente, priva di spoiler.
Degli adolescenti (quasi) normali
L’Ultimo Bus del Mondo racconta la storia di un gruppo di ragazzini, i quali sono pronti a partecipare a una gita scolastica organizzata in onore dell’avanzamento tecnologico; famoso ospite della serata sarà il signor Monkhouse, uomo che lavora in questo ambiente. Egli sembra essere pronto a svelare la sua ultima creazione, qualcosa che permetterà all’ambiente di essere completamente ripulito, ma, facendo un passo indietro, la domanda che viene posta è: qual è la causa dell’inquinamento terrestre? Facile: l’essere umano. I dispositivi del signor Monkhouse inizieranno molto velocemente a ripulire il pianeta dalla creatura che lo domina, ma sfruttando l’ultimo autobus del mondo, il gruppo di protagonisti riuscirà a scampare a tale minaccia. Dove sono finite le persone? Qualcuno è rimasto sul pianeta? Come far tornare indietro gli altri? Come fermare Monkhouse? Saranno questi gli interrogativi a cui i ragazzi dovranno riuscire a rispondere nell’arco delle puntate.
Il primo punto a favore della serie sta esattamente in questi ragazzi. Il gruppo di protagonisti è molto eterogeneo ed, essendo la comitiva abbastanza numerosa, sicuramente una difficoltà da affrontare stava nella loro caratterizzazione, ma in qualche modo i dieci episodi sono più che sufficienti a farci conoscere a fondo le loro personalità e a farceli apprezzare tutti. Alcuni di essi sono sicuramente un po’ sopra le righe, ad esempio Nas, un bambino dalle conoscenze in ambito tecnologico incredibilmente avanzate, o Chelsea, molto – forse troppo – precisa e matura, ma i vari aspetti dei ragazzi che serviranno a portare avanti la storia sono perfettamente equilibrati dai loro toni spesso infantili, riportandoli alla realtà e facendoli percepire come, appunto, dei ragazzini.
Un contesto poco distopico
I personaggi avranno un’evoluzione a dir poco veloce, dovendo passare dalla traumatica gita a un incerto ritorno a casa, fino a capire di essere gli unici a poter salvare il mondo e, come se ciò non bastasse, naturalmente ognuno di loro è anche alle prese con problemi personali, così diversi tra loro da creare personalità abbastanza complesse e differenziate. Essendo il gruppo numeroso (possiamo contare almeno sette protagonisti) e dato che le puntate sono poche, anche questo dettaglio gioca a favore dello show, arrivando al punto in modo relativamente immediato e senza lasciare un finale che avrebbe potuto deludere.
L’ambientazione di L’Ultimo Bus del Mondo sarà al 90% la scuola in cui si rinchiuderanno i ragazzi per non farsi trovare dai droni, alternando momenti di “alta cucina” (uova) e vestiti di post-it a costruzione di oggetti per non farsi trovare dalle macchine e per rintracciare gli altri esseri umani. Tutto si svolge in un contesto stranamente colorato e allegro (la trappola di zucchero filato è probabilmente uno dei momenti massimi della serie), nonostante certe situazioni non lo richiedano; dato il target di L’Ultimo Bus del Mondo, questo è stato un ulteriore dettaglio alquanto piacevole. Insomma, varie caratteristiche che potevano facilmente risultare pesanti per uno spettatore si sono in realtà rivelate molto adeguate.
Messaggi poco velati
La tematica più importante e amareggiante della serie è presentata nel primo episodio, come incipit della trama. Ricordando molto la pellicola Seven Sisters, la quale raccontava del problema della sovrappopolazione e una soluzione alquanto simile a quella di L’Ultimo Bus del Mondo, qui l’enfasi è posta invece sull’inquinamento. Monkhouse, almeno così afferma, vuole “addormentare” gli umani per il tempo necessario a rendere la terra un luogo nuovamente vivibile. La serie, con toni abbastanza tranquilli, racconta di una distopia che potrebbe avvenire realmente nei prossimi anni e punta il dito su un colpevole: gli esseri umani, i quali per pagarne le colpe nella serie vengono eliminati. La critica sociale che leggiamo non è di certo definibile “sottile”.
Un personaggio che sicuramente vi terrà incollati allo schermo è Nas, il quale sarà il primo a permetterci, a causa delle sue conoscenze in ambito tecnologico, di comprendere un minimo la natura dei droni creati per rapire/sterminare l’umanità, facendolo con degli effetti speciali non spettacolari, ma molto curiosi. Nas ci porta anche a un’ulteriore riflessione: la tecnologia è solamente un mezzo, non si può definire buona né cattiva, né tantomeno la si può colpevolizzare per ciò che sta succedendo alle persone.
Le nostre conclusioni su L’Ultimo Bus del Mondo
Proprio a causa di questa critica sociale viene da porti un’ulteriore domanda: Monkhouse è davvero cattivo? Questo quesito ci accompagna per tutto l’arco della serie, e anche gli stessi protagonisti si pongono come primario obiettivo quello di raggiungere la mente che sta dietro a tutto quello che è successo. Monkhouse vuole davvero aiutare l’umanità, in questo bizzarro modo? O il suo è solamente un malvagio piano atto a fare qualcosa di ancora peggiore? La risposta a queste domande arriverà solamente alla fine della serie, ma posso limitarmi a dire che tale personaggio è a dir poco curioso e particolare.
In conclusione, possiamo affermare che L’Ultimo Bus del Mondo è una serie che vale la pena recuperare. Talvolta la narrazione risulta un po’ lenta, ma oltre a questo la curiosità di rispondere a tutte le domande presentate porta ad andare avanti fino alla fine. I personaggi sono curiosi e ben strutturati, l’alternarsi delle loro vicende e il numero di protagonisti elevato non danno noia, anzi, permette di saltare da una storia all’altra mantenendo un livello di attenzione elevato e il finale non è affatto insoddisfacente. Sperando che concordiate con quanto detto, vi ricordiamo che potete recuperare L’Ultimo Bus del Mondo su Netflix e, per rimanere sempre aggiornati sulle novità del mondo cinematografico, potete, come sempre, seguirci sul nostro sito ufficiale e unirvi al nostro canale Telegram.
La nuova serie Netflix L'Ultimo Bus del Mondo racconta di un futuro distopico incredibilmente vicino alla nostra realtà. Focalizzandosi sul problema dell'inquinamento e portandoci come possibile soluzione l'eliminazione degli esseri umani, il destino del pianeta sta nelle mani di un gruppo di adolescenti che dovranno fare i conti con i loro problemi personali, un'avanzata tecnologia e la consapevolezza di essere, probabilmente, le ultime persone rimaste sul pianeta. Con una narrazione abbastanza leggera e personaggi ben caratterizzati, sicuramente questo show non è niente di incredibilmente spettacolare, ma altrettanto certamente è ben fatto e godibile.