What Lies in the Multiverse? Questo, oltre ad essere il nome del gioco in questione, è una curiosità che qualche nerd incallito si chiede da dietro uno schermo, fisso o tascabile che sia. Una risposta esatta non esiste attualmente, però si conosce a grandi linee la definizione di multiverso. Bisogna sapere, infatti, che il multiverso è un concetto della fisica teorica che sostiene l’esistenza di più piani temporali, oltre al nostro. Inoltre, bisogna sapere che ormai la gag può finire qui perché al giorno d’oggi chiunque sa cosa sia il multiverso. Ora che abbiamo approfondito un argomento inutile, possiamo cominciare a parlare davvero del gioco.
Il titolo soggetto della recensione è un gioco in pixel art con tanto stile da vendere. Impersoneremo un ragazzo senza nome (costantemente chiamato “Kid“) come tanti, con una camera in disordine, un gatto menefreghista e una smodata passione per il multiverso, tanto da voler provare a emularlo sul suo PC. Proprio come un colpo di scena degno dei più celebri cartoni dei primi anni 2000, qualcosa va storto e il protagonista viene catapultato in un luogo che non conosce e fa conoscenza di qualcuno che gli farà da mentore, oltre che da guida.
Cambia la tua realtà con un click
What Lies in the Multiverse si presenta come un platform molto semplice, con comandi che vanno al limite del banale. Nel titolo targato Untold Tales si può saltare, muoversi e spostare oggetti, né più né meno. Ciò che risalta ai più sin dai primi momenti, differenziandolo da altri platform (o indie in generale) è proprio il vero protagonista del gioco: il multiverso. Quest’ultimo, oltre che un mero gimmick, è il più grande pregio nell’avventura del “ragazzo”. I ragazzi di Studio Voyager sono riusciti a offrire al giocatore la possibilità di viaggiare da un mondo all’altro istantaneamente, rendendo gli enigmi più frizzanti, ma mai troppo impegnativi o tediosi.
Parlando sempre di universi paralleli, questi ultimi si presenteranno come uno l’opposto dell’altro, ma il ragazzo è presente in entrambi i piani temporali, contemporaneamente. Così accade anche per gli altri personaggi a schermo: se si presta più attenzione agli NPC, questi continueranno a trascorrere la loro giornata, anche se il giocatore non sarà presente fisicamente nel loro mondo. Inoltre, entrambi gli universi risultano complementari, dove, per risolvere certi enigmi, il primo avrà bisogno dell’altro, e viceversa.
Come piccola chicca, a ciò si aggiungono gli oggetti “onnipresenti”, i quali si trovano in entrambi i piani temporali, fondamentali per la risoluzione di qualche enigma. Questi saranno perlopiù caratterizzati da delle casse da spostare (e, a volte, anche incastrare) per raggiungere piani più alti di certe superficie. Oltre a ciò, hanno anche la particolarità di “trapassare” le superfici e subire gli effetti dei mondi nel quale fanno parte.
Cambiare universo con stile
Il comparto artistico, seppur molto semplice, sa essere accattivante e, in un certo senso, cartoon. Come già accennato, le varie realtà saranno molto distinte tra loro con una propria peculiarità. Si passerà da un paesaggio zen a un’apocalisse, da un deserto a un ghiacciaio, da una metropoli a una foresta pluviale. Così come i paesaggi, anche i protagonisti della vicenda presenteranno delle qualità. A confermare ciò, i vari personaggi della vicenda rappresentano un gimmick specifico, con un proprio carattere e una loro storia da raccontare. In What Lies in the Multiverse si andranno a sviscerare tanti caratteri col giusto peso: dal capo severo dall’animo dolce all’eccentrico effeminato, dal talentuoso insicuro alla nevrotica spalla comica. E poi ci sono i protagonisti.
Proprio come i multiversi che andremo a visitare, anche i due protagonisti saranno due facce della stessa medaglia. Da un lato c’è il “ragazzo”, un fanciullo ingenuo e con tanta fame di scoperta, una sorta di Marty McFly in piena preadolescenza. Dall’altro, il suo “insegnante” Everett, una figura tanto folle e misteriosa quanto carismatica e con una sua unicità. Di quest’ultimo se ne potrebbe parlare per ore, in quanto ispirato a personaggi fuori di testa conosciuti nel panorama nerd odierno. Per farla breve, già di primo impatto Everett ricorda Loki, così come è sia Stregatto che Cappellaio Matto, con un pizzico di Rick Sanchez.
Musica di un altro mondo
Le musiche di What Lies in the Multiverse sono create con minuzia e attenzione a determinate situazioni. La colonna sonora è calzante in quasi ogni momento della partita, partendo dall’atmosfera di ogni mondo da visitare che dalle scene di intermezzo tra un enigma e un altro. Dove vige l’ordine e la pace, la melodia apparirà più leggera e delicata, mentre in un mondo regnato dal caos e la distruzione il tema sarà più tetro e aggressivo; si baserà sulla stessa traccia, ma con due andamenti differenti.
La qualità del sonoro, inoltre, conferma tale regola e la esalta ulteriormente. Oltre alle musiche, tale qualità lo si nota anche nei dialoghi. Nel gioco si legge molto spesso, ma gli interlocutori saranno contraddistinti da un proprio timbro vocale. Un po’ come succede anche in un titolo come Undertale, ogni personaggio avrà una propria voce, emettendo un suono peculiare che sarà facilmente riconducibile ad ognuno di essi.
Maledettamente piacevole e piacevolmente maledetto
Ritornando alla trama accennata in precedenza, quest’ultima si divide in 8 capitoli, oltre a prologo ed epilogo, dove il ragazzo si avventurerà proprio con Everett. Guidati dal comune interesse nello scoprire l’origine del multiverso, entrambi si imbatteranno in una folle avventura tra sue le insidie e in continua fuga dai nostri inseguitori. Sì, perché i due protagonisti fuggitivi (senza dare troppi spoiler) sono i principali responsabili di un problema che altera l’intero equilibrio della realtà.
What Lies in the Multiverse è un’avventura pregna di spensieratezza e comicità, dove nasconde al suo interno tematiche più mature e complesse, narrate pur sempre in modo leggero, ma mai banale. Nel gioco vengono affrontati temi come vita e morte, ordine e caos, per poi addentrarsi nel profondo dell’animo umano con sentimenti come ossessione, invidia e depressione. Sentimenti, questi ultimi, che possono esplodere in qualunque momento, accecando la nostra ragione, spesso inconsciamente, guidandoci verso strade di cui chiunque potrebbe pentirsi in futuro.
Breve, ma intenso
In quelle poco più di 8 ore, il gioco è riuscito a trasmettermi un tripudio di emozioni contrastanti a poca distanza da un evento a un altro: What Lies in the Universe è riuscito a farmi ridere, riflettere, emozionare e talvolta anche inquietare, senza mai annoiarmi. Il ritmo di narrazione è pressoché perfetto, rendendo frizzante questo caleidoscopio emotivo che neanche il sottoscritto si aspettava di trovarsi davanti.
Oltre alla trama, anche il mondo di gioco presenta una propria lore, soprattutto nei mondi in rovina. A confermare ciò vi sono i vari scorci vita presenti nei collezionabili, intrisi di dettagli e descrizioni sottintese di una vita che non esiste più. I vari file racconteranno di uomini che hanno abbandonato la speranza, lasciandosi guidare dai loro istinti più naturali, tra la sopravvivenza, la resa e la disperazione. In conclusione, c’è da sottolineare il fatto che questo è il primo titolo dei ragazzi di Studio Voyager, che non potevano inaugurare al meglio il loro ingresso nel mercato indie.
Le nostre conclusioni su What Lies in the Multiverse
Il multiverso è questo. Il gioco di debutto di Studio Voyager è una piccola perla dell’industria indie da prendere assolutamente in considerazione, se si cerca un’avventura leggera, ma allo stesso tempo completa. La durata per alcuni potrebbe essere un difetto, ma forse in questo caso risulta calzante per non annoiare lo spettatore in tecnicismi e complessità di sorta. What Lies in the Multiverse narra, in un gargantuesco spazio, un’avventura più intima, lasciando in secondo piano i vari buchi narrativi presenti nella stessa.
Si può dunque definire un gioco valevole per ogni età, un’opera di crescita con temi scottanti, che solo la delicatezza di un ragazzino (o di un eterno bambino) riuscirebbe a raccontare. Inoltre, il titolo targato Untold Tales non stanca mai e non vuole farlo, quasi rendendo impercettibile e scontata la questione dei viaggi temporali istantanei. Ora, però, è il vostro turno nel rendervi protagonisti nel nostro mondo, e sta a voi scoprire i vari intrecci e viaggiare nel il kaleidoverso. Ora, ditemi voi,What Lies in the Kaleidoverse?
What Lies in the Multiverse ci insegna a cogliere al volo un'occasione e fare di tutto per raggiungerla. Gli sviluppatori ne fanno tesoro e rilasciano un titolo giusto nel momento più caldo del multiverso nerd. Gli sviluppatori arrivano così in pompa magna a rendere lo stesso una vera meccanica, oltre che un semplice espediente narrativo. Molti potrebbero non apprezzare la durata del gioco e la difficoltà quasi inesistente degli enigmi, ma Studio Voyager lo sa e non ne fa mistero: il gioco vuole raccontare una storia intima in un tripudio emozionale che non stanca, creando inoltre un legame tra i protagonisti della vicenda quasi raro, al giorno d'oggi.
Un caleidoscopio emotivo espresso nella vastità del suo universo è il riassunto del gioco in questione, e paradossalmente potrebbe essere persino il simbolo del sito nel quale si è stilata questa recensione.