In questi giorni Netflix ci ha fatto dono di una docuserie niente male, La Rete Delle Illusioni: Delitti, Bugie e Internet. È composta da sei episodi e prodotta da Ron Howard e Brian Grazer (Downfall: il caso Boeing). Si tratta di un prodotto che fonde il true crime con l’informazione, portandoci in una metaforica discesa nella tana del Bianconiglio (quello di Matrix, beninteso, non quello di Alice), passando in rassegna alcuni reati che compongono la nuova frontiera del crimine 2.0.
Swatting, teorie del complotto, movimenti sovversivi, sextortion, truffe e hackeraggio sono solo alcune delle ultime novità che hanno accompagnato lo sviluppo del web negli ultimi vent’anni. L’obiettivo della serie è proprio quello di esplorarle per mettere gli spettatori di fronte alla consapevolezza della loro esistenza e del pericolo che rappresentano. Si tratta di uno zoo peculiare, in cui il crimine non si limita a essere mostrato, ma si cerca di oltrepassarlo per suscitare una riflessione profonda in chi magari viene a conoscenza di questi fenomeni per la prima volta, o ne ha sentito parlare soltanto superficialmente in TV.
La struttura de La Rete delle Illusioni
La serie è stata realizzata adottando il tipico taglio documentaristico che ha reso così celebri le vicende di cronaca nera in TV. Ciascun episodio, infatti, è composto dalla ricostruzione degli eventi a opera di attori, e dalle dichiarazioni di alcuni dei diretti interessati, intervistati a distanza di anni dagli eventi criminosi. Oltre a questo non mancano anche documenti e ulteriori clip video che servono a sottolineare ancora di più la gravità delle vicende narrate. Ogni puntata si concentra su un fatto a sé stante, anche se le ultimi due si occupano dello stesso caso giudiziario – Lo Stingray – che ha messo in luce non solo l’evoluzione delle truffe ma anche il lato oscuro delle autorità.
Scegliere di raccontare simili avvenimenti con il taglio tipico delle docuserie true crime invece di realizzare una vera e propria serie TV è una presa di posizione importante: i produttori hanno deciso in tale modo perché molto spesso, guardando le serie TV, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad avvenimenti che rasentano la fantascienza. La Rete delle Illusioni, invece, mostra proprio quanto illusoria sia la concezione tipicamente condivisa nei confronti del web.
Il cambiamento è inevitabile…
Quando dico che oggi si pensa al web come a qualcosa di illusorio non esagero affatto: basti considerare gli ultimi vent’anni. Andate a dire a una persona che vive negli anni ‘90 che tra qualche anno sarà in grado di conversare amabilmente con quel parente che vive dall’altra parte del mondo come se fossero entrambi seduti al tavolino di un bar, e vi renderete conto di quanto rapido abbia galoppato il progresso tecnologico. E, come si evince dalla serie, la rapidità e la pervasività con cui il web ha progredito e si è inserito nelle nostre vite ha modificato radicalmente ogni cosa.
Oggi è impensabile concepire come una volta si potesse attendere delle ore intere per poter scaricare una singola immagine – in bassa qualità – da una email, o come facessero le persone a girare senza avere con sé un telefono. Gli smartphone sono praticamente dei coltellini svizzeri, la cui funzione primaria – telefonare – è stata quasi completamente soppiantata. L’avvento dei social network, inoltre, ha ulteriormente contribuito a cambiare le carte in tavola.
… ma anche l’adattamento
È qui che si inserisce La Rete delle Illusioni. Il web è uno strumento multifunzionale e molto spesso, anche a causa della nascita dei social, tendiamo a vederlo come una sorta di enorme piazza metafisica in cui ci si può incontrare e dialogare, vivendo la vita quasi avendo un pannello davanti. L’obiettivo degli ideatori della serie non è certo quello di puntare il dito verso la tecnologia per demonizzarla: è mettere in guardia gli utenti dalle insidie che vi si celano dentro, perché il web è uno strumento piuttosto neutrale, che può essere usato a fin di bene.
Nonostante questo, i malintenzionati hanno visto e vedono tuttora il mondo digitale come una nuova frontiera su cui estendere – o creare a volte – i propri crimini. E quindi La Rete delle Illusioni ci mette di fronte proprio a questo: se da una parte abbiamo nuovi fenomeni – lo swatting, per esempio, nasce come reazione collaterale al formarsi delle gaming community, e la sextortion è un fenomeno sbocciato con la nascita dei social network – dall’altro abbiamo delle vecchie volpi che colgono la palla al balzo e sfruttano le potenzialità di questo nuovo strumento per lucrare – come nel caso delle truffe online.
Un passaparola troppo veloce
Un altro lato – oscuro anche questo – che emerge dai casi coperti in La Rete delle Illusioni è il fenomeno del passaparola, che online è diventato nocivo e ha aumentato la tossicità di alcune realtà, come nel caso delle fake news o dei movimenti sovversivi. Nessuno di questi due fenomeni è nuovo: le fake news circolano nel mondo da secoli, così come i movimenti alternativi. Ma il web agisce come un enorme megafono, attirando più proseliti e rendendo la verità sfocata (a tal proposito si sta cercando di agire sulle bufale con il fact checking, ma non è un’impresa facile).
Si tratta di un campo minato in cui non si capisce bene dove situare il confine: in rete vi è libertà di parola? E fino a che punto? La velocità di propagazione di questi fenomeni rende molto difficile agli organi governativi decidere delle normative in merito, perché molto spesso ciò che accade sul Web mette molto tempo a essere riconosciuto come reale. E, purtroppo, il ritardo che vi è nel riconoscere le minacce nate sul web ha portato, in molti casi, a eventi tragici (come viene mostrato nell’episodio dedicato ai movimenti di estrema destra, o in quello sulle estorsioni sessuali digitali).
“Internet avrebbe dovuto permettere la connessione, avrebbe dovuto avallare la diversità delle idee, l’apertura mentale. Però in qualche modo marcisce e diventa qualcosa di orrendo.”
Oltre l’illusione
Lo scopo ultimo della serie è dunque quello di mettere gli spettatori di fronte a una cautela benigna. L’idea, nel realizzare La Rete delle Illusioni, non è quella di spaventare le persone o di accusare a mani basse la Rete. Piuttosto, l’obiettivo ultimo è mettere in guardia le persone nei confronti della superficialità con la quale ci si approccia tipicamente al web. Il fatto che l’ambiente digitale non sia empiricamente esperibile – non si può toccare, non si può percepire effettivamente – non deve portarci a sminuirlo, perché le persone che lo popolano sono reali, e in quanto tali possono danneggiarci.
Avete visto La Rete Delle Illusioni? Cosa ne pensate? La serie vi ha aiutato ad avere un atteggiamento più conscio nei confronti della rete e dei suoi abitanti digitali? Se vi è piaciuto quello che avete letto seguiteci su Kaleidoverse e sulle nostre pagine social, dove parliamo di anime, manga, videogiochi e cinema con notizie, recensioni e approfondimenti sulle ultime uscite.
La Rete Delle Illusioni: Delitti, Bugie e Internet usa in maniera nobile il format delle serie true crime per istruire i suoi spettatori e metterli in guardia dalle insidie del digitale. I reati scelti spaziano da fenomeni nuovi nati grazie al Web fino a toccare quelli già esistenti che sono stati adattati alle nuove piattaforme 2.0. Menzione a parte meritano le teorie del complotto e i movimenti sovversivi, che hanno sfruttato la rete per ingigantirsi e risbocciare. Nonostante sia una serie con ampi momenti di ricostruzione il legame con la realtà viene mantenuto vivo da foto e documenti che rinforzano il legame del Web con il mondo reale, proprio ad evidenziare quanto possano essere incisive le conseguenze delle azioni compiute in linea.