Una nuova serie coreana è sbarcata su Netflix il 5 aprile e si torna a parlare di mostri travestiti da umani. In questa recensione di Kiseiju- La zona grigia andremo a vedere come il regista Yeon Sang-ho conferma la sua scia di successi sulla piattaforma. La serie è uno spin off che prende solo ispirazione dal famoso manga di Hitoshi Iwaaki. Il cast è molto vasto data la presenza di molti personaggi secondari. Tra i principali troviamo Jeon So-nee famosa attrice che ha interpretato un ruolo in Soulmate, Our blooming youth, When my love blooms e altri film. Un altro attore è Masaki Suda che avrete riconosciuto se avete visto i live action di Gintama (Shinpachi Shimura) e Assassination Classroom (Karma Akabane). A completare il cast dei protagonisti principali troviamo Koo Kyo-hwan, Lee Jung-hyun, Kwon Hye Hyo e Kim In-gwon.
Se avete visto Eredità sepolta (avete letto la nostra recensione?) avrete già sentito parlare di Yeon Sang-ho. Questo regista è conosciuto anche per aver diretto la serie TV Hellbound. C’è sempre il suo nome dietro l’opera Peninsula e il film campione d’incassi in patria Train to Busan. Leggiamo insieme in questa recensione di Kiseiju- La zona grigia cosa ci propone questa volta questo noto regista.
Trama di Kiseiju – La zona grigia
Jeong Su-in (Jeon So-nee) ha un incontro particolarmente spiacevole con un cliente maleducato. Quest’ultimo, dopo aver aspettato che uscisse dal lavoro, la insegue e cerca di ucciderla facendola uscire di strada. Non riuscendo nel suo intento tenta di finirla a colpi di coltello ma qualcosa sta per arrivare in salvo della nostra protagonista. Una strana larva piovuta dal cielo si intrufola nell’orecchio di Su-in per prendere il controllo del suo corpo. L’unione larva-donna mette fine alla vita del suo aggressore grazie ad uno strano taglio dalla testa ai piedi. La larva però, non riuscendo a prendere pieno controllo della vittima, rimarrà dormiente a meno di trovarsi in casi di grave pericolo. Solo in quei momenti prenderà pieno controllo del corpo di Su-in per poter sopravvivere.
Choi Joon-kyung (Lee Jung-hyun) è a capo della task force creata per lo sterminio dei parassiti. La sua strada si incrocerà con quella di Su-in e dovranno affrontare, nel bene e nel male, ciò che lo scontro parassiti-umani gli riserverà. Su-in e Choi saranno aiutate da Seol Kang-woo (Koo Kyo-hwan) nel sventare i piani di una setta venutasi a formare con l’aumentare degli umani-parassiti. Il loro intento è arrivare alle sfere più alte del potere per poter cambiare le sorti della loro specie. Come andrà a finire questa diatriba? Tra gli umani e gli umani-parassiti sarà guerra o ci saranno anche dei tradimenti all’interno delle due fazioni?
Il dualismo è una costante in queste serie
Possiamo parlare di dualismo anche per quanto riguarda Kiseiju- La zona grigia così come ne parlammo per Sweet Home (qui la recensione della S2). Le fazioni sono sempre due ma in ognuna c’è sempre chi non appoggia gli ideali di quella di cui fa parte. Si viene così a creare una situazione in cui, chi la pensa diversamente, è visto come un traditore. Il ragionamento non è sbagliato ma se si scavasse un po’ più a fondo non arriveremmo a capirne le motivazioni? In ogni serie TV in cui è presente questo tema c’è sempre un personaggio che fa da mediatore tra i buoni e i cattivi. Nel caso di Kiseiju abbiamo Choi che, pur essendo malfidente all’inizio, finisce poi per fidarsi di ciò che le viene raccontato. Si creerà una sorta di legame di fiducia cieca verso chi dovrebbe essere in realtà il suo nemico.
Questo rapporto è una dimostrazione che la convivenza tra umani e umani-parassiti potrebbe essere una soluzione all’eventualità di questa situazione. Sappiamo benissimo che è un prodotto di pura finzione ma perché non riflettere lo stesso su questo tema? Non tutti ci pensano e magari siamo solo noi a fare riflessioni così profonde su una serie TV. Il tema di fondo di questa serie non è la convivenza tra umani e una specie aliena. La vera motivazione per cui i parassiti approdano sulla Terra è salvarla. Il loro unico scopo è eliminare quella che per loro è la causa del male sulla Terra: gli umani. Arrivare a pensare che per poter cambiare le cose su un pianeta a loro sconosciuto sia eliminarne la specie dominante è un plot twist insolito da pensare. Eppure è lì sotto i nostri occhi durante la visione di questo prodotto.
Un nuovo modo di vivere
In questa recensione di Kiseiju- La zona grigia vogliamo mettervi di fronte anche un dettaglio da non sottovalutare. Come già detto in precedenza Heidi potrà prendere pieno controllo di Su-in solo in casi di grave pericolo. Questo perché, nel momento in cui è stata parassitata, ha dovuto prima pensare alla propria sopravvivenza. Per poter vivere ha dovuto salvare il suo ospite che in quel momento era ferito a morte. Così facendo ha avuto inizio il rapporto di protezione a due vie solo perché Heidi, a differenza dei suoi simili, non potrà mai cambiare l’ospite in cui risiedere. Questa sua sfortuna la porta a dover lottare con maggiore determinazione per proteggere l’unico corpo che la può ospitare. La sua sopravvivenza dipende quindi da quanto sia brava lei a non farsi uccidere.
Starete pensando che la parte più difficile spetta ad Heidi quindi. Vi sbagliate e vi diremo perché. Su-in aiutata da Seol riuscirà a comunicare con la sua controparte parassita spingendola ad aiutarsi a vicenda. L’impegno per la sopravvivenza è quindi da entrambe le parti e viene sottolineato parecchie volte. Non è raro assistere a scene in cui Heidi lascia dei messaggi da dare a Su-in comunicandoli a Seol. Pur essendo nello stesso corpo le due non riescono a comunicare efficacemente e quindi Seol è la loro unica via di comunicazione. Il legame diventa così più forte e la determinazione di entrambe aumenta a dismisura.
Le nostre conclusioni su Kiseiju – La zona grigia
La serie si presenta come un ottimo spin off che mantiene lo stesso spirito del manga di Iwaaki. Il regista mantiene il proprio stile e con esso riesce a dare vita ad un prodotto che amplia l’universo creato dal mangaka. Ci sono delle piccole pecche per quanto riguarda l’uso della CGI la quale, in alcuni frangenti, risulta un po’ troppo scarsa. Alcuni stratagemmi, ad esempio alcune scene in ombra o la trasformazioni coperte da oggetti, mostrano i limiti probabili di un budget non sufficiente per poterle fare tutte in maniera impeccabile. Non va a rovinare però la complessività del prodotto che rimane comunque del livello alto a cui ci ha abituato Sang-ho. Si può chiudere un occhio soprattutto per la bravura di So-nee e di tutto il cast nel sapersi calare perfettamente nel ruolo datogli.
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Yeon Sang-ho si conferma un regista davvero prolifico e creativo sotto ogni punto di vista. Questa serie si va ad aggiungere alla propria produzione prendendosi lo spazio che gli spetta. Pur non essendo direttamente collegata all'opera del mangaka Iwaaki riesce a tenere alto lo spirito andando ad aggiungere sfaccettature a quell'universo. Lo fa mantenendo il suo tratto distintivo visto in altri prodotti come Train to Busan, Hellbound o Peninsula. Nonostante ci siano dei piccoli dettagli trascurati nell'uso della CGI, questo non influisce sull'opera che anzi rimane godibile e accattivante. Se aggiungiamo un cast che sa recitare e da carattere ai personaggi possiamo far finta di nulla su quei piccoli dettagli. Questo spin off è interessante da guardare e lo si può fare anche se non si conosce nulla del manga o della serie anime perché tanto si slega totalmente dalla storia. Così facendo si aggiunge una nuova visione in chiave coreana di ciò che è il mondo dei parassiti creati da Iwaaki senza andare a minarne il suo lavoro. Se avete seguito il manga o l'anime e volete ritornare ad immergervi in quel mondo popolato da strani esseri questa è senza dubbio la serie che fa per voi.