Il mondo impazzisce per k-drama, k-pop, skincare ad hoc e per molti altri fattori che hanno portato la Corea del Sud a farsi amare dall’Occidente. Anche le piattaforme di streaming hanno colto questo potenziale, e Netflix in particolar modo sembra aver dedicato molta attenzione alla formazione di un legame proficuo con le produzioni sudcoreane. Nel corso degli ultimi anni, infatti, il catalogo rossonero ha rimpolpato sempre più la sezione delle serie sud coreane, focalizzandosi specialmente su generi sentimentali, e romantici, ma non solo. Ci sono anche serie più dark, macabre e misteriose ed è di una di queste che Kaleidoverse vi parlerà in questa recensione, limitando gli spoiler al minimo indispensabile: stiamo parlando di Eredità sepolta, la nuova serie TV approdata nel magico mondo virtuale Il 19 gennaio.
Diretta da Min Hong-nam (Peninsula) e scritta da Yeon Sang-ho (Train to Busan). Eredità sepolta vede sia nei titoli di coda che nel cast interpreti di tutto rispetto: Hao Feng (Alchemy of souls), Aria Song (Yellowstone), Kim Hyung-yo (I have a lover), Park Hee-soon (Jak-jeon), Park Byeong-eun (I’m a cyborg, but that’s OK), Ryu Kyung-soo (The call), Park Sung-hoon (Squid Game). Diamo adesso un’occhiata alla trama della serie, composta da sei episodi, che si apre con un evento forse preannunciato dal titolo: un funerale.
Eredità sepolta: la trama
Yoon Seo-ha (Kim Hyung-yo) lavora come assistente per un professore universitario e aspira ad avere una cattedra tutta sua. La vita, però, non sembra procedere nel modo migliore per lei: sfruttata dall’anziano professore e tradita dal marito, le cose per Seo-ha iniziano a cambiare quando riceve una telefonata dalla stazione di Polizia di Namil. A quanto pare, infatti, la donna aveva uno zio paterno, morto in circostanze misteriose, e di conseguenza è a lei, unica parente, che spetta una piccola eredità: un cimitero di famiglia sperduto in aperta campagna. Durante il funerale dell’anziano Seo-ha fa la conoscenza di Kim Yeong-ho (Ryu Kyung-soo), che afferma di essere suo fratello e di avere quindi diritto a metà del lascito.
A partire da quella fatidica sera le cose iniziano a diventare sempre più strane per la donna: la morte dello zio non è stata un incidente così come non lo sono quelle che iniziano a susseguirsi a ritmo allarmante. Mentre i sospetti si stringono intorno a Yeong-ho, la vicenda inizia ad assumere connotati bizzarri che affondano le proprie radici in un passato che la donna ha cercato con tutta sé stessa di dimenticare. Il detective Choi Seong-joon (Park Hee-soon), invece, non ha alcuna intenzione di lasciar perdere, nonostante sia trattato male sia dai suoi superiori che dai colleghi, e la verità che attende tutti sul finale si rivela tanto macabra quanto triste.
Bucolica serenità
Dal punto di vista registico Eredità sepolta si caratterizza per un ritmo molto lento e per la prevalenza di campi molto lunghi che ritraggono, a mo’ di quadri, la campagna coreana contrapposta ai rari scorci urbani. C’è una profonda dissonanza tra gli immensi campi di riso innevati e gli edifici cittadini, caratterizzati da un insolito quanto prepotente isolamento. Palazzoni, casolari, persino la sede universitaria si ergono come singolari monumenti, isolandosi da tutto ciò che li circonda. Guardando al piccolo villaggio dove si svolge parte della trama, appare evidente come invece ci sia molta più vita e di conseguenza molti più segreti nel nulla sconfinato della campagna.
La sceneggiatura invece racconta la sua storia scandendo bene i tempi e legando a doppio filo presente e passato, in maniera talmente stretta da risultare quasi fastidiosa per i personaggi coinvolti. I temi sollevati nel corso della visione si mescolano in maniera originale e insolita, dipingendo un’umanità mossa dall’avidità, dalla diffidenza e dalla superstizione, tre elementi che diventeranno letali per alcuni dei personaggi. Il cast, composto da attori famosi sia in Corea del Sud che all’estero, regala intensità all’interpretazione e lascia molto all’immaginazione dello spettatore, che si troverà in più di un’occasione a dover interpretare i silenzi e gli sguardi.
Morte, eredità: torbida questione
Il primo tema che si solleva in Eredità sepolta è – come suggerisce il titolo – quello della morte e del lascito. La protagonista scopre di avere un parente di cui ignorava completamente l’esistenza e di cui le tocca l’unica cosa di proprietà della sua famiglia: un piccolo cimitero, un ammasso di poche lapidi situato nel centro di un immenso campo. L’eredità si situa al centro della storia fin dal primo momento e, anche se a volte sembra quasi finire in secondo piano, resta il motore principale delle azioni dei personaggi nel corso dell’intera serie: la protagonista medita su quello che la sua famiglia – che odia e vorrebbe dimenticare – le ha lasciato e su quello che vuole farci, oppressa gradualmente in maniera sempre maggiore da forze e persone esterne.
Se, infatti, Seo-ha sembrerebbe essere decisa a liberarsi del lascito della sua famiglia, tutto intorno a lei si ergono persone che invece vedono l’eredità come un’occasione per poter trarre profitto da una situazione inconsueta quanto spiacevole. È una storia vecchia quanto il mondo: dove c’è una morte, dove c’è un parente lontano con un’eredità ci sono avidità e voglia di accaparrarsi ciò che è rimasto. Il desiderio di trarre un profitto economico e vantaggioso da un piccolo appezzamento di terra scatenerà una scia non indifferente di sangue e condannerà in primis proprio la cupidigia di quelli che volevano appropriarsene. Accanto alla brama del piccolo terreno, però, si innalza qualcosa di più profondo del denaro: l’eredità del cognome.
Dalla terra alla famiglia
Si arriva così a quello che è il secondo grande tema di Eredità sepolta: dopo la morte e l’avidità c’è infatti la famiglia. Abbiamo già detto sopra che Seo-ha non ha un buon rapporto con la propria famiglia, anzi: in particolar modo nei confronti del lato paterno la donna prova ribrezzo e rifiuto tanto da opporsi, in un primo momento, alla notizia stessa della morte dello zio, mai conosciuto. Nel corso della serie, però, Seo-ha rivaluta lentamente le proprie origini. Dall’altro lato abbiamo il fratello – anzi, fratellastro – che lotta strenuamente per 6 episodi per farsi riconoscere il diritto ad avere parte di quell’eredità e dunque della famiglia che non l’ha mai accettato su carta.
È singolare notare quanto il concetto stesso di eredità, legato in maniera così indissolubile alla morte ma anche alla terra crei un parallelismo non indifferente con l’immagine delle radici. Di tutte le cose che Seo-ha poteva ricevere in eredità dal lato della famiglia che ha sempre disprezzato le è toccato infatti un cimitero: amara beffa di ciò che non ha mai potuto avere, della famiglia dalla quale si è sempre sentita respinta e che ha quindi odiato pur di non sentirne la mancanza. È nelle lapidi affondate nel terreno che si ritrovano le radici più profonde, presenti nel piccolo villaggio tanto quanto il sangue versato.
Quando la tradizione diventa morbosa
Arriviamo così all’ultimo grande tema di Eredità sepolta: oltrepassando la morte che incontra la famiglia, le radici, la terra e il passato che ne derivano si arriva a un elemento fondante e remoto che però sembra perdurare nel tempo: la superstizione e il potere che può avere sulle menti delle persone. Le credenze, i rituali, i talismani e le preghiere formano sin da subito un fitto reticolo di mistero e paranoia che rizza i peli sulla pelle della protagonista e, in più di un’occasione, anche dello spettatore. In questo modo tradizione e superstizione toccano il presente e lo sporcano con il tocco di una mano completamente dimenticata, come si evince dalla discrasia quasi febbrile con cui Seo-ha entra in contatto con questo mondo.
Emerge inoltre il labile confine tra desiderio e ossessione, quest’ultima potenzialmente fatale sia per chi la nutre che per chi cerca di spegnerla. Entra nella mente dello spettatore e dei personaggi il seme del dubbio e il potere – forte, apparentemente indistruttibile – del convincimento e della credenza, in grado di fornire sia supporto che un mezzo verso il soddisfacimento dei propri bisogni e desideri. È in questo senso che la superstizione e la tradizione si ricollegano alla morte, chiudendo un cerchio immaginario che circoscrive e scrive la parola fine di Eredità sepolta, lasciando però un messaggio molto positivo nei confronti della famiglia e dell’eredità, non più vista come fardello ma come qualcosa di cui prendersi cura, anche se non la si capisce appieno.
Le nostre conclusioni su Eredità sepolta
Eredità sepolta si conferma un thriller dal ritmo lento e inesorabile, che vi consigliamo di guardare durante queste lunghe e buie sere invernali per entrare completamente sia nel clima della trama che nella mente dei personaggi presentati nella serie TV. Grazie ai colori che vi accarezzeranno metaforicamente il volto e alle azioni mai scontate di un cast che dona incredibile intensità ai propri personaggi, Eredità sepolta è una buona serie che lascia sul finale un messaggio molto positivo, abbandonando le ombre in favore di una luce tenue e carica di speranza.
Speriamo che guarderete Eredità sepolta. Fateci sapere cosa pensate di questa recensione lasciandoci un commento su Kaleidoverse o sulle nostre pagine social, dove vi teniamo aggiornati sui nostri ultimi articoli pubblicati – come la recensione di Griselda, quella del primo episodio di True Detective: Night Country e quella di Role Play. Abbiamo anche dei gruppi community, uno su Facebook e uno su Telegram, che vi aspettano per poter discutere delle ultime novità in campo cinematografico, seriale e videoludico. Vi aspettiamo numerosi!
Eredità sepolta è una serie che parte lentamente ma che guadagna sul lungo periodo, trasformando silenzi e sconcerto in mistero e pericolo. Sullo sfondo di una Corea che passa senza alcuno sforzo dalla città alla campagna lo spettatore assiste allo svolgimento di una storia che affonda le mani nella terra alla ricerca delle radici della protagonista, radici che lei in prima istanza rifiuta ma dalle quali non potrà scappare più. Portata in vita da un cast essenziale e di talento, Eredità sepolta colpisce per la banalità del male, nascosto nel persistere delle credenze e delle superstizioni che vivono sotto traccia e apre i cuori degli spettatori a confessioni, azioni e rimpianti che riecheggiano, in linea generale, con il vissuto di ognuno, sollevando domande sull'importanza della famiglia e dell'appartenenza che mettono in discussione quello che pensiamo di sapere sui nostri cari.