Una delle serie TV di punta di Netflix è stata sicuramente Narcos, e anche la sua succursale messicana ha riscosso molto successo. La storia della caccia estenuante a Pablo Escobar mentre il suo impero del narcotraffico si alzava sempre più alto, impersonata da Wagner Moura (Tropa de Elite), Pedro Pascal (The Last of Us) e Boyd Holbrook (Indiana Jones e il quadrante del destino) si è creata una nicchia tutta sua ed è diventata un’icona della cultura pop. A farle compagnia arriverà, il 25 gennaio, Griselda, la nuova serie TV sempre targata Netflix e sempre immersa nel torbido mondo della droga, con un’eccezione: la protagonista a Escobar faceva paura. Kaleidoverse ve la racconta un po’ in questa recensione – no spoiler, ovviamente.
Diretta da Andrés Baiz (La verità nascosta) e scritta da Ingrid Escajeda (Justified), Doug Miro (Narcos: Mexico), Eric Newman (True Story), Brenna Kouf (The Walking Dead: Dead City), Cassie Pappas (Silo), Turi Meyer (L’uomo di sabbia), Alfredo Septién (Wicked Minds), Gina Lucita Monreal (NCIS), Giovanna Sarquis (Before I Got Famous), Carlo Bernard (The Great Wall), Griselda conta 6 episodi da un’ora l’uno. Nel cast spiccano Sofía Vergara (Modern Family), Alberto Guerra (En las buenas y en las malas), Christian Tappan (Primate), Martín Rodríguez (Leo’s Room), Juliana Aidén Martinez (Tar Pit), Vanessa Ferlito (Bookie), Carolina Giraldo (Mike Bahía), Fredy Yate (Loving Pablo), Paulina Dávila (Ritmo selvaggio), José Zúñiga (Sound of Freedom – Il canto della libertà), Camilo Jiménez Varón (Distrito Salvaje), Julieth Restrepo (La Promesa), Gabriel Sloyer (Inventing Anna), Diego Trujillo (Metástasis), e Alberto Amann (Cella 211). Vediamo insieme la trama.
Griselda: la trama
Facendo la spola tra l’America Latina e gli States degli anni ’70 Griselda racconta la storia dell’ascesa e della rovinosa caduta di Griselda Blanco, definita dai posteri come la madrina del narcotraffico e l’unica donna mai temuta da Pablo Escobar. In fuga dalla fine violenta di una relazione tossica, Griselda e i suoi figli si trasferiscono a Miami per ricominciare una nuova vita. Decisa a dettare lei le condizioni del suo futuro, Griselda non si allontana però dal punto di partenza colombiano e mette in piedi un’organizzazione criminale specializzata nel narcotraffico che vede lei al comando.
La storia si dilata e si sviluppa nel corso di molti anni, durante i quali la donna lotta con le unghie, i denti, molte pallottole e bombe per stabilire il suo predominio sul territorio della città, facendosi spazio e guadagnandosi posizione e rispetto in un ambiente di soli uomini. Ma i sogni non durano per sempre: dall’altro lato della barricata la polizia si arma per opporsi al dilagare sempre maggiore di spaccio e guerre per il territorio in giro per Miami. Tra le fila delle forze dell’ordine sarà proprio una donna, June Hawkins, a notare Griselda e a stringere lentamente il cerchio intorno a lei.
Sentitamente latina
Dal punto di vista tecnico e registico Griselda riporta alla memoria i fasti di Narcos: con una fotografia giallastra che richiama ai toni quasi stereotipati in cui le serie TV americane guardano il Messico e i territori latini, la storia che lo spettatore fruisce nel corso delle sue sei ore si caratterizza per l’abbondante presenza di dialoghi in lingua originale – spagnolo colombiano – e per la presenza di canzoni ben piazzate che creano una ragnatela musicale ma anche visiva che incastona i momenti più importanti della trama.
La scenografia è curata nei minimi dettagli e restituisce una Miami che non è in realtà molto diversa da Medellín e che trasuda contemporaneamente sfarzo, ricchezza, degrado e il razzismo nei confronti degli immigrati latino-americani. Il cast, inoltre, composto per la maggior parte da attori di origine latina, interpreta magistralmente i ruoli loro preposti, coinvolgendo lo spettatore nei meccanismi del narcotraffico e vincendo il loro cuore con motivazioni profonde e desideri sfrenati. L’unica pecca, se si volesse essere pignoli, risiede nella somiglianza con i personaggi reali della storia, molto lontani dagli attori che hanno prestato i loro volti.
L’emancipazione passa anche dal narcotraffico
Griselda oltre a raccontare una storia vera racchiude in sé molte questioni e tematiche attuali. La prima – e forse la più evidente – è l’emancipazione. La protagonista della serie Infatti si stabilisce a Miami e, quando decide di riprendere la strada della criminalità, si ritrova in una posizione di inferiorità in quanto donna. Esatto: non è solo il mondo legale ad essere pieno di stereotipi e pregiudizi, ma anche quello criminale. Circondata da un manipolo di uomini che non accettano di farsi comandare da una donna, Griselda dovrà faticare davvero molto per affermare il suo potere e il suo carattere e, soprattutto, il suo modo di fare affari.
Parallelamente a Griselda c’è June, la detective della squadra omicidi di Miami che darà più di tutti la caccia alla donna nel corso della serie. Per quanto siano differenti, anche June si ritrova in una posizione di svantaggio e di inferiorità rispetto ai suoi colleghi. Nonostante sia un membro effettivo delle forze armate, infatti, molto spesso viene relegata a ruoli secondari, tanto da farla vacillare in più di un’occasione. Malgrado questo, la sua posizione, tanto simile a quella di Griselda, costituirà la chiave con la quale lei e la squadra nella quale entrerà a far parte riusciranno, alla fine, a mandare all’aria il castello di carte della colombiana.
Lupi e agnelli
Abbiamo già accennato al fatto che l’essere donna di Griselda costituisce inizialmente un punto a sfavore nella sua ascesa al potere nel mondo criminale. Da un altro punto di vista però il suo essere una donna costituisce un punto di forza: agendo in un mondo di lupi pronti ad azzannare i più deboli per ottenere il loro potere e il loro territorio, Griselda si trova apparentemente in veste da agnello e, ai loro occhi, resta debole finché non svela il trucco: anche lei è un lupo, e la veste d’agnello era solo un costume.
Accade spesso Infatti alle donne che bramano il potere di dover faticare molto più dei concorrenti di sesso maschile per raggiungere la loro stessa posizione. Il maggiore impegno infuso alla causa, sia essa buona o cattiva, trasforma molto spesso le donne interessate in ossi duri, rendendole quindi inamovibili, più scaltre e anche più spietate rispetto agli uomini. Griselda incarna molto bene questo questa evoluzione, dal momento che, inizialmente sfruttata e sbeffeggiata sia dagli spacciatori di Medellín che da quelli di Miami, svela un volto crudele, spietato e un metodo d’azione tanto imprevedibile e ragionato quanto terrificante e definitivo.
Il prezzo del potere si paga col sangue
L’essere donna di Griselda occupa sicuramente una posizione di rilievo nel novero dei temi di questa serie TV, ma non è l’unico: accanto a questo infatti c’è il potere che si conferma ancora una volta una forza corrosiva. tossica e inebriante da indurre alla dipendenza senza distinzioni di genere chiunque lo brami. Griselda non fa eccezione: una volta in cima lei decide di non accontentarsi e asseconda la sua voglia di potere e la sua ambizione senza meditare fino in fondo le conseguenze delle sue azioni, anche le più drammatiche e sanguinolente.
Il prezzo del potere, infatti, nel mondo criminale è uno o uno solo: il sangue. Griselda lo impara ben presto sulla propria pelle. Nonostante gli ammonimenti delle persone che la circondano la donna decide di non fermarsi di fronte ai cadaveri, di fronte alla polizia, di fronte al cerchio gradualmente più ampio di solitudine nel quale precipita. In questo modo si arriva un punto in cui il potere e la paura si fondono insieme creando un mix letale più della droga che la donna commercia e che la porterà a pagare pegno per le sue azioni sconsiderate.
Conclusioni
Se siete fan di Narcos e amate le storie che fondano droga, potere e morte, Griselda fa al caso vostro. Sofía Vergara si conferma una grande attrice in grado di regalarci un’interpretazione drammatica e potente di una donna che, seppure per un breve lasso di tempo, ha fatto il bello e il cattivo tempo del narcotraffico. Accanto a una regia lenta e cadenzata che racconta molto più di una storia di droga, Griselda colpisce per la potenza della protagonista e delle forze contro cui la donna si mette senza saperlo: il potere è una materia che logora chi l’ha chi l’afferra, e molto raramente si trovano dei modi per poterlo gestire senza venirne sopraffatti.
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Diretta da Andrés Baiz, Griselda presenta agli spettatori in 6 puntate la storia di Griselda Blanco, narcotrafficante colombiana che ha comandato per le strade di Miami negli anni '70. Con una regia accorta caratterizzata da colori accesi e musiche dance ma anche in acustica e un cast autentico che regala interpretazioni intense, la nuova serie TV targata Netflix regala a chi la guarda il mix perfetto tra azione, dramma e sentimenti mettendo al centro di tutto il pericoloso pas de deux con il potere, partita sempre scivolosa e dal fallimento facile, che porterà l'emancipazione della protagonista e dei suoi collaboratori verso la rovina perché la giustizia, per quanto imperfetta e asservita anch'essa a logiche di potere tutte sue, alla fine trova sempre il modo di far piegare la testa a chi le si mette davanti.