Più passa il tempo, più la lente d’ingrandimento con cui gli autori cercano storie interessanti da raccontare si sposta verso i giorni nostri. Che sia la volontà di concentrarsi su eventi che altrimenti passerebbero un po’ in sordina, o il desiderio di scatenare potenti ondate nostalgiche, il fenomeno è sempre più comune. Di conseguenza, abbondano storie che ci catapultano in un passato che ci sembra sempre più familiare. Tutti possono citare almeno un film o una serie TV, infatti, che abbia fatto loro questo effetto e che sia uscita nell’arco degli ultimi due anni. In questo articolo ci occuperemo di uno prodotti recenti che rientrano in questa categoria: stiamo parlando di Kleo.
Si tratta di una serie TV tedesca targata Netflix approdata nella piattaforma streaming il 19 agosto. Creata da Hanno Hackfort, Bob Konrad e Richard Kropf (tre autori che hanno già collaborato alla realizzazione di You Are Wanted, serie disponibile su Prime Video), è composta da 8 episodi. Nel cast vediamo nei ruoli principali Jella Haase (Fuck you, prof!), Dimitrij Schaad (Killing Eve), Julius Feldmeier (Babylon Berlin), Vincent Redetzki (Nocebo), Vladimir Burlakov (The Darker The Lake) e Marta Sroka.
Kleo: l’ennesima storia di vendetta?
La trama di Kleo ruota intorno alla sua omonima protagonista, una giovane spia della Stasi che viene incastrata e incarcerata per direttissima senza che nemmeno lei sappia il perché. Questo accade nel 1987, quando Berlino è ancora divisa in due realtà distinte e separate, e noi ci troviamo – insieme a lei – a Berlino Est (quella sotto l’influenza dell’URSS, tanto per intenderci). Il caso vuole che dopo due anni di reclusione Kleo possa rivedere la luce del sole grazie al crollo del muro, che porta anche al rilascio dei prigionieri politici. Libera, disorientata e con molte domande, decide di intraprendere una vendetta personale nei confronti delle persone che l’hanno tradita.
Di primo acchito, soprattutto guardando i primi episodi, si potrebbe avere l’impressione di aver già visto questa storia: semplificando per eccesso, infatti, potremmo vedere la storia di Kleo come quella di una donna che, tradita dalle persone di cui si fidava, decide di intraprendere il sentiero della dolce e fredda vendetta, come abbiamo già visto fare nel mondo cinematografico e seriale (a noi vengono in mente Gone Girl e Revenge, ma potremmo citarne molti altri). Ben presto, però, questa prima impressione muta, presentandoci retroscena molto più ingarbugliati di quanto ci aspettassimo, collegati tutti – chi più, chi meno – a una fantomatica e misteriosa valigia rossa.
Le due realtà parallele di Berlino
Prima di addentrarci nei meandri di una spy story a tutti gli effetti (anche se anticonvenzionale) dobbiamo concentrarci sull’ambientazione di Kleo. Come abbiamo già detto, ci troviamo nella Berlino della fine degli anni Ottanta/inizio anni Novanta. Una città spaccata letteralmente a metà, asincrona nel suo essere fino al midollo, tanto da contribuire a trasmettere allo spettatore una sensazione pervasiva di straniamento. Guardando la serie si può percepire distintamente – anzi, forse è il modo più immediato in cui lo si può fare – anche il cambiamento progressivo della metropoli, che si trasforma dopo la caduta del celebre muro che l’ha caratterizzata per circa trent’anni.
Negli episodi ambientati prima della caduta del muro, infatti, la città è nettamente divisa: l’Ovest ricorda tantissimo I ragazzi dello zoo di Berlino con i suoi neon, la musica tecno e la droga. Anche l’architettura degli edifici trasmette novità, con le case che rispondono a una precisa idea di design (la casa di Sven e quella di un altro personaggio, Anne Geike, ne sono l’esempio più evidente, con i loro finestroni e i mobili in stile minimal). A Est è tutto più conforme, come si confà ai dettami del regime comunista. Gli ambienti sono generalmente più spogli e, anche se le case sono molto belle e colorate sono evidentemente antiche e più connesse a una dimensione bucolica che a una cittadina. Dopo la caduta, invece, questa netta diversità sfuma progressivamente, andando ad aumentare una dissonanza che rimarrà incatenata ai personaggi.
Spie molto sui generis
La maggior parte dei personaggi che compaiono in Kleo sono spie o sono, in qualche modo, connesse al mondo dello spionaggio. Ciò che però tutti condividono in qualche modo non è la loro affiliazione bensì il loro essere completamente fuori luogo in una serie del genere. E questo si evince a partire dalla protagonista stessa, che a noi ha ricordato moltissimo il connubio – shakerato, non mescolato – di vari personaggi fittizi celebri, come Vedova Nera del MCU e Hannah dell’omonimo film. Kleo è un personaggio complesso: plasmata dal regime, non riflette molto prima di agire e si lascia molto spesso condurre dai suoi sentimenti, piuttosto che addomesticarli. Lo spettatore conosce le ragioni che la spingono a continuare la sua opera di vendetta e la osserva compierla, ma ben presto potrebbe perdere il legame con lei, forse a causa della curiosità che porta tutta l’attenzione nei confronti della valigia rossa.
Per quanto riguarda gli altri personaggi della serie, quasi tutti, come abbiamo già detto, incarnano caratteri di persone forse un po’ scoppiate. Sven, il poliziotto di Berlino Ovest perennemente stanco, riflette lo spettatore, che non capisce la sete di vendetta di Kleo né i suoi metodi ma vuole a tutti i costi arrivare alla fine della storia. C’è poi Thilo, il ragazzo di Berlino Ovest che si trasferisce a Est e entra nella vita di Kleo nella maniera più impensabile. Trasognato e trasandato, diventa una sorta di amichevole mascotte per la nostra protagonista, puntando a un destino più alto (mistico? extra-terrestre? decidetelo voi). Abbiamo comunque notato come gli abitanti di Berlino Est coinvolti nei servizi segreti siano quelli con gli atteggiamenti più eccentrici e scostanti, che rasentano la psicopatia (ci riferiamo, oltre a Kleo, a Ramona e a Uwe).
Lo spionaggio: binocolo sulla vita
Kleo ha, tra i suoi meriti, quello di riuscire a smuovere lo spettatore e a trasportarlo con sé in viaggio. Da questo punto di vista, così come da quello dei travestimenti, la serie rispetta appieno gli elementi fondamentali di una spy story. Anche il contenuto della valigia rossa – anzi, l’esistenza stessa di quella benedetta valigia – si ricollega all’importanza di essere in vantaggio propria di questo genere. Ma non è tutto qui, e non è tutto perfetto. Abbiamo infatti a che fare con una storia che è impostata diversamente rispetto al canone cui il cinema americano ci ha abituati (potremmo anche citare il franchise di James Bond, che è diventato sempre di più action).
Kleo non è una storia al cardiopalma, che tiene lo spettatore incollato alla poltrona perché i combattimenti sono feroci e sembrano coreografie, anzi: la serie ha i suoi tempi, le vicende seguono un ritmo dissonante e tendenzialmente lento che ricorda a volte i film noir (come Il grande sonno). Questa inattesa lentezza potrebbe quindi far storcere un po’ il naso allo spettatore, se si aspetta altro. Nonostante questo e una recitazione piuttosto singolare, ci piace il messaggio di fondo che la serie lascia: le cose cambiano, non sempre possono essere controllate, quindi in mancanza di meglio la scelta migliore è quella di abbracciarlo, il cambiamento, e puntare verso un futuro nuovo, perché il vecchio, il sicuro, il familiare non sempre perdura: cambia anch’esso, nascondendosi dietro le quinte sembrando, almeno in apparenza, scomparso per sempre.
Le nostre conclusioni su Kleo
Kleo fa per voi se avete voglia di una serie che non risponda ai canoni non scritti del genere. Se, oltre a cercare di risolvere un mistero, avete voglia anche di ridere e di osservare una satira ben nascosta della Germania di quegli anni, esasperata da macchinazioni politiche che bastonavano prepotentemente i poveri cittadini berlinesi (ma non solo). Kleo non fa per voi se, invece, non amate questo tipo di retorica. Se ricercate azione, colpi di scena sconvolgenti e pathos. Noi speriamo che, qualunque sia la vostra opinione sulla serie, decidiate di condividerla con noi. Potete farlo qui su Kaleidoverse, sulle nostre pagine social o sui nostri canali community (Facebook e Telegram).
Immersi in una fotografia folgorante e pienamente estiva seguiamo le vicende di una ex-spia in cerca di vendetta per un futuro che le è stato precluso. In soli otto episodi vediamo alzarsi un'impalcatura che ci porta sulle vette di una potenza mondiale in caduta libera che ci mostra il suo volto ipocrita e realista, in totale contrasto con gli ideali che promuoveva nella propria retorica. Il ritmo non è incalzante e richiede tutta l'attenzione dello spettatore che magari si aspettava qualcosa di più movimentato e serrato, ma i personaggi graffianti e vagamente caricaturali trasmettono, alla fine, un messaggio di cambiamento e freschezza che punta ad allontanarsi dalla pesantezza delle ideologie e dei giochi di potere.