Netflix sta facendo rinascere la passione del pubblico per i period drama che, da qualche anno a questa parte, non erano più tanto apprezzati o richiesti dall’audience. Peccato che, a parte Bridgerton, serie basata su romanzi contemporanei e non storici, la piattaforma tende a mancare largamente il bersaglio. A luglio la casa di Stranger Things aveva rilasciato Persuasione con Dakota Johnson, ampiamente criticato e per giusti motivi. Ora il colosso dello streaming ha iniziato a puntare nuovamente su personaggi storici e questa volta è toccato a Sissi, nella serie L’imperatrice, della quale vi parliamo in questa recensione. Dopo i reali inglesi in The Crown, tocca agli Asburgo essere mostrati in una serie, ma di produzione austriaca. Piccolo disclaimer: se credevate che la storia vera fosse quella dei film con Romy Schneider, ricredetevi, perché non è assolutamente così.
La giovanissima protagonista è interpretata da Devrim Lingnau, decisamente non quindicenne, ma finalmente somigliante davvero ai ritratti e alle fotografie della vera Elisabetta di Baviera. Attenzione però, questa Sissi non vuole essere chiamata in tal modo ma solo Elisabetta. Poco importa che storicamente la giovane imperatrice non solo amasse farsi chiamare così ma usasse il nomignolo anche per firmarsi (normalmente usava Sisi quando doveva siglare dei fogli), no la ragazza originaria della Baviera di Netflix non vuole assolutamente nomi diversi dall’originale, le dà fastidio che le stringano troppo i corsetti e gira a piedi nudi nelle fabbriche di ferro. E questo non è che l’inizio di quanto succede nella serie in uscita il 29 settembre 2022. Noi di Kaleidoverse.it l’abbiamo vista in anteprima e siamo qui a parlarne con voi senza spoiler.
L’imperatrice: tra spasimanti improbabili e plot twist opinabili
Non è facile far capire quanto assurde siano certe scelte di sceneggiatura senza fare alcun tipo di spoiler, ma nella serie L’imperatrice la giovane ha uno spasimante molto particolare, che diventa un personaggio fondamentale nella storia. Eppure non ha senso. Tra tutti i veri spasimanti che Sisi ha avuto nella realtà, tra cui anche il Conte Andrassy dall’Ungheria, del quale si è vociferato per decenni che fosse il padre di uno degli ultimi pargoli dell’imperatrice, Netflix ha deciso di inventarsene uno in modo totalmente casuale e insensato.
Sissi è in effetti una ragazza ribelle… ma nel modo sbagliato. Questa Elisabetta partecipa a festini, si ubriaca e bacia altri uomini, ma la verità è che la giovane imperatrice non si ribellava in questo modo. Non partecipava agli eventi ufficiali, faceva ginnastica ogni giorno, si faceva stringere il corsetto spasmodicamente per sembrare più magra, mangiava pochissimo e curava il proprio corpo allo strenuo. Tutto questo aspetto della psicologia del personaggio non solo è ignorata ma totalmente non affrontata in questa serie (come nelle altre, in verità), preferendo invece una trama all’insegna degli scandali e dell’invenzione di fatti mai esistiti. Gli episodi non sono brutti, gli attori sono bravi e piuttosto convincenti. Ma dispiace vedere un’ennesima invenzione su un personaggio storico quando la vita di Sissi in particolare era interessante e piena di spunti giusti per creare una serie diversa ma comunque vincente.
Forse meglio un documentario
Quante versioni di Sissi abbiamo già visto e quante proprio non capiscono il personaggio? Qualche mese fa avevamo parlato dei 10 period drama imperdibili, e tra questi avevamo messo in lista anche Sissi con Cristiana Capotondi, produzione RAI austro-italiana del 2010. Ecco, esclusa quella, che non è perfettamente storica ma ci prova e riesce abbastanza, delle altre versioni nulla è davvero accurato. La versione degli anni ’60 con Romy Schneider (che poi ripristinò il suo ruolo in diversi altri prodotti, tra cui Ludwig di Luchino Visconti) è adorabile, fiabesca e quanto di più lontano ci sia dalla storia vera. Eppure è una versione indimenticabile. Perché? Perché ha fatto rivalutare la figura della giovane imperatrice. Sissi, che tanto spesso viene pensata come amata dal popolo e vicina agli austriaci, in realtà è stata una sovrana molto assente.
Fu il consorte Franz Joseph a essere più amato dal popolo oltralpe (anche se non dai territori sotto l’Impero all’epoca, come l’Ungheria o il nord Italia). Elisabetta era molto più vicina agli Ungheresi, ma escluso questo, tendeva a non andare molto agli eventi ufficiali e preferiva davvero cavalcare e curare la propria persona. I film con Romy Schneider fecero rinascere l’idea dell’imperatrice d’Austria creando un’icona che prima di allora non era mai stata tale. Altra versione uscita lo scorso anno andata in onda in Italia su Canale 5 è Sissi con Dominique Devenport. Versione forse ancora più controversa di questa di Netflix, la serie del 2021 non ci prova nemmeno a essere storica. I vestiti sembrano fatti di poliestere e non mancano i drammi accompagnati da prostitute o situazioni all’infuori dell’etichetta del tempo. Netflix prova a essere più accurato, un po’ riesce, ma poi cade in piccolezze di cattivo gusto.
Le nostre conclusioni su L’imperatrice
L’imperatrice è una serie di nuovo all’insegna dello scandalo. Sceglie di mostrare la ribellione di Sissi in chiave contemporanea ma totalmente errata storicamente e la giovane non è il solo personaggio stravolto. Nella serie vi sono diversi elementi insensati per il tempo, come tagli di capelli drastici per donne che nell’Ottocento non avevano mai le chiome che arrivassero più su delle spalle. Eppure ormai va così, in Persuasione si parla di ex, qui vengono dette parolacce e inventate situazioni. Ci chiediamo però se è davvero necessario adattare le storie alla contemporaneità in questo modo o se sia invece auspicabile adattare l’audience alla storicità. Gli scandali sono divertenti, interessanti… se giustificati o parti integranti delle storie. The Crown ne è un esempio lampante. Prende eventi reali e aggiunge dei “dietro le quinte” verosimili. Perché non è possibile fare la stessa cosa con Sissi, con Jane Austen o con altri period drama?
Come mai sentiamo il bisogno impellente di aggiungere “pepe” alle storie se già il materiale originale è non solo controverso e interessante ma darebbe spunti di riflessione ancora più giusti e su cui riflettere? Perché dobbiamo aggiungere controversie in storie già culturalmente impegnate? Qual è il motivo di continuare a nascondere una psiche difficile e complicata di una donna che ha avuto tante brutte esperienze e preferiamo, invece di mostrare la sua psicologia, creare scandali mai avvenuti? Forse la risposta è nella nostra società. In fin dei conti, i problemi fisici sono molto più creduti e ascoltati delle malattie mentali. Quindi non sorprende che anche cinematograficamente parlare di festini, tradimenti o fatti fisici sia preferibile al mostrare disturbi psicologici. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sul sito Kaleidoverse.
L'Imperatrice è un nuovo take sulla storia di Elisabetta di Baviera e ci prova, ci prova a essere apprezzabile, ma non raggiunge il suo fine. Comincia in maniera abbastanza storica, molti abiti sono accurati per il tempo e l'incontro tra Sissi e Franz Joseph riprende alla lontana quanto successo storicamente... poi la serie si perde. Si perde in quei cliché tipici dei period drama di oggi. Deve per forza mostrare delle scene di sesso, di nudo, i reali che perdono le staffe e una Sissi ribelle che vuole cambiare la corte. Sebbene non siamo a conoscenza dei dettagli delle vite sessuali dei personaggi storici, una cosa la sappiamo: Elisabetta era una ribelle ma era anche una ragazza alla quale della corte o del popolo non interessava poi tanto e renderla paladina delle persone in ogni singola trasposizione non fa che erigerla a martire quando Sissi fu ben lontana dall'esserlo. L'Imperatrice cerca di abbindolare lo spettatore con i suoi plot twist intriganti, ma ciò a cui ci troviamo davanti non è che una fanfiction della vita di Sissi e di Franz Joseph. Una di quelle deludenti.