Quale modo migliore di cominciare l’anno, se non con una bizzarra serie di misteri nascosti in territorio freddo e innevato? Questa dev’essere la domanda che si sono posti negli uffici di Netflix mentre stilavano il palinsesto per il mese di gennaio. Forse grazie a questa domanda I delitti di West Point – The Pale Blue Eye ha raggiunto la piattaforma il 6 gennaio, seguito dalla nostra recensione. Il film era già stato brevemente proiettato nei cinema d’oltreoceano poco prima di Natale.
Diretto da Scott Cooper (Austin Powers), I delitti di West Point segna la ricomparsa sugli schermi di un bouquet attoriale di tutto rispetto. Christian Bale (American Psycho), Gillian Anderson (The X-Files), Toby Jones (Neverland) e Timothy Spall (Vanilla Sky) sono i nomi sicuramente più famosi del cast. Accanto a loro meritano un notevole riconoscimento – in questa sede – Harry Melling (Harry Potter e la pietra filosofale) e Lucy Boynton (Assassinio sull’Orient Express).
La trama de I delitti di West Point – The Pale Blue Eye
Ci troviamo negli States del 1830. Gus Landor (Christian Bale) è un ex-detective e viene convocato d’urgenza all’Accademia Militare di West Point per fare luce su un increscioso fatto. Uno dei cadetti, Leroy Fry, si è impiccato, ma qualcuno ha ben pensato di cavargli il cuore dal petto. La faccenda ha sconvolto il Capitano Hitchcock (Simon McBurney) e Sylvanus Thayer (Timothy Spall), che chiedono all’uomo di indagare. Durante i suoi primi rilevamenti il detective viene colpito da uno dei cadetti. Si tratta di un certo Edgar Allan Poe (Harry Melling), dando il via a un sodalizio investigativo tra i due.
Poe infatti diventa un’utile spia per Landor. Grazie alle sue informazioni inizia a sospettare di Artemus Marquis (Harry Lawtey), cadetto e figlio del dottor Marquis (Toby Jones), medico dell’Accademia. Mentre il mistero si infittisce Landor e Poe stringono una forte amicizia, che però vacillerà tremendamente sul finale, quando finalmente ogni ombra intorno alla verità dietro la morte di Fry verrà dissipata. Chi ha preso il cuore di Leroy Fry, e perché?
Ci vuole uno sguardo acuto…
Il primo impatto con il film è paragonabile a un’immersione in acque gelide (un po’ quello che accade a Jack e Rose in Titanic). L’atmosfera de I delitti di West Point non è infatti delle più ospitali, riservando distese innevate e anfratti bui (o comunque poco illuminati). Anche i personaggi trasmettono freddezza, chiusura e una certa reticenza agli occhi dello spettatore. Sembra di guardare una serie di statue animate, granitiche nel loro incedere e chiuse nei loro macchinosi ragionamenti intorno alla morte del compianto cadetto Fry.
Ciò può in parte dipendere dal contesto generale (ci troviamo in un’accademia militare). Anche i volti che non ne fanno parte, però, emanano una certa diffidenza nei confronti della cinepresa, come gatti di fronte alle fotocamere degli smartphone. L’unico vero personaggio che si allontana da questa tendenza è proprio Edgar Allan Poe. Grazie a Harry Melling infatti riluce non solo di malinconia ma anche e soprattutto di impacciata bizzarria e di una mente acuta, brillante, al limite della genialità.
… per scrutare nell’oscurità
Rispetto al romanzo da cui è stata tratta la pellicola (scritto da Louis Bayard), I delitti di West Point è un film più asciutto e rapido, che non si prende la libertà di aleggiare sui fatti prima di muoversi in avanti. Addentrarsi nell’indagine di Landor e Poe è infatti molto simile al dover scartare repentinamente e continuamente dardi avvelenati, pronti a colpire impietosamente i due. Il personaggio di Landor è inoltre molto tormentato. La sua sofferenza ottenebra più volte la visione d’insieme che gli serve per ricostruire il corso degli eventi.
Non è certo questa la sede più adatta per discutere dell’adattamento realizzato o del rapporto che c’è tra libro e film. Nonostante questo riteniamo necessario dire che il romanzo trasmette sicuramente una verve capace di fondere ironia e sarcasmo rendendo molto più divertente il prodotto. La bizzarria, nel film trasmessa solo da Poe, nel romanzo si irradia anche e soprattutto da Landor, il quale dimostra a sua volta una sagacia e una capacità di osservazione che sono state molto penalizzate su schermo. Sicuramente la decisione di concentrarsi su un’interpretazione più in linea con l’immagine che abbiamo di Poe non è sbagliata, ma forse lo è vederlo solo da quel punto di vista.
Un sentito omaggio
Riprendendo quello che stavamo dicendo sopra, è forse sbagliato scegliere di voler vedere Edgar Allan Poe solo ed esclusivamente nella sua veste più sanguinolenta e tenebrosa. Molto spesso quando ci approcciamo a questo celebre autore dimentichiamo che, mettendo da parte corvi e gatti neri (meravigliosi) Poe è uno dei padri del romanzo giallo. Probabilmente I delitti di West Point vuole porre l’accento proprio su questa paternità letteraria molto spesso dimenticata, facendo riacquistare all’autore americano il suo posto accanto ad altre penne come quella di Sir Arthur Conan Doyle.
E quale migliore omaggio che rendere Poe stesso un investigatore? Mettere l’uomo in azione, in rapporto a eventi e persone che gli saranno da ispirazione per il futuro (come lui stesso afferma nel film) è un’azione quasi rivoluzionaria. Non solo abbiamo modo di sentire declamare al poeta versi nuovi e in linea con il suo stile ma – cosa più importante – abbiamo modo di vederlo agire, lui che conserva ancora oggi agli occhi dei posteri un’aura di mistero intorno alla propria vita. Harry Melling ha svolto un lavoro sublime, e lo vogliamo applaudire nel nostro piccolo per aver dato uno spessore a nostro parere molto veritiero a uno dei padri della letteratura moderna.
Le nostre conclusioni su I delitti di West Point – The Pale Blue Eye
Se amate i misteri e le atmosfere impolverate che caratterizzano molto spesso il XIX° secolo, allora vi raccomandiamo la visione di I delitti di West Point – The Pale Blue Eye. La narrazione serrata lascia poco spazio alle riflessioni dello spettatore, che subisce la storia fino alla fine, quando un ultimo, travolgente colpo di scena smonterà tutte le certezze accumulate nel corso del film, lasciandosi dietro solo un laconico silenzio e un retrogusto agrodolce come le lacrime (ma di chi, ovviamente, non ve lo diciamo).
Se invece il film l’avete già visto speriamo che avrete voglia di parlarne con noi (e se avete letto il libro, ancora meglio). Come sempre, vi aspettiamo su Kaleidoverse e sulle nostre pagine social, dove cavalchiamo il mare delle serie TV, del cinema e dei videogiochi con il cannocchiale sempre puntato verso l’orizzonte. Entrate a far parte della nostra community iscrivendovi ai nostri canali (Facebook e Telegram), è gratis e non vediamo l’ora di accogliervi tra le nostre fila!
I delitti di West Point - The Pale Blue Eye è un film che fonde storicità, mistero e giallo in una spirale ascendente. Seguendo i passi dei personaggi incontriamo l'efferatezza dell'ingegno umano, a volte costretto a rivolgere lo sguardo su orizzonti poco razionali per potersi dare un po' di pace. Come si evince dal titolo è una serie di delitti che osserviamo, macabri e apparentemente insensati, e il lavoro di due detective - uno di eccezione - che lavorano per acciuffare il responsabile. Spostandoci tra ambienti cupi e invernali assistiamo dunque a una macchinazione certosina e quasi perfetta e al lavorio brillante di una mente che i posteri ricordano per altri motivi, ben interpretata e ben contenuta dalla sceneggiatura, che merita sia lode che demerito in questo caso specifico.