All’inizio degli anni 2000, nel pieno del conflitto contro le altre enti televisive dedicate ai bambini – in particolare Cartoon Network – Nickelodeon si teneva a galla grazie alle sue serie di punta caratterizzate da comicità intelligente e talvolta nonsense ed episodi autoconclusivi, senza tuttavia mai toccare un vero e proprio apice di ascolti. Questo finché, nel 2005, Bryan Konietzko e Michael Dante Di Martino non proposero al network l’idea alla base di Avatar – La leggenda di Aang, una serie animata all’epoca unica del suo genere che trattava temi scomodi come la religione e l’identità culturale, ma semplificate per i bambini. Di fatto, fu in grado di mettere d’accordo un pubblico vastissimo che era spaccato in due da chi cercava la serialità continuativa – per lo più interessati agli anime – e chi appezzava il format tipico di Nickelodeon e Cartoon Network.
Così, Avatar divenne un vero e proprio fenomeno mediatico, il cui franchise continuò a prosperare con un film live action del 2010, la serie sequel Avatar – La leggenda di Korra del 2012, e ben due serie di fumetti a cura degli stessi ideatori della serie. Infine – almeno per il momento – il 22 febbraio di quest’anno è uscito su Netflix Avatar – La leggenda di Aang, un adattamento live action della durata di otto episodi, frutto della collaborazione tra Nickelodeon e Netflix, appunto. La serie copre le vicende raccontate ne Il Libro dell’Acqua, la prima stagione della serie animata, e nel cast sono presenti volti conosciuti, tra cui Liu Dallas (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Daniel Dae Kim (Hawaii Five-0) e Ken Leung (Rush Hour – Due mine vaganti, A.I – Intelligenza artificiale, Star Wars: Il risveglio della forza, e tanti altri.)
Avatar – La leggenda di Aang: La trama
In un mondo abitato da persone capaci di dominare gli elementi, ogni generazione nasce un unico individuo in grado di padroneggiarli tutti e quattro: l’Avatar, il cui scopo primario è quello di proteggere la pace. Proprio quando la Nazione del Fuoco è in procinto di spezzare l’equilibrio dando inizio a una guerra, un giovane monaco dell’aria di nome Aang (Gordon Cormier) scappa di casa, sconvolto dalla notizia di essere il nuovo Avatar. Cento anni dopo, la dominatrice dell’acqua Katara (Kiawentiio) e suo fratello Sokka (Ian Ousley) lo ritrovano per puro caso imprigionato nel ghiaccio, da cui Aang esce privo di sensi.
Una volta sveglio, il ragazzino si ritrova in un mondo devastato dalla guerra, in cui la Nazione del Fuoco rapisce o uccide i dominatori di altre nazioni. Quando il villaggio dei due fratelli viene attaccato dal Principe del Fuoco Zuko – ossessionato dalla missione di trovare l’Avatar – questi ultimi ed Aang scappano in groppa al fedele bisonte volante Appa, intraprendendo un viaggio alla ricerca di risposte e di un modo per fermare la guerra.
Belli come Katara e ingegnosi come Sokka
I punti di forza di questa serie sono essenzialmente due; il primo è l’aspetto visivo. La leggenda di Aang è un’assoluta gioia per gli occhi, soprattutto quelli dei nostalgici affezionati al cartone. La CGI utilizzata per i bizzarri animali ibridi e le scene in cui i personaggi fanno uso del dominio è più che convincente e, paradossalmente, quasi impercettibile. Inoltre, le scenografie e i costumi denotano non solo una grande attenzione per i dettagli, ma anche un velato desiderio di far sentire a casa chi è cresciuto con il franchise. A tutto questo aggiungiamo un cast estremamente somigliante ai personaggi della serie animata e pieno zeppo di volti nuovi e di talento.
Il secondo punto di forza è costituita dalle tematiche. Di fatto, il franchise di Avatar è sempre stato caratterizzato dalla presenza di temi importanti e adulti, e – anche se con toni più seri rispetto al passato – il live action segue la stessa scia trattando argomenti come la ricerca della propria identità attraverso cultura, storia e religione, tramite i quali ogni personaggio cerca a tastoni il proprio personale confine tra bene e male. A fare da simbolo di questo conflitto interno è indubbiamente il forte contrasto tra Aang e Zuko, dominatori di due elementi che si alimentano a vicenda ma totalmente opposti come persone e circa il loro ruolo in guerra.
Ultimo, ma non per importanza, il live action strizza costantemente l’occhio alla serie animata del 2005, e anche in modo piuttosto ingegnoso. Solitamente, quando si sente parlare di adattamento live action ci si aspetta che alcuni elementi dell’opera originale essere sacrificati lungo la strada (ne è un esempio lampante One Piece, che ha subito svariati tagli nella scrittura della sceneggiatura). Nonostante ciò non infici necessariamente sulla qualità del prodotto finale, è stata una bella sorpresa notare come gli sceneggiatori sembrino essersi impegnati – quasi testardamente – per evitarlo.
Infatti, svariati eventi sia dal primo che dal secondo Libro che in origine avevano un’importanza secondaria (se non addirittura filler) sono stati rielaborati e intrecciati in funzione della trama, acquisendo maggiore importanza e rendendo la storia più corposa. Tra questi, è stata particolarmente apprezzabile la scelta di dare un nuovo significato alla scena della Caverna degli Amanti, ponendo l’accendo sul solido legame fraterno tra Katara e Sokka.
Le nostre conclusioni su Avatar – La leggenda di Aang
Di solito la frase “il nostro pubblico è cresciuto” si porta dietro tutta una serie di scelte discutibili – se non addirittura disastrose – circa regia e sceneggiatura, ma Avatar – La leggenda di Aang è una piacevole eccezione. Come già detto, il live action presenta le stesse tematiche del cartone del 2005, anche con toni più seri ed appropriati per il pubblico di oggi. Tutto ciò ha finito per influenzare anche la comicità leggera e intelligente, meno accentuata rispetto al passato ma sempre presente.
E voi, avete visto la serie? Se sì, cosa ne pensate? Se volete, fatecelo sapere lasciando un commento qui su Kaleidoverse, sui nostri social (Instagram, Facebook, Telegram), sui cui potete inoltre seguirci per tenervi aggiornati sulle prossime novità. Inoltre, sul nostro sito potete sempre recuperare articoli quali Shōgun Recensione: lo shogunato come non l’avete mai visto, e Mea Culpa Recensione: ammissibile, Vostro Onore?. Vi aspettiamo numerosi, alla prossima!
Nonostante lo scetticismo iniziale (probabilmente dovuto al flop del 2010) Avatar – La leggenda di Aang fa indubbiamente parte della striscia positiva di adattamenti live action ad opera di Netflix – di cui fanno parte anche il sopracitato One Piece e Yu Yu Hakusho, per esempio – in cui torniamo dopo quasi vent’anni nel mondo di Avatar in una veste del tutto nuova, con la possibilità di incontrare (o rivedere) personaggi in cui è molto facile immedesimarsi - soprattutto per un pubblico giovane - alle prese con la ricerca della propria identità, tema principale della serie. Inoltre questo nuovo adattamento Netflix presenta allo spettatore una storia parzialmente diversa da quella originale, ma più corposa e arricchita da un maggiore utilizzo dello show don't tell. Noi di Kaleidoverse ci sentiamo di consigliarla a chi è cresciuto col cartone animato, che di certo si divertirà a cercare i vari riferimenti, ma anche a chi non ha mai visto Avatar in vita sua e vuole solo godersi una buona serie fantasy.