Agio e lusso fanno gola, ma nascondono nelle rifiniture dorate una spietatezza che ben si abbina al mondo del crimine; almeno, a una sua determinata connotazione. I comuni mortali che vivono ben lontani da questi ambienti ne hanno potuto avere un assaggio al cinema e in TV, con prodotti come Quei bravi ragazzi (1990) o Boardwalk Empire (2010-14). E, nel 2019, con The Gentlemen, pellicola di Guy Ritchie (Sherlock Holmes) con Matthew McConaughey (Interstellar). Il regista britannico, però, non si è fermato lì: ecco che arriviamo al presente e a The Gentlemen, la nuova serie TV di Netflix di cui vi parliamo in questa recensione, senza darvi troppi spoiler.
Ritchie ha infatti ideato, prodotto, diretto e scritto The Gentlemen insieme a David Caffrey (Love/Hate), Eran Creevy (Shifty) e Nima Nourizadeh (Project X) alla regia e Matthew Read (Only God forgives) alla sceneggiatura. La serie TV si compone di 8 lunghi episodi e vede nel suo cast Theo James (Divergent), Kaya Scodelario (Skins), Giancarlo Esposito (Breaking Bad), Daniel Ings (I Hate Suzie), Vinnie Jones (Lock, Stock and Two Smoking Barrels), e Joely Richardson (Nip/Tuck). Diamo adesso un’occhiata alla trama.
The Gentlemen: la trama
Edward Horniman (Theo James) è un capitano dell’esercito britannico costretto a congedarsi quando suo padre muore. Alla lettura del testamento scopre con sorpresa di essere stato scelto come unico erede dei possedimenti e degli affari di famiglia, così come del titolo nobiliare: quello di Duca di Halstead. Lo sconcerto dei familiari e l’indignazione di Freddy (Daniel Ings), il fratello maggiore, passano rapidamente in secondo piano quando Edward, analizzando gli affari del padre e cercando di appianare un debito, scopre che da qualche parte nella loro tenuta c’è una piantagione di marijuana.
Ecco quindi farsi avanti Susie Glass (Kaya Scodelario), rappresentante della sua famiglia e amministratrice della piantagione, così come una consistente fetta dell’impero del narcotraffico britannico. Edward è determinato a liberarsi dell’ombra illegale che giace al di sotto della sua proprietà, ma una serie di circostanze mettono a dura prova la sua determinazione esponendo, d’altra parte, una sua propensione agli affari – anche quelli più sporchi – mentre all’orizzonte un filantropo dall’aria sospetta (Giancarlo Esposito) inizia a corteggiarlo affinché gli venda la tenuta.
Nitidezza espressiva
L’impronta di Guy Ritchie emerge in tutto il suo splendore, anche quando non è lui a dirigere in prima persona la macchina da presa. La fotografia e il montaggio risentono della sua influenza e si amalgamano regalando un universo narrativo che riesce a fondere senza stonare la contemporaneità dei grattacieli della City con i fasti di un’epoca ormai al tramonto, quella dell’aristocrazia britannica. Tanto gli scenari quanto i costumi indossati dai personaggi comunicano un lusso portato agli eccessi che però si fa ammaestrare e condurre senza appesantire la visione.
Ovviamente trucco e parrucco varrebbero poco se non fossero esibiti da un cast di tutto rispetto e profondamente britannico, capace di rendere benissimo l’arguzia e l’aplomb senza creare mostri grotteschi. Anche gli interpreti che hanno dovuto dare vita ai personaggi più folli (come Pearce Quigley) riescono a restituire una classe che non è mai scontata e che si abbina alla pericolosità delle azioni messe in atto.
Principi, poveri e quella piccola cosa in comune
Lo accennavamo in apertura, ma l’intera serie risente della fusione tra criminalità e sfarzo, visivamente impacchettata facendo molto caso ai dettagli. Per quanto riguarda la sceneggiatura e i temi di The Gentlemen il primo al quale si fa caso è la frapposizione tra aristocrazia e criminalità, dalla quale emerge una criminalità “onestissima” e un’aristocrazia tanto sgargiante quanto decadente e piena di crepe e glorie in caduta libera. Il protagonista, se accostato a questo punto di vista, risalta in quanto mosca bianca.
Eddie non è un aristocratico tronfio, né un borghese arricchito come il personaggio di Sticky Pete: è fatto di una stoffa diversa, affermata con forza alla fine della serie usando una metafora che torna più volte nel corso delle puntate: quella degli animali da zoo e delle bestie feroci che popolano la giungla. I primi sono gli aristocratici, i secondi personaggi come Susie Glass e Stanley Johnston. Eddie, però, aggiunge un tassello a questa parabola, dicendo che i membri della sua famiglia sono sì animali da zoo, ma che non hanno mai disdegnato di andare a caccia nella giungla.
Lessico famigliare underground
La famiglia è il secondo grande tema di The Gentlemen, tanto simile a un enorme essere senziente. E che si tratti della famiglia Horniman o della famiglia Glass, o ancora della famiglia Dixon di Liverpool, è sicuramente di fondamentale importanza, perché l’unione fa la forza. E poi, cosa non si fa per la famiglia? Il passo dal sangue che crea legami di parentela a quello versato per regolare qualche conto aperto qui e là è breve, anzi brevissimo.
La famiglia in The Gentlemen è declinata in molteplici sfumature di significato che comunicano forte e chiaro importanti lezioni di vita. Una in particolare è sicuramente che, nonostante i momenti di debolezza possano emergere e corrompere il singolo, la famiglia si conferma ancora e ancora l’unica forza motrice degna di gestire un’apparenza di facciata tanto bella quanto articolata e un sottobosco altrettanto complicato ma sicuramente meno appetibile agli occhi degli estranei.
Le nostre conclusioni su The Gentlemen
A nostro avviso The Gentlemen è già cult: tra bellezze architettoniche mozzafiato e altrettanti raggiri sul filo del rasoio The Gentlemen gioca con il vedo non vedo e fa molto appoggio sull’interpretazione di un cast che non ha nulla da invidiare ad altre opere di simile calibro. Con una regia iconica che esalta e dà il giusto spazio all’aria pulp e alla comicità tipicamente britannica, appoggiata da personalità tanto istrioniche quanto spietate, The Gentlemen si conferma una serie più che appetibile, da consumare rigorosamente con un sigaro, un bicchiere di brandy e, perché no, un piattino di scons.
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The Gentlemen è l’omonima, meritata e superlativa estensione dell’universo creato da Guy Ritchie nel 2019, tornata in formato seriale per approfondire un film già iconico. Divisa in 8 puntate, The Gentlemen parte dal già noto e si libra verso lidi sconosciuti, presentandoci un cast di personaggi e interpreti che incarnano alla perfezione i rispettivi ruoli con naturalezza, classe e un onnipresente pizzico di trash, muovendosi su sfondi nitidi che fondono contemporaneo e antico e percorrendo a passo sicuro i sentieri della criminalità del XXI° secolo. Le storie delle famiglie Horniman e Glass si intrecciano e rincorrono tra doppi e tripli giochi mettendo in campo una partita per il potere dai toni marcatamente pulp e comicamente britannici dal finale cangiante, di cui resta la speranza che le colorite vicende legate a un container sotterraneo e a una enorme tenuta nobiliare non abbiano esaurito i propri argomenti.