Mai avrei pensato che uno show potesse impersonare il detto “ridiamo per non piangere” in modo così accurato. È il caso di Mo, una commedia drammatica semi-autobiografica. Trattando temi di grande rilevanza, Mo ci apre gli occhi con una secchiata di acqua gelida. Parla di un rifugiato Palestinese che tenta di navigare nelle acque impetuose della sua vita a Houston, dove cerca di mantenere la famiglia e ottenere la cittadinanza dal sistema immigratorio degli Stati Uniti. Mo Amer, comico che fa parte del cast di Black Adam insieme a The Rock, qui è la star della sua personale serie TV, infatti, chi è abituato agli stand-up comedy di Amer su Netflix riconoscerà nella trama alcune parti protagoniste dei suoi speciali.
Con delle risate che hanno il sapore salato delle lacrime, Amer e Ramy ci sbattono in faccia una realtà che, seppur ambientata negli Stati Uniti, non sembra essere così estranea alla nostra. Il primo show in assoluto americano che mostra come protagonista un Palestinese con la sua famiglia che fugge alla guerra. Una serie che parla di appartenenza rappresentando tantissime persone che si ritrovano a metà tra due paesi e due culture. In questa recensione, noi di Kaleidoverse vi guideremo alla scoperta di Mo. Speriamo di poter aiutarvi a capire se è uno show da vedere o da skippare (anche se ci riserviamo di dire che tutti dovrebbero vedere questa serie).
Risate e pianti, sorrisi e lacrime
Naturalmente si inizia a ridere se si piange troppo e quando si ride troppo si inizia a piangere. Infatti, non ci sono tanti giri di parole da fare: Mo Amer è riuscito brillantemente a utilizzare in modo efficace il tanto professato “black humor”. In questa produzione riesce, con la sua comicità, a portare una certa umanità proprio dove, quotidianamente, manca. E non solo non risulta banale e scontata, ma tra una risata e un sorriso insinua anche la riflessione e il ragionamento. Il comico è riuscito a produrre una storia magnificamente strutturata e commovente di un uomo, riuscendo ad avvicinarsi a tutti. Anche a chi vede queste situazioni come lontane e intangibili. È una storia raccontata da un mix di lingue, culture e credenze, il tutto condito da una buona dose di olio d’oliva, che è semplice, ma buono. Un po’ come Mo.
Barcamenandosi tra più lavori e la richiesta di cittadinanza, Mo ci mostra come per molti richiedenti asilo la precarietà è uno stile di vita. Rendendo la politica un fatto personale, la serie copre molti argomenti importanti e attuali. Amer è di certo un performer brillante, capace di ammaliare il pubblico con la sua ironia. Ad accompagnarlo in questa avventura ci sono altri attori come Teresa Ruiz (nel ruolo di Maria, la fidanzata), Omar Elba (Sameer, il fratello) e Tobe Nwigwe (che interpreta l’amico Nick). Tutti in grado di navigare altrettanto abilmente tra le acque più profonde di emozioni, cultura, società e politica. Anche se Mo deve affrontare prove sia figurative (il suo dolore per l’assenza di suo padre) che abbastanza letterali (un’udienza di fine stagione per decidere lo status della sua famiglia una volta per tutte), le battute vengono consegnate velocemente anche grazie alla perspicacia di Amer che non delude nel farci ridere.
L’importanza della rappresentazione in Mo
Come ha detto lo stesso Mo Amer, questa serie TV riguarda l’appartenenza, uno show che parla di identità e della voglia di essere visti. Dietro l’ironia di ogni episodio riusciamo a percepire il bisogno che Mo ha di sentirsi parte di qualcosa, i pensieri e le emozioni legati a questo sono comuni a chiunque, non solo a immigrati e rifugiati. C’è chi ha difficoltà a occuparsi della propria famiglia, chi a trovare lavoro, chi ancora vive di lavori occasionali e cerca di farcela con la paga che ha. Mo è molto più di uno show, ci fa capire come siamo sempre stati abituati a vedere le solite rappresentazioni, quasi come degli archetipi narrativi da cui non potevamo discostarci. Eppure, Amer e Ramy sono riusciti a darci un grande esempio di rappresentazione e inclusività che non risulta obbligata ne forzata.
Questo show porta alla luce tante situazioni e riesce a far immedesimare tantissime persone in piccole scene di quotidianità. Particolarmente significativa la scena di dialogo tra le due religioni, quella Mussulmana e quella Cristiana. Ci mostra che non importano i credi diversi, se si va oltre agli stereotipi c’è sempre spazio per parlare e aiutarsi. Tutti i vari temi risultano bilanciati e l’introduzione di un miscuglio di situazioni risulta particolarmente autentico, non forzando la trama aggiungendo elementi extra che distolgono l’attenzione dal tema principale. Ogni scena è protagonista e accessorio delle altre tanto da tenere il pubblico incollato allo schermo.
Le nostre conclusioni su Mo
Commedia, ironia, tristezza, riflessione. Questi sono gli elementi che caratterizzano Mo e la rendono una serie TV avvincente e profonda oltre che divertente. Non è la solita commedia grossolana fatta di stereotipi e situazioni esagerate, si tratta di situazioni comuni accompagnate da battute e dell’arguzia di Amer. È un atto di giocoleria che ha gestito tutta la sua vita. Infatti gran parte di Mo deriva direttamente dalle sue esperienze che crescono nel variegato ma difficile sobborgo di Houston. Un esatto bilanciamento tra esuberanza e pathos che ci porta ad apprezzare lo show in tutte le sue sfaccettature.
Esilarante e profondo, una serie che tutti dovrebbero vedere. Raffigura le gioie, i dolori e le ingiustizie subite da persone che sono costrette a lasciare il proprio paese e la propria casa, cercando e sperando in una vita migliore. Mo ci dona un messaggio importante, che ogni tanto dovremmo uscire dalla nostra bolla di egoismo ed esplorare punti di vista diversi. Amer e Ramy hanno fatto un ottimo lavoro che ci lascia in trepidante attesa della seconda stagione. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Mo Amer in questa commedia drammatica è brillante nel riuscire a far ridere il pubblico e subito dopo a farlo piangere. Il suo black humor è sottile, non forzato, ma super efficace e riesce a far arrivare il messaggio in modo diretto senza risultare pesante. Gli attori che lo accompagnano sono altrettanto capaci di addentrarsi in argomenti normalmente considerati taboo e costituiscono un cast vincente per la serie. Non c'è molto da dire, è una serie che vale davvero la pena guardare.