Siamo ormai in dirittura d’arrivo: dopo aver esplorato tutti gli archi principali di Bleach (quelli canonici) siamo arrivati all’ultimo, quello dei Fullbringer. Ultimo ormai non è più, visto l’inizio della nuova e tanto desiderata stagione, ma sicuramente la fine di un ciclo e (forse) di un’epoca. L’arco dei Fullbringer nel manga va dal capitolo 424 al 479, mentre gli episodi dell’anime vanno dal 343 al 366. Già solo guardando i numeri è evidente che si tratta di una storia breve: questo ci darà modo di approfondire in maniera particolare i nuovi personaggi che entrano in gioco.
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17 mesi dopo
Diciassette mesi dopo Ichigo continua a vivere la vita come un normale liceale a Karakura. Di normale, però, c’è solo l’apparenza: il nostro protagonista infatti soffre le conseguenze della sua ultima battaglia (canonica), in cui ha dovuto sacrificare tutti i suoi poteri da shinigami per sconfiggere una volta per tutte Aizen e la sua volontà scellerata. Mentre, infatti, i suoi amici si occupano degli Hollow che infestano la città, lui si sente inutile, non potendo nemmeno più vedere nulla di paranormale. Il ragazzo sente che la sua vita è diventata vuota… finché non incappa nella Xcution, organizzazione formata da persone che usano un potere per lui nuovo: quello del Fullbring.
Investigando un po’ scopre che Chad fa parte proprio della Xcution e si fa presentare così al capo dell’organizzazione, Ginjō Kūgo, che invita Ichigo ad unirsi a loro e gli promettere di restituirgli i poteri perduti. Ichigo ovviamente di fronte a una simile promessa accetta. E, anche se la faccenda puzza di bruciato da lontano, inizialmente Ginjō mantiene la parola: dà al ragazzo la possibilità di ottenere il Fullbring, però poi lo pugnala alle spalle, rubandogli i poteri nuovi per farne uso personale. Tutto sembra, per l’ennesima volta, perduto per il nostro caro adolescente, e a questo punto avviene il colpo di scena: sotto la piogga, in lacrime, viene trafitto da una spada.
Una bella rimpatriata
Si tratta di una scena molto toccante: Ichigo in questo arco è molto insicuro, titubante e si aggrappa alla sicurezza che la Xcution gli dà restituendogli dei poteri, anche se non sono quelli da shinigami. Nel corso della stagione, però, ci sono delle avvisaglie di ciò che poi accade nelle battute finali, soprattutto grazie a Uryū, che non si beve l’atteggiamento buono e rassicurante di Ginjō. Ichigo, però, disperato e alla ricerca di uno scopo, si schiera dalla parte dei Fullbringer e diventa cieco nei confronti della verità. Quando poi, sotto la pioggia, si volta verso l’elsa di questa misteriosa spada e vede Urahara e suo padre… per pochi istanti, il ragazzo sprofonda di nuovo.
Questa spada non è una lama qualunque: è composta da particelle spirituali (in originale, reishi), e a imbracciarla è (rullo di tamburi)… Rukia che, insieme a Renji e ad altri volti noti, spiega a Ichigo che grazie a quella spada ora è di nuovo uno shinigami. Insomma, hanno fatto quello che Rukia aveva in realtà già fatto nel primissimo episodio dell’anime: gli hanno trasferito il loro potere spirituale (immaginatevi una colletta di reishi) per ripristinare il suo. Così Ichigo ritorna ad essere uno shinigami, dà una bella lezione a Ginjō (mentre gli altri si occupano degli altri membri della Xcution) e tutto finisce bene e spensieratamente. con il ritorno degli shinigami nella Soul Society.
Non solo i Vizard indossano maschere
Sappiamo quanto, in Bleach, le maschere siano importanti: denotano tutta una serie di concetti che abbiamo imparato a conoscere e che abbiamo amato (molti dei power-up di Ichigo girano intorno ad una maschera). Se, negli archi precedenti, abbiamo avuto il piacere di fare la conoscenza dei Vizard, il gruppo di shinigami rinnegati con poteri da Hollow, adesso ci spostiamo ad un altro gruppo, la Xcution. Forse il fatto che si tratti di un gruppo di pochi come quello di Shinji un po’ inganna Ichigo, che accetta di farne parte senza porsi troppe domande. E, anche se le trame di Ginjō porteranno ad uno scontro, gli altri sette membri ci sembrano degni di approfondimento.
Prima di inoltrarci nelle vite di queste sette persone, però, ci sembra anche giusto parlare brevemente di cosa siano in realtà i Fullbringer e da dove origini il loro potere peculiare, il Fullbring. Ebbene, tutti i Fullbringer sono esseri umani con una particolare sensibilità e una particolare percezione che permette loro di poter vedere gli esseri paranormali (shinigami, Hollow, ecc.). Riescono, inoltre, a manipolare le piccole anime contenute negli oggetti, facendoli muovere o comunque usandoli in modi inusuali. L’origine del loro potere, però, va ricercata prima della loro nascita: solo le persone le cui madri sono state attaccate da un Hollow generano Fullbringer, dal momento che trasmettono i residui di quell’attacco al loro bambino.
I membri…
- Giriko Kutsuzawa: è il più anziano. Quando lo conosciamo è il bartender del quartier generale della Xcution. Il suo Fullbring si chiama “Time Tells No Lies” ed è collegato al suo orologio da taschino, eredità di famiglia. Giriko scopre come usarlo testandolo sulla moglie, che muore. Il fulcro del suo Fullbring è il tempo; può impostare un timer su persone o oggetti, che realizza delle condizioni pre-stabilite una volta scaduto.
- Riruka Dokugamine: il fullbring di Riruka, “Dollhouse”, è più complesso, perché non risiede in un oggetto singolo. Si estende, invece, a tutto ciò che lei trova estremamente carino, che diventa il contenitore per altri oggetti o persone. Lanciando un piccolo cuore con la sua iniziale impressa sopra sul suo obiettivo è poi in grado di trasportarlo all’interno di questi oggetti (come fa con Ichigo).
- Jackie Tristan: potremmo dire che il Fullbring di Jackie è soprattutto di tipo offensivo. Si chiama “Dirty Boots”, risiede nei suoi stivali si attiva quando li strofina tra loro, generando una sorta di armatura. La peculiarità di questi stivali è che più si sporcano più i loro colpi diventano potenti, rendendo Jackie un’avversaria formidabile e temibile.
- Yukio Hans Vorarlberna: il ragazzino irritante del gruppo può usare un Fullbring molto malleabile (forse anche più di quello di Riruka). Stiamo parlando di “Invaders Must Die”, che si attiva grazie alla sua console portatile (e inconfondibile) trasportando lui e i suoi opponenti in una realtà alternativa che dura finché la batteria della console non si scarica.
… della Xcution
- Shūkurō Tsukishima: un po’ il vice di Ginjō, che lo ha cresciuto. Il suo Fullbring è “Book of the end”, un segnalibro che si trasforma in una katana. La sua lama può effettuare due tipi di tagli: quello “classico”, che può ferire o uccidere le persone, e un secondo tipo di taglio, che inserisce Tsukishima nel passato del suo obiettivo (come fa con Orihime).
- Moe Shishigawara: il teppistello del gruppo. Il suo Fullbring si chiama “Jackpot Knuckle” e si attiva grazie al suo tirapugni che, fungendo un po’ da slot machine, realizza l’obiettivo se fa jackpot. La cosa gli è molto utile: pur non essendo particolarmente forte, gli basta sferrare un pugno, per quanto debole, per trasformare l’azzardo in attacchi molto potenti.
- Kūgo Ginjō: capo della Xcution nonché ex-shinigami, Ginjō raduna tutti i membri manipolando Tsukishima, che gli è devoto, con lo scopo di liberarli dei loro Fullbring. Assorbendoli, poi, è in grado di diventare molto più potente. Il suo Fullbring (perché sì, ne ha uno anche lui) si chiama “Cross of Scaffold”, e risiede nella sua collana, che si trasforma in uno spadone a due mani.
Che cosa ci ha lasciato Bleach?
Se avete letto tutti i nostri approfondimenti su Bleach (in caso contrario, li potete trovare qui) saprete che siamo ormai in dirittura d’arrivo: con la saga dei Fullbringer si conclude la nostra rassegna sulle parti canoniche della storia. Arrivati a questo punto e concluso anche l’episodio 366 ci vengono in mente molte cose che ci riportano indietro, ma che ci fanno anche guardare avanti. Cosa ci ha lasciato Bleach? E la nuova saga, appena iniziata, ne sarà all’altezza? Sappiamo che la risposta a questa seconda domanda non dipenderà tutta dallo studio di produzione ma anche dal manga e dunque da Tite Kubo. Per questo motivo, siamo un po’ dubbiosi.
Ci riferiamo alla storia editoriale piuttosto travagliata dell’ultima parte del manga, che ha lasciato l’amaro in bocca a moltissimi fan. Secondo interviste ufficiali, Kubo avrebbe deciso di porre la parola fine alla storia perché troppo spossato dal lavoro, che ne aveva compromesso la salute fisica portandolo sull’orlo della disperazione. Si tratta di una storia più che plausibile – ma non parleremo qui delle condizioni lavorative dei mangaka. Ciò che però ci chiediamo è: visto il disappunto delle persone per un finale fin troppo improvviso e raffazzonato, Kubo avrà dato alla produzione dell’anime indicazioni su possibili espansioni della storia, per darle un minimo di senso in più? Staremo a vedere.
Una storia che non si può dimenticare
Citando un famoso doppiatore nostrano, possiamo affermare che ciò che Bleach ha lasciato e ha trasmesso è in prima istanza… possanza (l’avete letto con la sua voce? Bene). Siamo partiti da un liceale imbronciato con le doti di Melinda Gordon e siamo finiti in un universo bellissimo, che inserisce il nostro in un reticolo particolareggiato di altri esseri, di spiritualità e di valori che hanno fatto crescere almeno un poco i suoi spettatori. Se così non fosse, i suoi vecchi fan, ormai cresciuti, non avrebbero accolto il suo ritorno con gioia e nostalgia, come abbiamo fatto noi. Ma non è tutto qui.
Pur trattandosi di uno shōnen in cui i power-up e gli scontri la fanno da padrone, i primi non annoiano mai e non sono mai ripetitivi, ma si incastrano alla perfezione con i personaggi, stelle numerose e luminose che costellano il cielo di Bleach formando figure bellissime, incantevoli e indimenticabili, che si imprimono a fuoco nella mente e che è impossibile dimenticare completamente. Detto questo, vi aspettiamo per il prossimo (e ultimo) appuntamento con i nostri approfondimenti su Bleach. Il prossimo argomento? Gli archi filler e i film, che non possono e non devono essere trascurati.