Il periodo natalizio non si caratterizza solo per il marketing esagerato e continuo che accompagna e scandisce il mese di dicembre. Le festività, per molti, costituiscono davvero un momento di riflessione e introspezione. Altri, poi, riflettono a lungo nel corso dell’ultimo mese dell’anno, guardando al futuro con un ventaglio di sentimenti che non approfondiremo in questa sede. Netflix, per dare spazio anche a questo aspetto del periodo natalizio, ha fatto arrivare nel suo sconfinato catalogo una serie animata per adulti in grado di dare una carezza carica di sentimenti pesanti e domande senza risposta. Stiamo parlando di Carol e la fine del mondo, disponibile dal 15 dicembre e oggetto della nostra recensione.
Prodotta da Bardel Entertainment (Rick e Morty) e scritta da Dan Guterman (Rick e Morty) Carol e la fine del mondo si articola in dieci episodi da mezz’ora l’uno e racconta la storia di una protagonista atipica, che si ritrova ad affrontare un mondo che non capisce più e che ha le ore contate. Insieme ad un cast di personaggi mai scontati e profondamente umani, Carol e la fine del mondo è una serie che sorprende molto, cocktail perfetto di leggerezza e profondità con un pizzico di assurdo e di speranza, che piacerà molto agli spettatori amanti del genere.
Carol e la fine del mondo: la trama
Il mondo sta per finire: un pianeta è in rotta di collisione con la Terra e nulla può essere fatto. È arrivata la fine del mondo con tanto di conto alla rovescia, e questo ha ovviamente sconvolto ogni cosa. L’apocalisse non è però raccontata con toni catastrofici – non siamo in 2012 – bensì con una buona dose di menefreghismo, positività e libertà assoluta. Tutti hanno mollato le loro vite e hanno deciso di trascorrere i loro ultimi mesi di vita a inseguire sogni, aspirazioni e molto altro.
Non tutti, però, vivono la fine del mondo alla spasmodica ricerca del prossimo traguardo da oltrepassare. Carol, la nostra protagonista, è l’antitesi di tutto ciò che la circonda. Dove i suoi genitori decidono di abbandonare i vestiti in favore di una completa libertà priva di pudore e si immergono in una relazione poliamorosa con il loro badante, Carol continua a condurre una vita perfettamente normale. Talmente normale da provare un forte sconforto all’idea che non potrà più fare le cose che faceva prima. Accanto a un’umanità improvvisamente sveglia e affamata – per citare Steve Jobs – Carol e i suoi amici che conoscerà nel corso della serie ricercano una normalità e una quotidianità che sembra ormai perduta per sempre.
Tra sogno e fantascienza
Dal punto di vista puramente visivo è inconfondibile lo stile dello studio di produzione di Carol e la fine del mondo, molto simile a quello di Rick e Morty, la loro serie di punta. Nonostante questo, però, ci sono delle particolarità stilistiche che la rendono unica. In primis, l’uso dei colori e delle tonalità rendono l’esperienza visiva un sogno ad occhi aperti pronto a fondersi con la fantascienza grazie all’alternanza e alla fusione di colori pastello e di toni neon. Lo schermo gioca con lo spettatore, poi, anche nella presentazione dei singoli episodi, a volte suggerendo il tema delle puntate.
Dal punto di vista della sceneggiatura, invece, Carol e la fine del mondo si caratterizza per una comicità pungente, molto spesso mascherata dall’ingenuità della protagonista nei confronti di determinate circostanze. L’aplomb di Carol, comunque, è un ottimo escamotage per lasciare allo spettatore lo spazio che gli serve nel vivere le situazioni della donna e nell’empatizzare con i personaggi secondari. Le storie che Carol e la fine del mondo presenta, anche se apparentemente diverse e scollegate, si legano a un destino e a sentimenti comuni e universali.
A che ora è la fine del mondo?
La fine del mondo è presente fin dal titolo e rappresenta il primo grande tema della serie, un comodo palcoscenico nel quale muovere i fili delle azioni dei personaggi. La storia di Carol opta per un mondo sull’orlo del disastro che si guarda allo specchio e sceglie di rendere gli ultimi mesi da vivere e non da sopravvivere, in stile The Walking Dead. Accanto a sistematici conti alla rovescia che ricordano agli spettatori il progredire delle azioni abbiamo costanti promemoria di quello che accadrà alla fine della fiera. Il pianeta-killer, tanto per fare un esempio, si ingrandisce gradualmente nel cielo notturno, muto annuncio della fine.
L’arrivo del giorno del giudizio si frammenta così in infinite modalità, profondamente soggettive, che non possono però scampare alla pressione delle aspettative della società. Carol, per esempio, vorrebbe trascorrere i suoi ultimi mesi a fare quello che ha sempre fatto: condurre una vita ordinaria e noiosa, e come lei anche Donna e molti dei dipendenti della Distrazione. Ma – come ribadisce Donna – la sua famiglia non sa effettivamente cosa faccia durante il giorno: i suoi figli credono che stia lavorando al romanzo della sua vita, azione intesa come degna di occupare il tempo rimanente. E anche la protagonista mentirà agli esuberanti genitori in favore della tranquillità e della sicurezza di non sentirsi giudicata.
Alcune distrazioni sono migliori di altre
In Carol e la fine del mondo è chiaro fin dai primi minuti che l’umanità tutta ha deciso inconsapevolmente di vivere fino alla fine cercando di evitare qualsivoglia rimpianto. E quindi via di valigie e biglietti aerei verso le destinazioni più sognate, via i vestiti in favore di una tanto agognata nudità, e via anche il denaro in favore della gratuità delle cose. In fondo, se il mondo sta finendo a che serve accumulare ricchezze? Le cose davvero preziose sono quelle che si vivono e si ricordano, ma il valore cambia a seconda delle esperienze.
Lo abbiamo detto sopra: con l’apocalisse in corso l’inedia e l’immobilità non sono contemplate se non per Carol e le altre persone che si ritroveranno con lei nella Distrazione. E la loro abitudinaria presenza in quel luogo dal nome tanto esplicito solleva una riflessione generale nei confronti della società intera, che considera alcuni obiettivi migliori di altri sorvolando sul fine duplice dei sogni nel cassetto: sollevare la mente dal cupo pensiero della morte. Alla fine della fiera ciò che conta davvero è sentire di aver vissuto, non aver mostrato di averlo fatto, e Carol e la fine del mondo lo dimostra sul finale, con una conclusione molto bella e dal significato forte.
Alla ricerca del sé perduto
L’ansia da prestazione che sembra caratterizzare le azioni folli e spensierate della maggior parte dei personaggi di Carol e la fine del mondo si evolve, nel caso di alcuni, in un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e degli altri. Anche la protagonista vive un’esperienza simile, ma in maniera involontaria: nel corso della ricerca di un angolo di pace e quotidianità si ritrova a cambiare la vita dei suoi colleghi, che da semplici volti diventano membri di una comunità.
Ci sono però personaggi come Elena – la sorella di Carol – e Steven e suo padre Eric che affrontano dei veri e propri percorsi di autoconsapevolezza. La prima si sforza di conoscere meglio la sorella e, così facendo, scoprirà un lato di sé e lo farà conoscere anche a Carol. Per quanto riguarda Eric e Steven, invece, abbiamo il roadtrip come mezzo per esplorare un rapporto padre-figlio appesantito dall’assenza misteriosa della madre del ragazzo, spettro onnipresente che affronteranno insieme.
Le nostre conclusioni su Carol e la fine del mondo
Arrivati alle battute finali di questa recensione vi consigliamo caldamente di guardare Carol e la fine del mondo. È una serie che non vi lascerà intristiti, ma che anzi vi darà speranza e una buona dose di risolutezza. Usare l’animazione come mezzo per raccontare storie così profonde e senza filtri si rivela un’ottima scelta. Ovviamente non troverete nella serie la follia presente in Rick e Morty, ma resta l’aria vagamente bizzarra della protagonista e delle persone che la circondano a fare gli onori di casa.
Speriamo che guarderete Carol e la fine del mondo. Nel caso in cui decideste di dare una possibilità a questa serie non mancate di farcelo sapere con un commento qui su Kaleidoverse o sulle nostre pagine social, che potete seguire per restare sempre aggiornati sugli ultimi articoli pubblicati – come la recensione del ritorno di Galline in fuga, quella di Silver e il libro dei sogni o di Il mondo dietro di te. Abbiamo anche un gruppo Facebook e un canale Telegram dove potete passare se vi va: pubblichiamo gli aggiornamenti anche lì, e possiamo discutere insieme delle novità. Vi aspettiamo!
Carol e la fine del mondo è una serie atipica, bizzarra e bella in un modo che è tutto suo. In 10 episodi lo spettatore entra in uno dei timori più ancestrali dell’essere umano, quello della fine del mondo, esplorato e raccontato mettendo in secondo piano i luoghi più comuni in favore di una protagonista ordinaria e in apparenza piatta che vive gli ultimi mesi di vita desiderando la vita di prima, ordinaria, abitudinaria e convenzionale. Nel corso degli episodi la donna entrerà in contatto con molti altri personaggi, ciascuno impegnato a sfruttare il proprio tempo in un modo che, al di là di tutto, dà loro conforto e soddisfazione, e da loro lo spettatore riceverà indirettamente buoni consigli e importanti lezioni. Carol e la fine del mondo è una storia di rinascita, di ricerca della propria identità e scende nell’essenza più profonda e intima dell’essere umano, possibile da vedere solo quando è presente una data di scadenza.