Sono da poco disponibili sotto l’etichetta Star – sezione per un pubblico adulto – di Disney+ i primi due episodi della serie Grotesquerie. Un nuovo serial crime-drama che pesca a piene mani da varie fonti, sia esse televisive quanto filmiche sin anche letterarie. Per questo progetto sono stati messi insieme nomi di un certo calibro nel panorama televisivo americano.
Primo fra tutti Ryan Murphy, la mente dietro a molte serie crime/horror come American Horror Story e Monsters, in quest’ultimo anche showrunner. Nelle due puntate presentate viene messo in piedi un impianto narrativo interessante che ricorda a tratti la prima – indimenticata ed indimenticabile – stagione di True Detective. Con un misto di orrore, violenza, occulto e vicende familiari; la nuova serie Star avrà colto nel segno?
Serial Killer e religione
Ci troviamo a seguire la vita della detective Lois Tryon. Chiamata per supervisionare una scena del crimine che è tutt’altro che ordinaria. Si troverà di fronte all’intera famiglia Burnside morta e legata al tavolo della cucina, obbligata e sottomessa alle efferatezze dell’omicida. Una scena del crimine che lascerà fortemente scossa la detective Tryon come il resto della sua squadra. Incontrerà presto la giovane suora Megan reporter del Catholic Guardian. Vorrebbe informazioni riguardo l’omicidio della famiglia Burnside. Interessata in particolare alla possibilità che possa essere un omicidio relativo ad un culto o ad una setta, temi che lei stessa tratta sul giornale. Convinta dalla morbosa curiosità della giovane suora-giornalista la detective Tryon le consente di seguire con lei le indagini, così da avere una consulenza su quelli che si riveleranno essere omicidi a sfondo occulto religioso.
In tutto questo la detective Tryon si troverà ad affrontare le incomprensioni con la figlia e la degenza del marito, oramai comatoso da tempo. Oltre al suo alcolismo che permea ogni aspetto della sua vita da quello privato e casalingo a quello professionale come mera fuga dalla dolorosa realtà. L’incipit della serie non poteva essere più classico di quanto presentato. Si pesca a piene mani dai classici della serialità americana quanto dai romanzi hard boiled. In particolare – per quanto estremamente simpatetica – Lois Tryon è l’archetipo del detective stanco, vissuto a tratti rude e disilluso quanto alcolizzato, presente in molti prodotti. È inoltre palese che Grotesquerie segue in modo perentorio le orme lasciate dal succitato True Detective. Riuscendo in alcuni momenti a superare la qualità delle stagioni successive alla prima. Riuscendo a creare un’atmosfera inquietante quanto disturbata, sia nello scorrere degli eventi che nei personaggi che abitano questo mondo.
Stile e visione
Grotesquerie non è solo il titolo della serie ma un vero e proprio manifesto dell’essenza stessa delle atmosfere e di quello che viene mostrato allo spettatore. Tutto quello che si muove in questa due puntate è estremamente grottesco e conturbante. Nulla è al sicuro da queste sensazioni non i personaggi ne tanto meno gli spettatori. Sensazioni che vengono mostrate attraverso ingegnose antitesi e dicotomie. Una famiglia legata e seviziata mentre cenavano e una cena casalinga tra madre e figlia. i caldi colori dei ricordi con la fredda e asettica stanza di ospedale del marito della detective Tryon. Oltre che ad una certa ambiguità temporale prettamente scenografica. Spesso ci si trova ad intravedere elementi anacronistici come capigliature, vestiti o composizioni che richiamano gli anni ‘60 e ‘70. Scene volutamente sospese nel tempo, con l’unico proposito di creare smarrimento nello spettatore. Da notare è anche un elemento estremamente preponderante nella serie, la violenza.
Nulla per l’intera durata di entrambe le puntate è lasciato all’immaginazione, ma al contrario esaltato. Esaltato dalla regia stessa poiché viene mostrata prima la reazione di chi è presente alla scena del crimine e poi la deturpazione delle vittime per mano dell’omicida. In questo modo viene impresso nello spettatore un empatica quanto morbosa aspettativa. Premiata dalle granguignolesche scene del crimine in un voyeuristico piacere concesso al pubblico. È interessante notare come – in particolare nella seconda puntata – si trovi una non troppo sottile critica al clero di matrice americana. Rappresentato da pulsioni sessuali colpevolizzate, represse ed infine “espiate” attraverso punizioni fisiche e laceranti. Raffigurazione che si lega organicamente alla rappresentazione di una sessualità perversa e deviata che permea l’intera serie finora.
Le nostre conclusioni sui primi due episodi di Grotesquerie
La serie si è rivelata in queste sue due prime puntate di pregevole fattura e qualità. È indubbiamente figlia di molti altri prodotti da True Detective per passare sino a Seven. Ma riesce a trovare la sua dimensione narrativa e stilistica che la distanza dall’attuale panorama seriale americano e soprattutto da quello presente sulle piattaforme di streaming in generale. Si trova qualche piccolo inciampo qua e là ma senza minare in nessun modo la narrazione o la piacevolezza della messa in scena.
Se il tono e la qualità rimangano simili per le restanti puntate, è di certo una serie da tenere d’occhio. Voi avete visto queste prime puntate? Vi sono piaciute? Fatecelo sapere nei commenti e sui nostri social. Nel frattempo potete leggere altri articoli qui su Kaleidoverse. Nelle ultime aggiunte al sito, la recensione di Citadel: HoneyBunny, quella della prima parte della seconda stagione di Arcane e un approfondimento sui fumetti annunciati a Lucca Comics & Games 2024. E questo è tutto, alla prossima.